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You Vardy me crazy

Vardy

Se la Premier League terminasse oggi, ci sarebbe una grande sorpresa: vincerebbe il torneo, per la prima volta nella storia, il Leicester City. La vittoria di sabato pomeriggio per 1 a 3 in casa del Manchester City lancia i “foxes” a +5 sul Tottenham, vittorioso a “White Hart Lane” contro il Watford. Un vantaggio non ampissimo per i biancoblu’, ma che lancia la squadra dell’East Midlands verso una clamorosa vittoria nel torneo più bello del Mondo quando mancano però ancora tredici partite alla fin. Considerando che negli ultimi anni la squadra che ha chiuso davanti a tutte a dicembre a maggio ha poi vinto il titolo ed il cospicuo vantaggio sulle inseguitrici, nelle Midland orientali l’euforia è ai massimi livelli.

VARDY E IL MIRACOLO LEICESTER

I “foxes” sono espressione di una città di 285.000 abitanti dell’Inghilterra centrale, calcisticamente nota per aver dato i natali a Peter Shilton e Gary Lineker. Nato nel 1884, il Leicester ha in bacheca solo tre Football League Cup, un Charity Shield (vinto nel 1971) e nessuna partecipazione alle coppe europee. “Leicester dei miracoli” dunque, una squadra che otto stagioni fa militava addirittura in Football League One, l’italiana Lega Pro, e che ora si sta involando verso un meritato titolo con un valore di rosa intorno ai 95 milioni di euro contro, ad esempio, gli oltre 500 della rosa dei “sky blues”.

La squadra è un mix di giocatori di esperienza ed appartiene a Vichai Raksriaksorn, imprenditore thailandese a capo di una società leader nell’ambito dei duty free asiatici, la King Power International Group, main sponsor della squadra. Il tycoon è uno degli uomini più ricchi del suo Paese e ha deciso di acquistare il Leicester nell’estate 2010 per portarlo ai vertici del calcio anglosassone.

L’artefice di questo miracolo è coach Claudio Ranieri, tornato ad undici anni di distanza ad allenare in Inghilterra dopo la parentesi felice (ma con un solo titulo vinto, il Charity Shield) con il Chelsea che poi sarebbe diventato il Chelsea multimilionario e multivincitore di titoli, coppe nazionali ed internazionali di Roman Abramovich. Per il tecnico testaccino, una grandissima rivalsa dopo alcune esperienze fallimentari di troppo.

La rosa di Ranieri spazia dal portiere Kasper Schmeichel, figlio del celebre Peter; in difesa capitan Wes Morgan, Robert Huth (doppietta per lui a Manchester) e Christian Fuchs; la zona nevralgica del campo ha in Danny Drinkwater, Gökhan Inler e Riyad Mahrez i suoi fari e davanti Shinji Okazaki e Jamie Vardy sono i bomber.

Il giocatore top a disposizione di Ranieri è proprio Jamie Vardy. Classe 1987, da quattro stagioni veste la maglia del Leicester City dopo aver giocato in passato con Stocksbridge Park Steel, Halifax Town e Fleetwood Town, tre club che militavano tra la Conference South, la Conference North e la National League: i dilettanti più dilettanti del calcio d’Oltremanica.
Gli emissari del Leicester videro giocare Vardy con il Fleetwood nella stagione 2011/2012 quando segnò complessivamente 34 reti tra campionato e FA Cup e l’estate successiva lo portarono al “King Power Stadium”.

Dopo una prima stagione difficile (era passato dall’Eccellenza alla Lega B in poche settimane), l’anno successivo prese per mano il Leicester e, dopo undici anni di attesa, lo portò in Premier League. Anche la prima stagione nel massimo campionato inglese vide l’attaccante di Sheffield arrancare, ma quest’anno, complice anche un nuovo modulo ed un nuovo tecnico, è capocannoniere della Premier League, oltre che essere entrato nel giro della Nazionale inglese di Roy Hodgson, debuttando in amichevole al posto di un certo Wayne Rooney ed essere stato poi convocato per le partite di qualificazione ad Euro2016. Il suo valore di mercato ora è molto alto, tanto che su di lui ha messo gli occhi anche il Liverpool di Jürgen Klopp, che lo vorrebbe nella rosa dei suoi “Reds”. Ed uno dei due gol che il numero 9 delle “volpi” ha realizzato contro il Liverpool lo scorso 2 febbraio, nonostante abbia contribuito alla sconfitta di quest’ultimo, ha fatto ancora di più innamorare di lui l’ex tecnico del Borussia Dortmund: un tiro da oltre trenta metri che ha superato Mignolet. Gol da cineteca, per intenderci.

Ne ha fatta di strada l’attaccante classe 1987 passato dall’avere un cartellino di poche migliaia di sterline ora e che ora, dopo il gol ai “Reds”, si è visto rinnovare il contratto con le “volpi” fino al 2019 a cinque milioni di euro a stagione.

Come detto Vardy guida, con diciotto reti, la classifica marcatori davanti al belga Romelu Lukaku (Everton) e al connazionale Harry Kane del Tottenham, con 16 e 15 reti. Il numero 9 delle “volpi” potrebbe diventare il primo inglese a vincere la classifica degli strikers sedici anni dopo Kevin Phillips, quando con la maglia del neopromosso Sunderland mise a segno ben trenta reti. Già in questa stagione il numero 9 ha prima eguagliato e poi superato il record che Ruud van Nistelrooy deteneva dal 2003, quando andò a segno per ben dieci partite consecutive: Vardy si è spinto fino a undici, polverizzando il record dell’allora attaccante dei “Red devils”.

La vita di Jamie Vardy è da fiction: da operaio in una fabbrica siderurgica a capocannoniere del campionato più bello del Mondo, con l’intenzione di trascinar il suo Leicester al suo primo titolo della storia ed essere ad agosto testa di serie nella fase a gironi della prossima Champions League.

Scartato dalle giovanili del suo “Wednesday”, è arrivato fino al trono dei capo-cannonieri della Premier passando tra i campi periferia, spelacchiati e con pochissimi spettatori di Stocksbridge, Halifax e Fletwood, permettendosi anni dopo di fare un gol da trenta metri al Liverpool cinque volte Campione d’Europa. Il tutto con un passato anche da “sorvegliato speciale”, visto che otto anni fa è stato coinvolto in un’aggressione per difendere un amico ed un tribunale lo condannò a sei mesi con l’obbligo di dimora notturna tra le 18 e le 6, con obbligo di indossare anche un braccialetto “di controllo”, usato anche quando giocava.

E, come se non bastasse, sull’attaccante classe 1987 ha messo gli occhi anche un regista inglese, Adrian Butchart, che vorrebbe trasportare sul grande schermo la sua vita.
Ma se con “tinkerman” Ranieri Vardy sta vivendo la sua migliore stagione da “pro”, il coach cui il ragazzo deve di più è Nigel Pearson: fu proprio l’ex tecnico dei “foxes” a volerlo in rosa visto il suo precedente torneo con la maglia del Fleetwood. Il primo anno in Championship fu misero per lui, mettendo a segno solo quattro reti ma la stagione successiva, con 16 reti, fu tra gli autori del ritorno dei “foxes” nella massima serie inglese.

Con Ranieri, il Leicester è passato da un 3-5-2 al 4-4-2, con Vardy riferimento in avanti pronto a fare sportellate (ma anche tackle) con l’avversario di turno.
Si dice che la fortuna aiuti gli audaci e Vardy sta segnando con continuità e tutto gli riesce alla perfezione (vedere il gol al Liverpool per intenderci): tiene palla, vede la porta, calcia sempre, lotta su ogni pallone. Insomma, l’ex operaio che sognava di giocare un giorno da calciatore professionista sarà arrivato tardi nel calcio che conta, ma lo sta facendo tremendamente bene. Ora dovrà affermarsi e continuare su questa strada, perché confermarsi è più difficile che vincere.

Sulla stessa linea d’onda dovrà essere anche lo stesso Leicester: Claudio Ranieri predica la calma e la prudenza da qua a maggio, ma se le “volpi” dovessero continuare con questo andazzo, non si dovranno più nascondere e dovranno necessariamente lottare per qualcosa di importante. Ed il fatto di non giocare le coppe europee potrebbe essere un vantaggio per loro alla fine della Premier League.

Il mondo del calcio, a qualsiasi latitudine, è ricco di storie “alla Vardy”, storie di calciatori scoperti per caso o che arrivano tardi al calcio professionistico. Tanto per intenderci, “Vardy italiani” sono Domenico Berardi e Graziano Pellé: uno scoperto a Modena durante una partita di calcetto con gli amici del fratello maggiore universitario dove giocava da “quinto mancante” e fu aggregato alla Primavera neroverde pochi giorno dopo che un talent scout aveva visto la partitella, mentre l’altro è dovuto andare a giocare all’estero (nei Paesi Bassi con AZ Alkmaar Feyenoord; in Inghilterra con il Southampton) per esplodere e trascinare la Nazionale di Antonio Conte ai prossimi Campionati europei francesi.

Il futuro è nelle sue mani e, soprattutto, nei piedi di Jamie Vardy: dovrà continuare su questa strada, segnando e facendo divertire i tifosi che stanno cominciando (chi più, chi meno) a sognare un posto in classifica che non sia solo una salvezza, ma qualcosa di più. E chissà mai se proprio in Francia, Vardy riuscirà ad essere decisivo come in Premier e portare la sua Nazionale a vincere, per la prima volta, la coppa “Henri Delaunay”. Shilton e Lineker, ad esempio, non ci sono mai riusciti.

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