Mario Balotelli è un nuovo giocatore del Milan: questa mattina l’attaccante ha effettuato le visite mediche, diventando ufficialmente rossonero. O meglio, ritornando ad esserlo.
Come cantava Antonello Venditti “certi amori non finiscono/fanno dei giri immensi/e poi ritornano/amori indivisibili, indissolubili, inseparabili”, per Balotelli questa è la seconda esperienza con la maglia del Milan, avendoci già giocato tra il 31 gennaio 2013 ed il 25 agosto 2014, quando passò al Liverpool. Da allora, la discesa nel baratro: un post Mondiale brasiliano con un Balotelli strafottente ed una stagione con i Reds davvero pessima (una sola rete segnata in campionato e tre nelle coppe), con prestazioni imbarazzanti tanto da spingere coach Brendan Rodgers, stufo di lui e del suo poco impegno mostrato alla causa, a metterlo addirittura ai margini della squadra. Ai margini proprio lui, uno degli attaccanti più forti di questi anni Dieci, calciatore idolatrato dalle masse per le sue reti e per le sue non-esultanze dopo una marcatura, ma altrettanto ‘odiato’ per i suoi comportamenti fuori dal campo. E’ stato definito “arrogante”, “viziato”, “ignorante” e da non convocare più in Nazionale, un giocatore da cedere al peggior nemico.
L’affare Balotelli è un’operazione nata in quanto Zlatan Ibrahimovic, il vero sogno milanista (sopratutto dei tifosi) non si muoverà da Parigi. SuperMario rincalzo (milionario) di Ibra: il giocatore di origine ghanese arriva a Milanello con la formula del prestito secco annuale da 2 milioni e 250mila senza obbligo di riscatto euro per il Milan. Liverpool e rossoneri pagheranno all’atleta, al 50%, l’ingaggio.
E pensare che Balotelli, croce (tanta) e delizia (altrettanto) del calcio italiano, era considerato da tutti il messia del nostro calcio e grazie ad Adriano Galliani, ricomincia l’ennesima vita (calcistica) di SuperMario, che a 25 anni, al limite della “gioventù calcistica”, ritorna in serie A per ridare un senso alla propria carriera, cercando di non cadere in quella spirale che potrebbe trasformarlo in uno dei tanti giocatori incompiuti. L’amministratore delegato, intervistato dai giornali e dai media nazionali, si è lasciato andare ad un laconico “ultimo treno” per lui: o Balotelli farà bene quest’anno, tornando ai suoi standard, o di lui si potrà solo parlare passato, calcisticamente parlando.
A Balotelli potrebbe fare bene la cura Mihajlovic: il tecnico serbo è noto per essere un motivatore e di non essere uno che le manda a dire. Anzi. E si dice che sia stato proprio l’allenatore rossonero tra i primi ad accelerare la trattativa per portare al Milan il giocatore, soprattutto dopo averlo incontrato sabato a Firenze. Ironia della sorte: proprio nel capoluogo toscano, parte della tifoseria viola aveva scritto un murales contro il possibile arrivo di SuperMario in riva all’Arno.
Siniša Mihajlovic in tempi non sospetti (era il 30 gennaio 2008), allora vice allenatore dell’Inter, chiese a Roberto Mancini di far giocare dal primo minuto quel ragazzone che tra la Primavera nerazzurra e la Coppa Italia “dei grandi” stava facendo vedere cose importanti. E Mario quella sera, grazie alla fiducia datagli da “Miha”, mandò avanti praticamente in semifinale da solo l’Inter in Tim Cup contro la Juventus: nasceva SuperMario ed i giornali iniziarono a parlare di questo attaccante di origine ghanese, nato a Palermo un mese dopo la fine di “Italia ’90” ed adottato da una famiglia bresciana in tenera età.
Il rapporto Balotelli-Mihajlovic non si è mai interrotto da allora, tanto che la scorsa stagione si era parlato di un approdo del giocatore alla Sampdoria, squadra allora allenata dal mister serbo. La stessa Samp, in questa sessione di calciomercato, sembrava interessata a riportare lei in Italia l’ex Citizens e farlo giocare in attacco con un altro Italian bad boy, Antonio Cassano. Blucerchiati battuti dal Milan, almeno nelle trattative di mercato.
Mihajlovic, uno papale papale, si dice abbia detto a SuperMario che al Milan dovrà essere il primo ad arrivare e l’ultimo ad uscire dal campo di allenamento e che dovrà dare sempre il massimo, altrimenti gli farà trovarele valigie fuori da Milanello. Il giocatore, definitosi cambiato da quando è diventato padre e dopo la morte del suo padre adottivo poche settimane fa, ha assicurato al tecnico del Milan di essersi rinsavito, di essere pronto a mettersi in gioco e che non lo deluderà, tanto da aver promesso di cambiare il suo look, tagliandosi la famosa cresta, diventata per motivi di sponsor parte dei suoi scarpini da gioco.
Balotelli ora non ha più alibi, non ha più tempo da sprecare, è un uomo con tante responsabilità e dovrà giocarsi tutte le carte per prendersi la maglia da titolare che ora spetta alle due nuove punte acquistate a luglio dal Milan (Carlos Bacca e Luiz Adriano) che certo non si faranno da parte per fargli spazio.
Il giocatore dovrà cercare di far dimenticare i suoi comportamenti spesso inadeguati, soprattutto fuori dal campo. C’è da dire che il (si presume) nuovo numero 45 milanista, nella sua seppur breve carriera, non ha mai fatto in modo di non essere preso come cattivo esempio: la maglia gettata a terra al termine di Inter-Barcellona di Champions, gli spari in centro a Milano, il fuoco appiccato nel bagno della sua casa di Manchester durante una festa, la freccette tirate contro i ragazzini del City, i litigi con i compagni e con Mancini, le numerose espulsioni per gesti violenti in campo, l’assenza (ai tempi) all’incontro con il Ministro dell’integrazione Cecile Kyenge, i vari tweet. Però Balotelli è quello che si è preso spesso e volentieri insulti razzisti di tutti i tipi che lui ogni volta riusciva a zittire con reti e giocate di classe. Non a caso alcune riviste americane di grido (non giornaletti di provincia che hanno poco seguito), lo hanno incoronato due anni fa come uno dei gli uomini più influenti del Mondo, diventando uomo-copertina di un celebre settimanale sportivo newyorkese. O dall’altra parte dell’oceano sono tutti ammattiti o qua in Italia con ci si rende conto della forza del personaggio. E tutti i tifosi milanisti sperano che con le sue giocate, mai banali, possa portare il Milan nuovamente in Europa.
Bentornato in Italia Mario, bentornato in serie A. Ora sta a te decidere il tuo futuro. Sei abbastanza grande per prendere in mano (ancora una volta) la tua carriera e dimostrare di non essere il re dei calciatori sopravvalutati.
ph: Morini/Komunicare.it