Juve, piccola crisi da superare
Ok, capita a tutte le squadre di perdere una partita (o più) durante il corso della stagione. Non è mai morto nessuno per una sconfitta e spesso alcune sconfitte servono a “tonificare” l’ambiente.
Alla luce della pesante sconfitta di domenica scorsa contro il Genoa (3 a 2, con tre gol rossoblu in 29 minuti di gioco), la Juventus finora ha perso tre partite, tutte fuori casa. Sabato sera allo “Juventus Stadium”, vero fortino della squadra torinese da quando è stato inaugurato (cinque sconfitte in centodieci partite giocate tra campionato e coppe varie dal’11 settembre 2011), la squadra di Massimiliano Allegri ospiterà la sorprendente Atalanta di Gianpiero Gasperini, mai come quest’anno intenzionata a fare uno sgambetto alle grandi del campionato (chiedere a Napoli, Roma, Inter e Sassuolo per intenderci). Insomma, il peggior avversario possibile per una Juventus che sembra mostrare qualche crepa di troppo, almeno in campionato.
Nel calcio vige una regola: non conta giocare bene, conta vincere. E su questo punto i tifosi bianconeri saranno d’accordo, visto che la loro squadra a oggi ha quattro punti di vantaggio su Roma e Milan e si è qualificata agli ottavi di finale di Champions con un turno di anticipo. Eppure la Vecchia signora ha due topiche: il gioco che langue ed i troppi infortuni, due variabili che stanno facendo penare Allegri, sul banco degli imputati essendo il timoniere della squadra.
Il tecnico livornese è accusato di non aver letto la partita contro il Grifone ed il fatto di non aver schierato la Juve migliore lo rende il capro espiatorio. I campioni d’Italia uscenti continuano a guardare tutte le avversarie dall’alto verso il basso, eppure le tre “pere” di Genova pesano o stanno iniziando a pesare come macigni. Anche perché è un periodo che la Juventus non gira come dovrebbe (o si dovrebbe).
Se tre indizi fanno una prova, allora: perché schierare Hernanes dal 1′ contro una squadra grintosa e ben organizzata come il Genoa? Perché schierare Alex Sandro che spinge e non difende e non un Evra che spinge e difende? Perché Dani Alves, Lichtsteiner e Cuadrado hanno giocato contemporaneamente sulla fascia destra? Perché il colombiano ha fatto la seconda punta? Perché Pjanic segna solo su calcio piazzato (parentesi: che gol, si aggiunga), cos’ha Pjaca? Perché sono tre anni (almeno) che in casa Juve il discorso infortuni tiene sempre banco? Ma soprattutto la domanda delle domande: perché Higuain non sta incidendo come si pensava?
A tutte queste domande Max Allegri dovrebbe dare una risposta concreta e sperare che l’incidente di Marassi sia solo una “distrazione” passeggera. E’ stato ingeneroso Lippi nel definire, praticamente, la Juve di quest’anno più scarsa di quella dello scorso anno, dicendo che “quest’anno gioca Sturaro e lo scorso anno Pogba”. I valori dei due giocatori sono diversi, ma il buon Stefano è ancora uno di quelli che non ha fatto male al “Ferraris”, mentre hanno fatto male i vari Khedira, Alex Sandro e Hernanes, i cosiddetti giocatori di qualità (e quantità). Il brasiliano ed il tedesco nel complesso stanno facendo un buon campionato (al netto del fatto che l’ex Real spesso è ko per gli infortuni), mentre il “profeta” non convince in pieno: gioca bene (vedere gol contro il Pescara) ma non è continuo. Molti iniziano a pensare che il centrocampo bianconero, fiore all’occhiello di una squadra capace due stagioni fa di arrivare in finale di Champions dopo dodici anni di attesa, si sia indebolito proprio da allora e che non sia stato rinforzato adeguatamente: un conto è avere Pjanic, ma un conto avere giocatori non proprio come erano Pirlo, Vidal e Pogba. Ma queste sono pensieri senza dubbio “di pancia” e non “di testa”.
Ci sta che una squadra giochi male, ci sta che vinca anche senza meritarselo (la storia del calcio è piena di casi simili), ma un conto è però essere spaesati e confusionari. Va bene che il Grifone ha fatto un uno-due micidiale con Giovanni Simeone e poi ha segnato il terzo gol per un pasticcio di Alex Sandro, ma la ripresa è stata tutta di marca bianconera, con i torinesi incapaci di centrare la porta avversaria. Troppo pressapochismo, troppa imprecisione, troppa confusione. Mancherebbe un rigore plateale su Mandzukic per fallo di Ocampos, ma anche se fosse finita 3 a 3 non si parlerebbe ugualmente di una grande Juve ammazza campionato.
C’è da considerare che da quando Allegri è al timone della Juventus ha sempre avuto a che fare con molti giocatori infortunati, ma questa stagione l’infermeria della Vecchia signora è un continuo sold out. Gli ultimi due giocatori ko sono Dani Alves e Leonardo Bonucci: frattura composta del perone della gamba sinistra ed almeno 4 mesi di stop per il brasiliano, problemi alla coscia destra per il numero 19 e arrivederci anche per lui nel 2017, anche se rientrerà prima dell’ex Barcellona.
A questi vanno aggiunti una moltitudine di casi che non hanno mai dato al tecnico di Livorno la miglior Juve possibile. E contro la Dea, Allegri dovrà reinventare la difesa anche perché tra sabato ed il 23 dicembre la Juventus affronterà i bergamaschi e la Roma in casa, per poi far visita ai cugini granata nel derby del 11 dicembre per poi volare a Doha a giocare contro il Milan la finale di Supercoppa italiana l’antivigilia di Natale. Tutte le squadre appena citate sono molto, ma molto in forma anche se poi bisognerà vedere come affronteranno la Juventus e come la Vecchia signora arriverà a quei match.
Giorgio Chiellini (uno dei più tartassati come infortuni in questa stagione) ha detto due sacrosante verità in un’intervista: a) la sconfitta di Genova può fare bene alla squadra; b) la vera Juve verrà fuori in primavera. Sul primo punto, questa sconfitta può far bene sia alla squadra bianconera che dovrà tornare con i piedi per terra sia alle avversarie che ora possono sperare nel vedere una Juventus “dal volto umano” e cercare di darle la spallata per farla scendere dal trono sui cui siede alla stagione 2011/2012.
Sul secondo punto non saranno d’accordo i tifosi più accesi, visto che dopo la sontuosa campagna acquisti estiva questi volevano la Juventus con un maggior distacco sulle avversarie, mettere in cascina il scudetto al più presto per dispensare tutte le forze per la Champions. A oggi non si è mai vista la miglior Juve che tutti pensavano (senza nulla togliere, comunque, a quello che di ottimo ha fatto finora): Higuain mai in forma e troppo sprecone (a oggi ha segnato nove reti, lo scorso anno a questo punto della stagione era a quattordici), Pjaca mai visto (per lui finora solo cinque presenze in campionato, nessuna in Champions League, per un totale di cinquanta minuti di impiego), centrocampo ancora da registrare e difesa che non pare così arcigna come le passate stagioni (quattordici reti incassate fra campionato e Champions), anche se Buffon rimane sempre l’ultimo baluardo. Eppure nonostante questo, come detto, i bianconeri hanno quattro punti sulle seconde, cinque sulle terze (Lazio e Atalanta) e sono già tra le top 16 d’Europa per il terzo anno di fila. Lamentarsi è fuori luogo, ma qualche sfumatura ci può stare.
Sabato sera tornerà (almeno) in panchina Paulo Dybala dopo oltre un mese di stop: difficilmente partirà dall’inizio, ma il giovane attaccante argentino ha voglia di tornare in campo e cercare quel gol che gli manca da troppo tempo (tre reti per lui in campionato ed una in Champions). Chi spera che la “joya” torni al più presto al top è lo stesso Higuain, anche lui da troppo tempo lontano dal tabellino dei marcatori in campionato (gol vittoria contro il Napoli del 29 ottobre). In cuor suo il “pipita” conta in un rapido “ready-set-go” di Dybala per tornare ad essere decisivo.
Mancano ancora cinque partite alla fine del girone di andata, poi ci sarà la sosta con l’intermezzo del mercato. Pare che Marotta si stia muovendo in maniera decisa (dopo Witsel, si parla di Ivanović del Chelsea per la difesa e di Lukaku per l’attacco) per dare ad Allegri i giocatori giusti per centrare il sesto titolo nazionale, la dodicesima Coppa Italia e l’andare il più avanti possibile in Europa, magari fino alla finale di Cardiff.
Intendiamoci, la Juventus ha le carte in regola per fare l’en plein, ma una cosa deve entrare nella testa degli giocatori a Vinovo: cambiare passo, perché le avversarie non aspettano altro che i bianconeri compiano altri passi falsi.