Home Serie A A Verona c’è chi ride e chi piange…

A Verona c’è chi ride e chi piange…

Delneri

Alzi la mano chi, a questo punto della stagione, avrebbe pensato che l’Hellas Verona, dopo quindici giornate, non avrebbe ancora vinto una partita e chi avrebbe pensato ad un Hellas ultimo in classifica con soli sei punti. Di contrapposto, chi avrebbe pensato ad un Chievo Verona undicesimo in classifica e capace di mettere in crisi squadre come Lazio (4 a 0 in casa), Juventus (1 a 1 a Torino con vantaggio clivense diHetemaj), Torino (vittoria al “Bentegodi”), perdendo di misura con il Napoli e le milanesi e facendo vedere del bel calcio? Nessuno.

Eh si perché la città di Verona, proprio nel trentennale del mitico scudetto dei Bagnoli boys, vede le sue squadre disputare due campionati totalmente diversi. Nessuno pensava ad una Verona che piangeva ed un’altra (un suo quartiere, ad essere più precisi precisi) che sta vivendo un campionato degno dei suoi tempi d’oro.

Se da una parte i “mussi” volano, gli “scaligeri” invece non sanno più a che santo votarsi: a livello “pro”, l’unica squadra che, come Toni e compagni, ha 0 punti nella casella “vittorie” è la Pro Patria, ultima nel girone A di Lega Pro. I bustocchi, ripescati in estate nella terza serie nazionale, hanno una rosa formata da ragazzini e giocatori inesperti e nessuno del calibro dello stesso Toni (vincitore la scorsa stagione della classifica marcatori con 22 reti, primo giocatore del Verona a vincerla nella storia), Giampaolo Pazzini (102 gol in serie A), Filip Helander(campione d’Europa Under 21 con la Svezia la scorsa estate), Emil Hallfreðsson (faro del centrocampo della sorpresa Islanda e da molti anni in Italia), Jacopo Sala (difensore cercato da molte squadre estere) e giocatori esperti come Romulo, Boško Janković e Rafael Márquez. E come se non bastasse, il 30 novembre, dopo la sconfitta esterna contro il Frosinone (la numero otto), è stato esonerato anche Andrea Mandorlini (dal 2010 sotto l’Arena con l’Hellas in Lega Pro) e al suo posto è stato chiamato Luigi Delneri, già sulla panchina dei “cugini” clivensi tra il 2000 ed il 2004. Con il Chievo, Delneri toccò l’apice della sua carriera portandolo prima in serie A e poi in Europa. Il tecnico friulano ha subito iniziato con una sconfitta contro l’Empoli al “Bentegodi” e da qua a giugno dovrà compiere un vero miracolo per portare l’Hellas alla salvezza, verso quel quart’ultimo posto che ora dista nove punti ed è occupato dal Palermo, un’altra squadra anch’essa in crisi ed in piena crisi di risultati.

Dall’altra parte del fiume Adige invece c’è un quartiere in festa: gli “asini volanti” sono davanti ai “cugini” con una squadra operaia ma con gli attributi, come si suol dire in questi casi. Merito di un tecnico valido e taciturno che potrebbe avere (finalmente) nei gialloblù il trampolino di lancio verso una squadra di medio-livello: Rolando Maran, trentino di Trento, sta facendo qualcosa di molto importante con il Chievo, facendo sognare una tifoseria dopo anni di vacche magre che hanno portato i “gli altri” veronesi a salvarsi sempre alle ultime giornate di campionato. Maran, ex capitano del primo “Chievo dei miracoli”, ha dalla sua l’esperienza di aver allenato sempre squadre pronte a dare l’anima per salvarsi (a parte la stagione miracolosa con il Catania chiusa con un incredibile ottavo posto finale) ed è sul pezzo sul significato della parola “salvezza”. Ed i clivensi, se continuano di questo passo, si potranno salvare con comodo e guardare i “cugini” annaspare nelle retrovie.

E pensare che l’Hellas in estate aveva fatto un mercato importante, affiancando all’immortale Luca Toni un attaccante del peso di Giampaolo Pazzini: una coppia da 254 gol in serie A oltre a giocatori talentuosi come Michelangelo Albertazzi, Paweł Wszołek, Matteo Bianchetti, Federico Viviani, Jacopo Sala e Filip Helander. Dire che il Verona poteva sognare in grande non era un’utopia. D’altro canto, invece, il Chievo in estate aveva portato nel “quartiere” un giocatore in cerca di riscatto dopo anni di infortuni gravi come Simone Pepe, un centrocampista di esperienza come Giampiero Pinzi (già clivense dal 2008 al 2010), un argentino con i piedi buoni come Lucas Castro, un ex come Fabrizio Cacciatore oltre all’avere in rosa giocatori esperti come Nicolas Frey, Dario Dainelli, Boštjan Cesar e l’eterno Sergio Pellissier. Insomma, dire in estate che il ChievoVerona si sarebbe ancora una volta salvato non era un’utopia.

Ed invece oggi Verona è divisa in due: da un lato, ha una squadra che vince e convince, dall’altro ne ha un’altra che non solo non ha ancora vinto una partita, ma che è falcidiata dagli infortuni e perde con regolarità. E ora Delneri deve fare anche a meno di Pazzini e Juanito Gomez. Come dire, piove sul bagnato.

In più ha scosso l’ambiente scaligero la notizia che a fine stagione Luca Toni appenderà gli scarpini al chiodo. Sull’attaccante emiliano pesano, senza dubbio, le primavere (39 il prossimo 26 maggio) ed il grave infortunio rimediato lo scorso 20 settembre contro l’Atalanta, quando gli fu diagnosticata una seria lesione al ginocchio sinistro. Dalla sua assenza il Verona ha perso partite su partite e ora è fanalino di coda. Verona Toni-dipendente?Assolutamente si, visto cosa ha fatto l’attaccante di Pavullo nel Frignano la scorsa stagione e come sta andando la squadra ora senza di lui. Il problema è che l’ex campione del Mondo ora non ha i margini di recupero di quando era più giovane e Delneri è nei guai visto che il suo parco attaccanti non è tecnicamente eccelso (Juanito Gomez, Siligardi, Tupta, Fares). Con l’apertura del mercato di gennaio, il presidente Maurizio Setti dovrà fare in modo di dare al suo mister una rosa competitiva per non rischiare di giocare la prossima stagione di sabato, ovvero retrocedere in Lega B.

Il Chievo invece si coccola il suo ispiratissimo Alberto Paloschi, uomo-immagine di questa squadra e che a 25 anni ha trovato la sua definitiva consacrazione: con 6 reti, “Giamburrasca” (nomignolo datogli da Carlo Pellegatti quando vestiva rossonero) sogna di diventare l’all time bomber del Ceo e magari conquistare la maglia della Nazionale maggiore che finora non ha mai indossato.

E per un Pazzini che non riesce ad ingranare e che è vittima di un infortunio alla coscia, ecco dall’altra sponda dell’Adige un Riccardo Meggiorini che questa stagione, all’età di 30 anni e dopo tante prestazioni opache in Serie A con le maglie di Bologna, Novara e Torino, sembra avere trovato il feeling giusto con il gol, smarrito dai tempi di Cittadella. A oggi l’attaccante veronese pazzo di Nicky Hayden, ha già segnato quattro reti (non hai avuto uno score entusiasmante, nonostante sia una prima punta) e tutti hanno in mente l’assist di tacco per la testa di Paloschi nel 4 a 0 alla Lazio. Un “tacco” degno della migliore giocata alla Playstation per un calciatore che in campo da sempre l’anima e che appena può compie gesti atletici impressionanti. Il raffronto con il “Pazzo” a oggi è davvero imbarazzante: un gol per l’attaccante toscano (su rigore), quattro per il numero 69 clivense, una media in pagella che spesso è del 6 e mezzo e si vociferava in autunno anche per lui una chiamata in azzurro. A trent’anni, l’attaccante di Isola della Scala è un calciatore entrato nella sua piena maturità e Meggiorini sembra finalmente da considerarsi un giocatore maturo.

Nel Chievo si sta prendendo le sue rivincite anche Valter Birsa: il fantasista sloveno sta disputando la sua migliore stagione in massima serie ed in queste due stagioni con il Chievo si sta dimostrando un giocatore duttile e con una certa abilità nel disseminare assist ai compagni. Non sarà a livelli del suo connazionale Josip Iličič, di Paulo Dybala o di Lorenzo Insigne, ma il ragazzo di San Pietro-Vertoiba sta convincendo tifosi ed addetti ai lavori. Se i gialloblu’ sono così in alto in classifica è anche per merito suo.

Per un fantasista che ride, eccone un altro che piange: Bosko Jankovic, alter ego di Birsa con la maglia dei “mastini”, è un giocatore molto tecnico solo che nell’Hellas di Mandorlini ed in questo “neonato” di Delneri la sua tecnica viene meno e brancola nel buio. Senza dubbio la colpa è della stagione fin qui buia della sua squadra ma l’ex Genoa sembra lontano parente di quello visto fino allo scorso anno sotto l’Arena e sotto la Lanterna quando militava nel Genoa.

Il premio “giocatore che non ti aspetti” invece va a Roberto Inglese. Pugliese di Lucera, lo scorso anno con la maglia del Carpi ha fatto molto bene ed ha contribuito alla promozione dei ragazzi di Castori in Serie A. Gli emiliani dopo due prestiti hanno perso uno dei loro migliori interpreti, così il classe 1991 è tornato al Chievo, destinato però a fare “panca”. Ed invece Maran ha deciso di farlo giocare e, complice anche il bel gioco ed i buoni centrocampisti a disposizione del tecnico trentino, per l’attaccante scuola Pescara sono arrivate anche le prime reti in serie A. Non male per uno che la Serie A magari pensava di vederla dalla tribuna oppure di giocare ancora in B ed invece ha fatto le stesse reti (finora) di gente come Mario Mandzukic, Edin Dzeko, Alberto Gilardino ed una in più di Adem Ljajić, Alessandro Matri, Domenico Berardi e Paul Pogba. I suoi competitor da qui a maggio segneranno ancora molti gol, ma chi lo ha detto che anche Inglese non faccia altrettanto?

Quando la Serie A si sta apprestando al suo giro di boa (mancano quattro giornate al termine del girone d’andata), il Chievo ha segnato venti reti incassandone sedici, mentre il Verona ha “gonfiato la rete” solo dieci volte e Rafael ha raccolto la sfera venticinque volte in fondo alla rete. Un raffronto impietoso.

Se ci fosse un campionato anche per le curve, i tifosi dell’Hellas Verona viaggerebbero in piena zona Champions Leaugue: nonostante la stagione davvero negativa, i supporter della curva Sud non hanno mai abbandonato una sola volta la squadra, seguendola sempre anche in trasferta e non facendo mai mancare il loro apporto (spesso “aggressivo” verso le tifoserie e agli avversari). I tifosi del Chievo, invece, anno dopo anno stanno aumentando, riempendo la curva Nord e tifando con passione, ma in un’ipotetica sfida contro i “butei”, perderebbero già in partenza. Ma quello che conta è il campo ed il suo verdetto a oggi è lapidario: il Verona se continua così il prossimo anno giocherà in Serie B, con il Chievo che giocherebbe il suo quindicesimo campionato in Serie A avvicinandosi ai “cugini”, ora alla ventisettesima presenza in massima serie.

Ad oggi, il Chievo e Maran hanno ancora ampi margini di miglioramento visto che non hanno nessuna pressione addosso, cosa che invece l’Hellas e Delneri hanno. E molta.

Fra meno di un mese aprirà il mercato e gli obiettivi saranno diversi: giocatori di qualità per risalire la china per la squadra di Maurizio Setti, qualche “sistematina” qua e là per quella presieduta da Luca Campedelli.

Da qua a maggio vedremo se Verona, oltre ad avere un fiume che divide la città, avrà anche una serie calcistica a dividere le due squadre cittadine.

Mission impossible? Forse, ma la Verona calcistica ha dimostrato di essere terra di miracoli (Hellas tricolore nel 1985 e derby tra le due squadre cittadine sedici anni dopo) e non solo dei “Gatti del Vicolo Miracoli”.

Exit mobile version