Venti anni di Wenger

Venti anni di Wenger

Il 1996 calcistico vide la Juventus salire sul trono d’Europa e del Mondo, la Germania issarsi sul tetto dell’Europeo inglese con il golden gol di Bierhoff, Matthias Sammer vincere il Pallone d’oro, Milan e Manchester United aggiudicarsi il campionato italiano e inglese. La nostra attenzione si deve soffermare un attimo sulla Premier League.

La stagione successiva, la 1996/1997, vide un cambio tecnico alla guida dell’Arsenal: ad agosto lasciò la panchina, dopo un solo anno, Bruce Rioch che guidò i gunners al quinto posto in classifica, qualificandoli alla Coppa UEFA.

“WENGER WHO?”

Nel mese di settembre il club londinese, dopo i brevi “interregni” di Stewart Houston e Pat Rice, raggiunse l’accordo con un 47-enne allenatore di Strasburgo che la stagione precedente aveva allenato, dall’altra parte del Mondo, i giapponesi del Nagoya Grampust, vincendo sia la coppa che la supercoppa nazionale. Precedentemente, questo entraineur aveva guidato il Monaco per otto stagioni, vincendo un titolo nazionale, una coppa nazionale e disputando la finale di Coppa delle Coppe poi persa contro il Werder Brema a Lisbona il 6 maggio 1992. Quell’allenatore si chiamava Arsène Wenger.

Il 1° ottobre 1996 Wenger divenne il XXIV allenatore dell’Arsenal, il primo non britannico dalla sua fondazione (datata 1886), e ancora oggi è alla guida del club londinese. Un record invidiabile in un calcio moderno dove si esonerano allenatori come nulla.

Sotto la guida di Wenger, i gunners sono diventati una grande realtà europea e hanno vinto molti, ma non tantissimi, trofei: tre Premier League, sei Coppe d’Inghilterra e sei Charity Shield. In questi venti anni però non è mai arrivato un alloro continentale, anche se l’Arsenal ha raggiunto una volta la finale di Coppa UEFA e di Champions League, venendo sconfitto in entrambi i casi (contro il Galatasaray nel 2000 e contro il Barcellona sei anni  dopo).

L’Arsenal, grazie anche a Wenger, detiene il record di qualificazioni consecutive alla fase ad eliminazione diretta della “coppa dalla grandi orecchie” (ad oggi, tredici) e giocare all’”Emirates stadium” è sempre problematico per gli avversari, mentre per i tifosi l’emozione è davvero forte.

UN MITO VIVENTE IN INGHILTERRA E NEL MONDO

Il fatto di essere un coach straniero (il primo in allora 110 anni di storia) all’inizio gli pesò non poco ma i risultati furono subito dalla sua, diventando un idolo di tutta la tifoseria e grazie a lui l’Arsenal si è imposto come una delle più belle ed interessanti realtà calcistiche europee.

Il suo modo di allenare ha fatto il giro del Mondo e molte squadre hanno chiesto informazioni per poter strappare l’ingegnere di Strasburgo alla panchina dei gunners. L’ultima a bussare alla porta della società di Holloway, in ordine di tempo, è stata addirittura la Football Association per assegnarli la panchina della Nazionale dei “Tre leoni” dopo le dimissione di Sam Allardyce. Il tecnico francese si è detto lusingato e ci starebbe pensando, visto che il suo contratto con la squadra rosso-bianca scadrà il prossimo giugno. Lui ha detto, sibillinamente, di conoscere l’inno ma rispetterà il contratto in essere con il club e quindi se ne riparlerà, forse, dalla prossima estate.

Wenger oltre ad aver allenato dei grandissimi giocatori (da David Seaman a David Platt, da Tony Adams a Patrick Vieira, da Dennis Bergkamp a Martin Keown, da Freddie Ljungberg a Robert Pires, Thierry Henry e Robin van Persie solo per citarne qualcuno) ha anche avuto un grande fiuto nello scoprire i talenti. E anche qui la lista è lunga: da Fabregas a Walcott, da Weah ad Anelka anche qui per citare quelli che hanno fatto più strada. Arsène Wenger maestro di calcio ed esempio di dedizione al lavoro di allenatore.

E nessuno, nell’ottobre 1996, avrebbe pensato che il tecnico alsaziano sarebbe rimasto in sella così tanto, visto che fu accolto tra le scetticismo generale. Del resto lo scetticismo ci poteva stare: il primo allenatore proveniente dal “continente”, per di più francese, che andava ad allenare una delle squadre più conosciute d’Inghilterra.

I venti anni di Wenger sono divisibili in due momenti: pre-2006 e post-2006. In pratica, la finale persa contro il Barcellona allo “Stade de France” è lo spartiacque del club.

Wenger si fece ammirare per le vittorie ed il bel calcio espresso nei primi dieci anni, vincendo molto a livello nazionale. Negli ultimi dieci anni l’Arsenal ha vinto solo due FA Cup e due Charity, in Premier si è classificato tra il secondo ed il quarto posto, mentre in Champions ha raggiunto una volta la semifinale ma in quella competizione è una garanzia che entri tra le prime sedici. Il calcio inglese è cambiato con l’arrivo di grandissimi capitali esteri che ha visto l’Arsenal fare molto bene investendo poco rispetto al passato, anche se il brand della squadra risplende di luce propria.

E grazie a Wenger, l’Arsenal è uno dei club inglesi più seguiti ed ammirati. Fama e prestigio seppur vincendo poco, mica male eh.

Verrebbe da dire che Wenger sia un incompiuto, visto che in tutti questi anni sul Tamigi non ha mai vinto nulla lontano dall’Inghilterra, accontentandosi troppo spesso di piazze d’onore o comunque di allenare la classica squadra ostica da affrontare. Ma quello che conta è il rispetto che si è creato attorno al suo nome e al su modo di allenare e affrontare i match che contano.

I record sono fatti per essere battuti e chissà mai se il freddo Arsène riuscirà a battere il record del connazionale Guy Roux che è stato per quarantaquattro anni su una sola panchina, quella dell’Auxerre.

I tifosi dell’Arsenal, e tutti gli amanti del calcio sperano che possa rimanere anche di più di Roux.