Un calcio parallelo. Dalla Bielorussia al Nicaragua si gioca e anche con le mascherine

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Un calcio parallelo. Dalla Bielorussia al Nicaragua si gioca e anche con le mascherine

Il concetto di distanza accresce sideralmente la tentazione umana di darsi delle risposte, in merito ad una teoria di un universo parallelo nel quale esiste la possibilità di sovvertire le regole esistenti, per dare integralmente il peggio di noi stessi in una trama ancora più squilibrata. Altro che Trainspotting.

In una scena di questo tipo i personaggi scritturati avrebbero il profilo di Charles Manson o quasi. Anche se l’Eden hollywoodiano è diatopicamente e temporalmente lontano, i caratteri sono comunque facilmente rintracciabili in una realtà odierna più arretrata, laddove sembra che il tempo si sia fermato per sempre.

Dalla Bielorussia: “No alla psicosi”

Aleksandr Lukashenko, di americano non ha nulla, ma ha molto invece di sovietico e di putiniano, prima che ne divenisse detrattore. Il leader governativo bielorusso ha affrancato nuovamente le copertine di tutto il mondo, dopo che i vari periodi della propria legislatura sono stati costellati da presunti brogli elettorali e dal simpatico rapporto con l’ex premier italiano Silvio Berlusconi. Quest’ultimo, in un incontro avvenuto undici anni fa, elogiava così Lukashenko: “Il popolo lo ama”. Come sempre, si tratta di sintagmi che se messi insieme entrano agevolmente nella memoria collettiva, finché non reggono.

Non regge. Il presidente bielorusso, nonostante l’emergenza Coronavirus, ad oggi si contano circa 3500 contagi su una popolazione di 10 milioni, ha deciso comunque di far proseguire il campionato di calcio, anzi ha invitato i propri connazionali a bere della buona Vodka per arginare il rischio psicosi. Il campionato, anche lì spezzatino, è iniziato il 17 marzo e ad oggi conta tre giornate fin qui giocate, comprese quelle del fine settimana scorso. Nonostante “quel popolo” cerchi di mobilitarsi come può, alcune attività chiudono in modo autonomo e altri si stanno impegnando coralmente per aiutare gli ospedali, è necessario ordinariamente un intervento che provenga dall’alto e che stenta ad arrivare . Sono ancora molte le persone che in Bielorussia non sanno ancora la reale entità del fenomeno, specie le comunità di villaggio che sono sempre più lontane dalle luci delle piccole città. Contrariamente, gli altri stati europei a nord-est, hanno deciso di sospendere i campionati.

Il Nicaragua senza presidente?

Da un presidente all’altro. Chissà se Daniel Ortega, in un universo parallelo sarebbe voluto essere Jena Plissken. Peccato però che il destino di Kurt Russel, si era incrociato con quello di altri personaggi, che in un modo o nell’altro poteva salvare se non fosse stato per loro. Il presidente di Nicaragua, nonostante l’imperversare del Coronavirus, si fa attendere dallo scorso 12 marzo. Non si hanno più notizie, né di lui e né della moglie. Il paese è in emergenza, anche se i casi di contagio sono minimi e le notizie vengono continuamente controllate dal regime, pertanto non si conoscono i dati reali. Il calcio centro-americano prosegue la sua stagione, a porte chiuse, rispetto la Bielorussia e con le “dovute” accortezze. Infatti, recentemente ai giocatori in campo è stato chiesto di indossare mascherine e guanti in lattice, una quaestio che naturalmente ha suscitato parecchie polemiche tra i giocatori. Se si riscontra una certa reticenza da parte delle società nel fare fronte comune per l’opposizione, lo si deve al fatto che anche solo un passo sbagliato costerebbe il carcere.

I diritti Tv ci pensano

In più, croce e delizia del calcio, i diritti televisivi europei vorrebbero puntare i riflettori proprio sui campionati che non hanno arrestato la propria corsa e che un tempo venivano considerati come figli di un dio minore. Le trattative sono ancora in corso, ma è evidente che c’è una mesta indulgenza, che ad oggi risuona come premio alla resistenza.