Triathlon e Sup a confronto: Roberto Nava e Jacopo Bugatti

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Sport e impegno quotidiano made in Italy

Lo sport richiede sempre impegno costante e quotidiano, un’attività che richiede tempo. In questa intervista due grandi atleti di altrettanti due grandi sport, il Triathlon e il Sup, meglio conosciuto con il nome di Stand Up Paddling.

Legenda: Roberto Nava (R), Jacopo Bugatti (J)

Sup e Triathlon, due sport che integrano l’acqua nella disciplina, descriveteci queste discipline diverse ma simili allo stesso tempo

R: Nel Triathlon l’acqua è solo la prima delle tre discipline e a differenza del SUP, dove lo sforzo si effettua fuori dall’acqua, nel Triathlon e nel nuoto in particolare, tutte le energie si consumano sotto l’acqua. Cosa li accomuna? Serve una grande confidenza e quel senso di sicurezza che non tutti hanno quando toccano l’acqua. Per alcuni infatti gli specchi d’acqua (o il mare) rappresentano un trauma difficile da superare se non con tanti allenamenti e tanti test.

J: L’acqua è certamente un elemento comune, ma una si svolge fuori ( sopra ) e l’altra dentro. Quindi una con una prospettiva completamente diversa, il mio sport il sup ti permette una visone estremamente globale di tutto l’ambiente circostante, ti mette quasi in una situazione di dominio assoluto rispetto tutto il resto, d’altronde sei in piedi, ti sembra quasi di camminare sull’acqua!!! Ecco questo penso sia il lato più affascinante e forse unico di questo sport.

Spesso sono due sport ritenuti minori, questo succede perché secondo voi?

R: I primi anni del Triathlon sono stati sicuramente un po’ in ombra rispetto ad altre discipline come ad esempio il running. Forse perché non si riteneva possibile compiere certe “imprese”. Ma grazie alla preparazione e al giusto dosaggio di allenamenti negli ultimi anni sempre più appassionati cercano di ottenere risultati e di tagliare il traguardo, anche sulle distanze più lunghe come l’IRONMAN.

J: Sono sport che si svolgono lontano dal grande pubblico in quanto la spettacolarità della disciplina è apprezzata solo da chi capisce il gesto atletico e la fatica che c’è dietro al raggiungimento di quel risultato. Spesso assistendo a gare sia di Triatlon che di Sup, mi capita di sentir dire da qualcuno del pubblico: “ ma chi glielo fa fare?” …. Ecco questo è quello che tiene lontano la massa, che però è la stessa cosa che affascina sempre più praticanti.

Sono sport che con l’andare del tempo stanno raccogliendo adesioni da parte dei giovani?

R: Sicuramente! Come detto prima gli appassionati crescono di giorno in giorno grazie anche all’aiuto dei social, che aiutano ad aumentare la diffusione e la popolarità di queste discipline.

J: No!! … Nella mia disciplina è il Wave, a raccogliere maggiori consensi da parte di un pubblico più giovane. Le onde hanno da sempre un fascino particolare nei giovani …. Fa più figo!!! …. Il Race, fatica allo stato puro, è ancora affare per pochi maturi atleti che trovano nello sforzo un grande senso di appagamento.

Quante ore in media passate ad allenarvi? Questo spesso coincide con altri impegni?

R: Dipende un po’ dalle gare in programma e dai risultati che si vogliono ottenere. Conciliare tutto con lavoro e impegni è sempre difficile. Diciamo un’ora al giorno durante la settimana, quando si tratta di correre o di nuotare. Ma è nel weekend che tutti danno il meglio con allenamenti lunghi (fino a 4 ore in bici) e gare (mezze maratone, maratone ecc.)

J: La mia giornata è molto articolata dato che non vivo di questo. Nella vita “reale” sono il Direttore Commerciale di una azienda multinazionale nel settore dell’arredo bagno, pertanto devo assolutamente conciliare le due cose come un puzzle.

Mediamente mi alleno un paio di ore al giorno durante la settimana, o la mattina presto o la sera tardi, ovviamente in estate diventa tutto molto più semplice con l’allungarsi delle giornate.

Il fine settimana poi lo dedico alle grandi distanze in bicicletta ( 100/120 km ) che costituiscono la base aerobica della resistenza che durante la settimana sarebbe impossibile allenare con il poco tempo a disposizione.

Perché spesso il Sup e il Triathlon sono accostati a degli sport estremi? Dipende forse dalla varietà di discipline che raccoglie al suo interno?

R: Oltre al fatto che bisogna saper gestire tre diverse discipline in una, il Triathlon è considerato estremo soprattutto per le distanze che alcune competizioni offrono. Nella distanza full ad esempio si nuota per 3,8 km per poi pedalare ininterrottamente per 180 km e correre un’intera maratona (42km e 195 metri).

J: Il Sup in effetti raccoglie tre tipi di discipline il Wave, il Race ed il Down Wind. Nella realtà sono tre discipline completamente differenti, come se nella corsa paragonassimo i 100 mt, i 1500 e la maratona. Il Sup Wave si pratica con mare molto agitato cioè quando la gente “normale” non metterebbe neanche la punta del piede dentro l’acqua.

Il Race, si svolge prevalentemente in acque calme o poco agitate con gare molto tirate da 7 a 20 Km, il Down Wind invece, poco praticato da noi si pratica in condizioni molto particolari, con vento e mare a favore, che ti permettono di coprire grandi distanze. Tutti è tre ritengo che siano discipline estreme, sia per le condizioni in cui si svolgono, sia per la resistenza fisica richiesta.

Ci sono delle differenze tra Sup e Triathlon al di là della diversità di disciplina?

R: Sicuramente dire, a partire dalla preparazione. I gruppi muscolari coinvolti sono differenti così come i tempi di gara.

J: Il Triathlon essendo uno sport multidisciplinare richiede molte ore di allenamento e tecnica specifici, già sufficenti a riempire una settimana di allenamenti. Noi nel sup avendo la possibilità di allenarci soltanto durante 6/7 mesi l’anno abbiamo appunto la necessità di ricorrere ad altre discipline per integrare i nostri allenamenti. In poche parole il Triathlon basta a se stesso il Sup no. Questa penso sia una differenza sostanziale.

Invece assonanze?

R: Gli sport, alcuni in particolare, sanno dare un grande senso di libertà all’atleta, sia quando li pratica sia nei giorni di allenamento. Credo che SUP e Triathlon in questo siano piuttosto simili.

J: Penso che la cosa che più li accomuna si la fatica, se non sei predisposto mentalmente a questa, fondamentalmente non farai mai nessuna di queste due discipline, e soprattutto non le vai neanche a vedere.

Riguardo il Sup, Jacopo cosa potresti integrare nella tua disciplina dal Triathlon? Cosa invece cederesti?J:                                                                                                                                                                                                                                  J: Venendo dalle corse in bicicletta, dedico molto tempo alla bici che ritengo una base fondamentale per ogni sport di resistenza. Poi continuo ad allenarmi molto come un triatleta praticando con costanza settimanale, Nuoto, Bici, Corsa, Palestra e Sup, sono tutte discipline che stanno alla base dei miei allenamenti. Sono anni che mi alleno con le loro metodologie di allenamento, soprattutto con in combinati, Bici/Sup. Cederei senza dubbio ed anche gratuitamente, il mal di schiena.

Riguardo il Triathlon, Roberto, cosa potresti integrare nella tua disciplina dal Sup? Cosa invece cederesti?

R: Cederei volentieri la stanchezza che si prova nella parte finale di gara, a volte davvero difficile da superare. Dal SUP invece mi piacerebbe “rubare” l’equilibrio necessario per rimanere in piedi, fondamentale per rinforzare tutti i muscoli e i tendini coinvolti nella corsa.

Eventuali eventi e manifestazioni che vi sentite di affrontare in questo anno?

R: Quest’anno arrivo da un lieve infortunio che mi ha tenuto fermo per tre mesi. Sto iniziando lentamente ad allenarmi quindi ho rimandato tutto al 2018. In particolare a maggio, quando parteciperò al 70.3 di Barcellona (Mezzo IRONMAN)

J: Come sai non partecipo più a gare istituzionali, al di là di tutte le problematiche che stanno affliggendo la nostra Federazione, alla mia età ( 50 ) non riesco più assolutamente ad essere competitivo con ragazzini indiavolati della età dei miei figli, ma piuttosto cerco il raggiungimento di obbiettivi personali al limite della resistenza dove la componente fisica è pari a quella mentale.

Nel 2014 ho attraversato l’Adriatico in 22 ore, stabilendo un record di distanza nelle 24 ore che però mi è stato battuto da un ragazzo in Guadalupe. Ora sono un paio di anni che mi sto preparando per cercare di coprire Down Wind la distanza di 230 Km ( da Trieste ad Ancona ) sempre nelle 24 ore.

A Giugno, il periodo favorevole nell’anno, ero pronto a partire, ma in un banale incidente mi sono rotto il 5° metatarso del piede sinistro rendendo impossibile il tentativo. Pertanto dovrò attendere ancora un anno per ritentare nuovamente.