Il Tottenham non compra ma ci crede
Quando il Tottenham vinse il suo secondo, e finora ultimo, titolo nazionale in Inghilterra al governo c’era il conservatore Harold McMillan e la regina Elisabetta II era alla guida del Paese da nove anni: gli Spurs non vincono il campionato dal lontano 1961.
Ne è passata di acqua da allora sotto i ponti…del Tamigi: il campionato da First Division è diventato Premier League, la Nazionale ha vinto il titolo mondiale cinque anni dopo in casa r da allora cinque squadre inglesi hanno vinto la Coppa dei Campioni/Champions, sette la Coppa delle Coppe, cinque squadre diverse la Coppa Uefa/Europa League e tre giocatori hanno vinto il Pallone d’oro (due volte Kevin Keengan ed una volta ciascuna Bobby Charlton e Michael Owen). Dalla vittoria nella season 60/61, la squadra di North London è andata vicino alla conquista del titolo solo la scorsa stagione, arrivando a sette punti dal Chelsea campione.
Eppure, il Tottenham è una della squadre inglesi più note anche per aver vinto molti trofei “domestici” (otto FA Cup, quattro Coppe di Lega e sette Charity Shield), nonché essere stata la prima squadra inglese a vincere la Coppa delle Coppe (1962/1963) e la Coppa Uefa (1971/1972, poi bissato nella stagione 1983/1984). Al club, quindi, manca solo la Champions League per vincere tutte le coppe internazionali europee, ma non vince il titolo nazionale da cinquantasei anni!
Insomma, una squadra sempre ostica da affrontare con il mito di White Hart Lane, lo storico impianto costruito nel 1899 e demolito quest’anno per fare posto ad uno stadio da 60mila posti a sedere definito uno “smart stadium” dalla tecnologia che avrà.
Nato nel 1882, il Tottenham è molto seguito all’estero eppure è una squadra incompiuta, una squadra cui manca sempre quel quid necessario per fare il definitivo salto di qualità. Salto di qualità che negli anni hanno fatto, anche grazie a munifici presidenti, il Chelsea ed il Manchester City.
E pensare che in questi anni Duemila hanno indossato la celebra maglia lilywhites giocatori del calibro di Robbie Keane, Jermain Defoe, Dimitar Berbatov, Luka Modric e Gareth Bale, il cui passaggio, nell’estate 2013, al Real Madrid fu clamoroso perché pagato 100 milioni di euro. Senza contare i calciatori che hanno giocato a White Hart Lane tra gli anni ’80 e ’90. Cinque su tutti: Gary Lineker, Paul Gascoigne, David Ginola, Darren Anderton e Ted Sheringham.
In panchina gli Spurs hanno uno dei tecnici più interessanti del panorama europeo, un ex difensore roccioso argentino con lontane origini piemontesi, cui piace lavorare con i giovani e che, nonostante alleni da sole otto stagioni, ha fatto bene con Espanyol e Southampton. Nelle tre stagioni che è alla guida del club londinese, la squadra si è classifica sempre meglio: quinta, terza e seconda. Se sognare non costa nulla, molti supporter sperano che il matrimonio con il coach di Santa Fe non finisca mai e che possa arrivare il tanto agognato “scudetto”.
Per fare il salto di qualità però il presidente Daniel Levy deve dargli giocatori che possono lottare per i traguardi più ambiti e vincere quel titolo che manca da troppi anni e che nelle ultime venticinque stagioni (da quando esiste la Premier Leaague), a parte le belle parentesi di Blackburn Rovers e Leicester City, è stato ad appannaggio solo delle “quattro sorelle” (Manchester United, Arsenal, Chelsea e Manchester City). Eppure gli Spurs sono il sesto club più ricco d’Inghilterra, ma distante molti milioni di sterline dai primi cinque, ovvero i Top 4 più il Liverpool (che non vince il titolo nazionale dalla stagione 1989/1990). Nota di non poca soddisfazione per il Tottenham è l’essere una delle sei squadre a non essere mai retrocesso in Championship (il Manchester United, le due di Liverpool e le londinesi Arsenal e Chelsea).
E cosa deve fare un club come il Tottenham in questi casi per essere competitivo al 100%? Investire nel settore giovanile. I risultati sono palesi: ogni volta sono convocati in Nazionale almeno quattro giocatori di Pochettino, risultando la squadra più rappresentata. Il top di sempre di giocatori Spurs convocati in una manifestazione internazionale è stato in SudAfrica quando ne furono convocati cinque per il Mondiale (Michael Dawson, Aaron Lennon, Peter Crouch Jermain Defoe e Ledley King). Senza contare che il Tottenham delle cinque squadre inglesi che prenderanno il via della prossima Champions (compreso il Liverpool che partirà dai play off) è quella con l’età più giovane; 22,7 anni. Nessuna meglio della squadra di Londra Nord che può contare almeno diciannove giocatori nel giro delle loro Nazionali.
Il vero talento del Tottenham è Harry Kane, classe 1993 e già novantanove gol totali in maglia lilywhite (di cui novantaquattro nelle ultime tre stagioni). Frutto del vivaio della squadra londinese, è ambito sul mercato ed è un faro della Nazionale di Gareth Southgate.
Come l’attaccante di Chingford, North East London , provengono dalla cantera Spurs anche il difensore Cameron Carter-Vickers e i centrocampisti Harry Winks e Josh Onomah. E lo stesso Tottenham ha una dedizione per i giocatori giovani: da quando è stato istituito, nel 1974, il premio Professional Footballers’ Association Young Player of the Year al miglior giovane del campionato, il club ha riportato sei successi complessivi: Glenn Hoddle, Kyle Walker, Gareth Bale, Harry Kane e la vittoria di Alli nelle ultime due stagioni. Non male per una squadra che non vince il titolo dai tempi lontanissimi.
Per la terza volta nella sua storia, gli Spurs parteciperanno alla Champions League, la seconda consecutiva: la prima volta (era Coppa dei Campioni) si spinsero fino alle semifinali dove furono eliminati dal Benfica, mentre la scorsa stagione i ragazzi di Pochettino si classificarono al terzo posto nel loro girone, venendo retrocessi in Europa League dove furono eliminati subito nei sedicesimi dai belgi del Gent. Un risultato molto sotto le attese per una squadra che può disporre del vincitore delle ultime due classifiche marcatori della Premier, Harry Kane. Prima di lui, solo Alan Shearer a metà anni Novanta vinse (almeno) due volte la classifica marcatori. Ripetiamo: Alan Shearer, uno dei più forti giocatori inglesi di sempre.
“Beh ma che giocatori ha il Tottenham per puntare così in alto?”, chiederebbe chi non collocherebbe gli Spurs tra le grandi squadre europee. Questo “tifoso” dovrebbe vedere invece che organico ha a disposizione Pochettino: capitan Hugo Lloris in porta; in difesa Toby Alderweireld, Jan Vertonghen e Victor Wanyama; Moussa Dembélé, Eric Dier, Dele Alli e Christian Eriksen a centrocampo e davanti quell’”uragano” di Kane, capace di segnare 21, 25 e 29 gol negli ultimi tre campionati. Per non parlare di Son Heung-Min, Erik Lamela, Moussa Sissoko o Kevin Wimmer.
Eppure in questa finestra di calciomercato la squadra londinese, a parte la boutade del possibile acquisto da parte del patron di Facebook, Mark Zuckerberg, non si è ancora mosso: salvo la cessione di Kyle Walke al Manchester City, nessun innesto finora. A dire il vero, gli “acquisti” sono le conferme degli stessi Alli e Kane, ambitissimi sul mercato per la loro età e per la loro dimestichezza in campo con il pallone.
Da cosa deve ricominciare la nuova stagione il Tottenham? Dai suoi tre moschettieri: Kane, Alli ed Eriksen, il bomber, il tuttocampista ed il fantasista. Tutto questo unito a qualche innesto di qualità ad una rosa già buona nel complesso che consentirebbe ai Pochettino boys di fare il definitivo salto di qualità e rendere la squadra una realtà del calcio europeo.
Lloris e compagni debutteranno in campionato il 13 agosto a Newcastle contro i Magpies e nella fase a gironi di Champions League saranno collocati in terza fascia. Da St James’ Park partirà la rincorsa al Chelsea e alle sue “sorelle”, con la speranza di dimenticare le vittorie in bianco e nero di un passato che molti attuali tifosi Spurs neanche ricordano più.