I Top & Flop del calcio internazionale

Conte

Sorridono Conte e Zidane, amaro in bocca per Ancelotti e Simeone

IL TOP
1. ZIDANE – Al momento del suo insediamento sulla panchina più caliente del mondo, lo scorso Gennaio, i dubbi sulla bontà della scelta di Don Florentino erano oggettivamente comprensibili. Lui, dimostrando grande umiltà, sta riuscendo in una cosa difficile da vedere su altri schermi, dove i tecnocrati delle lavagne imperversano con l’aria tronfia del “barone” universitario: sta imparando dai suoi giocatori, osservandoli, e cogliendone ogni lato, ogni aspetto, finalizzando il tutto nell’economia di squadra. Il 4-4-1-1 che ha schiantato l’Atletico nel derby, oltre a scatenare la verve realizzativa di Cristiano Ronaldo, ha dato nuova linfa alla voglia di emergere di un talento incompreso come Isco, che sul campo ha risposto con una prestazione da applausi. Psicologo e fine tattico. Immenso.

2. CHELSEA – E pensare che, fino a più di un mese fa, qualche incauto aveva avanzato l’ipotesi di farlo fuori, dopo le sconfitte con Liverpool e Arsenal. Invece Antonio Conte, che come tecnico (assieme a Klopp e Guardiola) rappresenta quanto di meglio offra la Premier quest’anno, cosa ti combina? Ribalta la squadra, proponendo una difesa a 3 inedita, e sembra essere riuscito a trasmettere maggior fiducia a chi, precedentemente, non aveva particolarmente convinto. Ogni riferimento a David Luiz, insolitamente impeccabile come centrale difensivo, è voluto. E adesso, dopo il successo col Boro, guarda tutti dall’alto sprezzante. Vincente.

3. BUNDESLIGA – Lo stato di forma di un movimento lo si evince da due componenti primarie: il livello della Nazionale e il grado di competitività del campionato. La Bundesliga, ormai diventato un modello di efficienza sotto tutti i profili (infrastrutture, valorizzazione dei giovani, media…), difettava in incertezza, purtroppo. Tutto ruotava, e ruota tut’ora, intorno allo stato di salute del Bayern. Se i bavaresi ingranano, ciao ciao a tutti. Se arrancano, ecco pronti gli sciacalli ad azzannarne la carcassa inerme. Ma Borussia Dortmund (da anni…) e l’RB Leipzig, alla luce delle realtà che rappresentano e degli investimenti fatti, ora come ora costituiscono una valida alternativa. Speriamo che duri, ma intanto quest’anno in Germania c’è da divertirsi. Attraente.
IL FLOP
1. ATLETICO MADRID – Parlare di fine di un ciclo, a Novembre, è quantomai prematuro. La squadra sulla carta è competitiva, ma inizia a segnare il passo. Atleticamente, il verbo del “Cholismo” richiede massimo dispendio di energie; contro il Real, in un derby cruciale per il prosieguo del campionato, i colchoneros hanno mostrato il fianco, segno che qualche granello di polvere si è insediato da tempo nel perfetto meccanismo preparato da Simeone. O magari è lo stesso tecnico, attratto da altre sirene (Inter…), che non riesce più a trasmettere la stessa “garra”. I prossimi mesi daranno l’idea se lo scivolone col Real è stato un episodio o meno. Ma, ora come ora, i segnali sono poco confortanti. Svuotato.

2. MANCHESTER UNITED – D’accordo, la vittoria è sfumata nei minuti finali. Il gol di Giroud ha spezzato i sogni di rimonta di una squadra ancora in alto mare, soprattutto da un punto di vista mentale. La gestione emotiva del match è stata incompresibile, come del resto sono apparse insensate le motivazioni “astrali” di un Mourinho che non sa più a quale santo votarsi. Appellarsi alla cattiva sorte non è da lui, come non è da lui il non essere riuscito ancora a farsi seguire dai propri giocatori. Dà l’idea di essere un corpo estraneo, e questo inizia a capirlo anche il portoghese. Incompatibile.

3. BAYERN – Fosse riuscito a pareggiare lo scontro diretto col Borussia, non avrebbe suscitato uno scandalo, va detto. Ma quello che sconcerta, nel Bayern delle ultime settimane, è che, dopo le roboanti vittorie dell’inizio, la squadra inizi a mostrare le prime crepe significative. A livello fisico ma soprattutto mentale. Probabilmente, quando sei abituato a dominare, ai primi sentori di indebolimento vieni colto da ipocondria sportiva. E i mali vengono esperati, poichè incapace di affrontarli. Il Bayern è troppo forte però, e sicuramente ritornerà in sella; l’importante è che Ancelotti, con la sua pacatezza e umiltà, riesca a far capire a tutto l’ambiente che nel calcio niente è dovuto, e che con la cultura del lavoro si ottengono i risultati. Gli ultimi scivoloni posso essere d’esempio, ma occorre accettare la cosa. E gli sguardi attoniti di Neuer e Mueller danno l’idea della sorpresa e della lesa maestà, piuttosto che della delusione. Arrogante.