Sono passati 31 anni dal giorno che ha cambiato per sempre la storia della Roma e di tutto il calcio italiano. Perché la parabola di Francesco Totti non si limita di certo alla circonferenza del Grande Raccordo Anulare, né tantomeno al solo stivale, o al vecchio continente. La sua è una leggenda che di padre in figlio rimbalza in tutti gli angoli del mondo, come succede solo ai più grandi, ai miti, agli idoli. Perché prima di ogni altra cosa. Francesco Totti è un mito e un idolo. Forse per la sua capacità di lasciare chiunque a bocca aperta toccando la palla una sola volta, per un solo istante, o addirittura senza toccarla; forse per la sua capacità di disegnare traiettorie e vedere strade sul prato verde che nessuno aveva mai immaginato; forse per la sua romanità, la sua spontaneità e la sua simpatia, istintiva sia dentro al campo che fuori.
Francesco Totti è stato il calciatore italiano più forte e più famoso della storia e la sua grandezza, da molti sminuita facendo ricorso alla scarsa fornitura della sua bacheca, forse è ancor più accresciuta da questo fattore, che lo avvicina più al popolo che al potere.
Francesco Totti è l’eroe del popolo, l’eroe di un popolo, i romanisti, e di una città, che è sempre stata in grado nella sua storia di concentrare in sé la grande bellezza del mondo, in ogni settore, in ogni epoca storica. E Totti, rappresentante principe della bellezza calcistica, non poteva nascere su palcoscenico migliore, più significativo, più romantico. La storia di Totti e la storia di Roma e della Roma si intrecciano in un vortice di coincidenze, episodi favorevoli, sofferenze e battaglie, sempre con lo stesso stemma per 25 anni sul petto, in rappresentanza dell’Urbe, la più grande città della storia. Ed è per questo che la sua parabola è irripetibile, è per questo che i soprannomi che nella sua lunga carriera gli sono stati affibbiati hanno sempre avuto a che fare con la gloria della città, ed è per questo che un telecronista inglese dopo una sua doppietta in un derby si lasciò andare, emozionato, a quell’espressione passata alla storia: “The king of Rome is not dead, Francesco Totti!”, eternando la sua figura, una volta per tutte, nell’albo dei re della città di Roma.
L’esordio col Brescia, l’incrocio con Mihajlovic, l’aura del predestinato
E la storia di Totti inizia proprio in un 28/03 di trentuno anni fa, nel 1993 per l’esattezza, quando, convocato a sorpresa da Boskov per la partita della prima squadra a Brescia, il capitano giallorosso fu costretto ad abbandonare di corsa la partita che stava disputando con la primavera, dove tra l’altro, nei primi 45 minuti, aveva messo a referto due gol. E a Brescia Totti esordisce, a 16 anni 6 mesi e 5 giorni rilevando Rizzitelli, in una partita sul risultato di 0-2 per la Roma. Uno dei due gol del match lo aveva messo a referto proprio Sinisa Mihajlovic, e non può essere un caso che la storia abbia voluto associare queste due figure così significative e positive per tutto il movimento calcistico italiano.
Non si può fermare il fiume che scorre verso il mare, e così non si può fermare l’ascesa di Francesco Totti nel calcio dei grandi. Sarà Carlo Mazzone, altro grande romano e romanista, a lanciare definitivamente, in età un pizzico più matura, il capitano giallorosso nel calcio che conta e da quel momento in poi il cammino inizia ad assumere i tratti della leggenda. Innanzitutto la qualità del ragazzo, estrema in entrambi i piedi, e poi il dribbling, il tiro, l’assist come necessità esistenziale, la capacità di disegnare sul campo da calcio linee impensabili, anche senza guardare. Francesco Totti ha tutto per essere il più forte, e presto se ne accorgono in molti.
Ma non tutti…Carlos Bianchi, ad esempio, allenatore della Roma nella stagione 96/97, non lo apprezza e vuole cederlo per prendere Litmanen. La storia del Torneo Città di Roma è nota a tutti: Totti, non convocato con l’U21, disputa questo torneo organizzato da Franco Sensi in cui affronta proprio l’Ajax di Litmanen, il preferito di Bianchi. Totti delizia tutti, stadio e presidente in particolare, con una nottata magica, fatta di giochi di prestigio, giocate di qualità e gol fantastici. E’ lo spartiacque più importante della sua carriera, è il momento in cui gli astri si allineano col suo talento e il matrimonio con la Roma si compie. Franco Sensi, perentorio, fa capire a Bianchi che Totti non si tocca, ed è l’allenatore a lasciare la capitale nella stagione successiva, quando arriva Zeman. Con il boemo Totti diventa attaccante a tutti gli effetti e la sua carriera prende un’altra svolta verso la leggenda, verso i numeri impressionanti che registrerà da quel momento in poi in termini di gol e assist.
L’impresa epica con lo scudetto, il Real Madrid, l’amore eterno alla sua città
Nel 2001 la realizzazione di un’impresa. Un’impresa che va anche al di là del sogno. Lo scudetto a Roma è un’utopia, un miraggio, e Totti, circondato da campioni del calibro di Batistuta, Montella, Emerson, Samuel e Fabio Capello in panchina, conduce, tenendo sempre alto il vessillo, la Roma al terzo scudetto della sua storia, con un gol nella partita decisiva di rara bellezza, di collo pieno sotto l’incrocio di prima intenzione, a fulminare un impotente Buffon. La Roma è campione e Totti è come un dio, la città è ai suoi piedi e la sua figura assume già i contorni effimeri della leggenda: Totti diventa un idolo, un eroe.
Nel corso della sua carriera in molti hanno provato a strappare Totti alla Roma, nessuno ci è riuscito, solo uno c’è andato vicino: Florentino Perez. Ma neanche i soldi e le ambizioni dei Galacticos hanno scalfito l’amore di Francesco Totti per la sua città e la sua gente, lui, così tanto impregnato di romanità e di romanismo sin dalla nascita a Porta Metronia. Il tentennamento di fronte alla corte del Real Madrid, per un paio d’anni di fila, intorno al 2005 e 2006, è l’ultimo ostacolo superato dal Capitano per vincere l’eternità della leggenda, grazie alla sua onestà e alla sua fedeltà ad un’unica maglia. La figura di Francesco Totti, come ciò che lo circonda, a Roma supera per importanza qualsiasi altro riferimento, come succede a tutti coloro che si fanno interpreti di un messaggio, di una missione, di un amore che coinvolge così tante persone che condividono un modo di essere.
Oggi a Roma si celebra tutto questo, la storia, la leggenda, l’amore, la sofferenza, il talento, la magia, l’emozione che un solo uomo è stato in grado di regalare a milioni e milioni di persone grazie al suo talento, ricevuto probabilmente da un’ispirazione proveniente da chissà dove. L’aver vissuto la storia e la leggenda “in the making”, come dicono quelli bravi, è un privilegio che ciascuno può portare con sé, oppure no, magari per ragioni anagrafiche. Ma il nome di Francesco Totti non sarà mai più nella storia un nome qualsiasi.