Tennis, inarrestabile Djokovic. Roma è di Nole e Sharapova

248
Tennis

Tennis

Tutto da copione, senza sorprese. Già, perché se Novak Djokovic gioca un torneo, lo vince.
Quinto titolo dell’anno per il numero uno del mondo, quarto in carriera a Roma, città di cui dichiara di esser sempre più innamorato.

Il serbo, reduce da una settimana di allenamento dovuta al forfait al Masters 1000 di Madrid, parte con qualche incertezza cedendo un set a Nico Almagro ed uno a Thomaz Bellucci, per poi uscire alla distanza confermando la sua assoluta superiorità. Da Campione qual è, Djokovic alza sensibilmente il livello del proprio gioco in corrispondenza dei match più importanti, quando si trova di fronte avversari in grado di punirlo alla prima ingenuità. Ci prova Nishikori, che ai quarti di finale vince il secondo 6/3, ma la sostanza non cambia, Djokovic riprende in mano le redini della sfida e la chiude aggiudicandosi con un secco 6/1 il parziale decisivo.

Dallo spicchio di tabellone appena inferiore, impoverito dal ritiro dell’esausto Andy Murray (vincitore consecutivamente dei tornei di Monaco e Madrid) giunge in semifinale David Ferrer. Lo spagnolo, tornato al top della forma dopo un 2014 non esaltante, incanta per tutta la settimana il pubblico romano con la sua encomiabile grinta mostrando, a tratti, grande aggressività andandosi a guadagnare il punto a rete. Sorteggio vuole, però, che dalla sua parte ci sia il fuoriclasse di Belgrado, cinico nei momenti clou della semifinale portata a termine con il punteggio di 6/4 6/4.

Nella parte bassa tutti gli appassionati sognavano una semifinale tra Federer e Nadal, ma evidentemente “l’altro svizzero” non era d’accordo. Stan Wawrinka, autore di un opaco inizio di stagione, ritrova solidità tecnica e mentale in quella Roma dove nel 2008 perse la prima finale “1000” in carriera. Superati Monaco e Thiem, l’elvetico gioca una grande partita contro Nadal annullando quattro set point nel primo ed imponendo tutta la propria autorità nel secondo set. Annichilito lo spagnolo, che si presenterà al Roland Garros per la prima volta in carriera senza titoli stagionali sulla terra battuta.

Ad un passo dalla finale è proprio Federer ad interrompere la galoppata dell’amico e connazionale Wawrinka. Roger, apparso piuttosto nervoso per tutto il corso del torneo, arriva al derby senza aver perso alcun set, parte male ritrovandosi sotto 3-0 ma poi sale in cattedra e doma il compagno di Coppa Davis sino a batterlo 6/4 6/2.

In finale, purtroppo per lo spettacolo e per chi ha comprato il biglietto, quasi non c’è storia, con Federer che tiene i primi turni di servizio per poi soccombere ad un Djokovic incontenibile. Impressionante la capacità del serbo di non perdere mai campo né con il dritto né con il rovescio, così come quella di ribaltare gli scambi da una situazione di difesa ad una offensiva. Inoltre, per tutta la settimana la smorzata supporta Nole nei momenti delicati dei match, evidenziando una sensibilità che nel circuito hanno in pochi.

Buon terzo turno per Fabio Fognini, l’italiano arrivato più avanti, che, spinto dall’entusiasmo del pubblico amico, si impone su Johnson e Dimitrov prima di arrendersi al tie-break del terzo set contro Tomas Berdych. Il ligure rientra nella Top 30 e vola a Parigi fiducioso per lo Slam in cui ha fatto meglio negli anni passati.

Nel femminile, e non ce ne voglia la vincitrice Maria Sharapova, i nomi sono due: Dar’ja Gavrilova e Carla Suarez Navarro. La prima, dopo aver superato le qualificazioni, infila una serie di vittorie contro giocatrici di classifica superiore interrotta proprio da Masha in semifinale. Sconosciuta alla quasi totalità dei presenti al Foro Italico, la Gavrilova gioca un tennis esplosivo e concreto condito da un atteggiamento sempre positivo nonostante un servizio talvolta troppo “leggero”. Partita oltre la duecentesima posizione del Ranking WTA, a metà stagione la russa entra nella Top 50 grazie, soprattutto, all’exploit realizzato all’ombra del Colosseo. Congratulations Dar’ja.

Famosa per il suo straordinario rovescio ad una mano, la Suarez Navarro combatte ogni punto per tenere gli scambi con ragazze fisicamente più “imponenti” di lei, ma probabilmente meno talentuose. E, alla fine, le batte (quasi) tutte.
Barthel, Watson, Bouchard, Kvitova ed Halep, queste le vittime della spagnola, uscita indenne dalle battaglie contro le colleghe Eugenie e Simona anche grazie ad una buona dose di fortuna.
Va detto, però, che l’iberica è in grado di imporre il proprio ritmo tanto con il rovescio quando con il dritto, senza dare punti di riferimento alle avversarie che spesso non sanno da che parte giocarle. La Halep, ad esempio, una volta conquistata la rete il punto non lo ha fatto praticamente mai a causa degli imprendibili
passanti della Suarez Navarro (oltre alle rivedibili volèe giocate dalla rumena).

Tuttavia il torneo lo vince Maria Sharapova, terza volta “regina” di Roma, approfittando del ritiro di Serena Williams e lanciandosi come meglio non avrebbe potuto verso il Roland Garros.

Per quanto riguarda i nostri colori, applausi a scena aperta per Karin Knapp, la quale, dopo aver superato Francesca Schiavone, sfiora il colpaccio contro Petra Kvitova in un Centrale che per lunghi tratti somigliava al vicino Stadio Olimpico.

Chiudiamo con la nota dolente: i campi. Le buche (o, meglio, i “crateri”) che si aprono sul campo principale mettono a repentaglio le caviglie di Djokovic e Federer aprendo polemiche e smentendo chi afferma che il Masters 1000 di Roma sia il “Quinto Slam”. A metà settimana c’è chi dice che in futuro non sarà più il Foro Italico ad ospitare il torneo, ma questa, forse, non sarebbe la soluzione migliore…