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Italia, i temi di un europeo incompiuto

Pinamonti

LA TRIPLETTA DI SAUL CI SBATTE IN FACCIA LA CRUDA REALTA’. L’ITALIA HA POTENZIALE, MA A LIVELLO DI MATURITA’ PAGA ANCORA DAZIO

Si può tranquillamente dire che l’espulsione di Gagliardini abbia cambiato l’inerzia del match. Fino a quel momento gli Azzurrini avevano tenuto testa ai più quotati spagnoli, giocando come meglio sapevano fare, con semplicità e incisività nell’attaccare gli spazi. Il possesso di palla dei ragazzi di Celades era figlio di ottime proprietà di palleggio ma non era supportato dalla necessaria concretezza, grazie al pressing asfissiante delle nostre linee.

Poi, in dieci contro undici, la Spagna ha preso comprensibilmente campo, allargando il gioco e improvvisamente la partita ha cambiato faccia. Asensio e Deulofeu, per un tempo ombre di sè stessi, hanno iniziato a lavorare ai fianchi la nostra retroguardia, mentre Saul l’ha affondata con una tripletta che ne certifica ulteriormente il talento.

Usciamo a testa alta perchè non abbiamo mai rinunciato a giocare, nemmeno in inferiorità numerica, illudendoci addirittura dopo il pari di Bernardeschi, uno dei migliori dei nostri.

Quello che deve far riflettere però è la conduzione del nostro Europeo, nel quale abbiamo mostrato diverse facce, e non tutte belle da vedere. Squadra talentuosa, ricca di ottimi prospetti sia ben chiaro, ma il processo che deve portare alla maturità di questi ragazzi è ancora lontano dal concludersi. L’Europeo di quest’anno, con una semifinale arpionata per i capelli, rappresenta una tappa che per alcuni potrebbe rivelarsi istruttiva.

Prendiamo Donnarumma, il miglior portiere Under 20 a livello mondiale; le camarille di mercato ben orchestrate da Raiola non gli hanno giovato, e le sperticate ammissioni di una presunta serenità da parte del giocatore sono apparse poco credibili. Attesissimo al primo esame di una carriera che si prospetta luminosa, il giovanissimo estremo difensore del Milan ha steccato clamorosamente, e questo non può che fungere da monito, sia per lui che per il suo solerte procuratore.

Ma anche Bernardeschi, fra la tensione dell’evento e le distrazioni di mercato che lo vedono protagonista da mesi, ha faticato in questo torneo, imprimendone il marchio nella seconda parte, a conferma che le qualità ci sono e sono indiscutibilmente di livello.

Gagliardini ha chiuso la sua kermesse polacca con un’espulsione evitabile, così come Berardi che ha saltato la semifinale per squalifica. Il loro torneo ha mostrato ancora crepe nel loro indubbio potenziale, ma andiamoci cauti con le etichette. La parola fuoriclasse, soprattutto se usata a sproposito, potrebbe rivelarsi deleteria.

Ergo, lasciamoli crescere, lasciamoli sbagliare, ma soprattutto non distraiamoli troppo con giochetti ormai figli di un calcio che a livello manageriale si gioca 365 giorni all’anno, senza soluzioni continuità. Regolamentiamo anche questo aspetto del gioco, perchè se la figura dell’agente è il prodotto di questo calcio 2.0, almeno restringiamone il campo secondo dettami legati al buon senso e alla decenza.

Questa Nazionale poteva fare di più? Probabilmente, partendo comunque dal presupposto che una semifinale è di base un ottimo risultato, ma se analizziamo il nostro Europeo notiamo che le contraddizioni si sprecano. Prestazioni discontinue, fiammate di accecante talento unite a pause incomprensibili. La Spagna, composta da gente che ha alle spalle delle finali di Champions dove hanno recitato anche da protagonisti, ha evidenziato quanto ancora debbano crescere i nostri giovani talenti. E soprattutto quanto talvolta con le lodi e le etichette eccessive si vada poco lontano.

Il campo rivela sempre la dura verità. Abbiamo perso dai più forti. Ora sotto a far legna e lavorare, per non disperdere comunque il buon lavoro svolto fin qui.

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