Stranieri Serie A 1980: i pionieri
Mentre la nazionale azzurra era risorta ai mondiali d’Argentina, le squadre di club arrancavano nelle coppe europee e il gioco in campionato languiva, sparagnino come non mai (memorabile la prima giornata del torneo 79-80 con appena 6 reti in 8 partite). C’era, dunque, bisogno di una scossa e questa poteva arrivare solo da.. orizzonti più ampi. Ecco, allora, la decisione di riaprire, nell’estate del 1980, le frontiere del calcio italiano ai giocatori stranieri, banditi dopo il disastro della nazionale nel 1966 ai mondiali inglesi. La revisione dell’autarchia vista come panacea di tutti i mali fu, in realtà, un primo “pannicello”, ma aprì la strada a quella torrenziale invasione di giocatori da tutto il mondo che ne sarebbe seguita. I “pionieri” meritano un ricordo a cominciare da chi, per vari motivi, non arrivò subito: Michel Platini, per esempio. Accordo già fatto con l’Inter, stretta di mano con Sandro Mazzola ma era il 1978 e…. no, le frontiere ancora non si aprivano. Dove finirà poi “le roi Michel” è storia nota.
Stranieri Serie A 1980: le storie minori
E’ rimasto meno nella memoria il blitz romano di Renè van de Kerkof, attaccante olandese del Psv, passato alla storia perché l’arbitro italiano Gonella non voleva fargli giocare la finale mondiale del ‘78 contro l’Argentina per una fasciatura a un braccio. Van de Kerkof arriva alla Lazio del neo allenatore Castagner ma, dopo quattro giorni di ritiro, causa retrocessione a tavolino in B dei biancocelesti per il caso scommesse, torna in Olanda. Ed ecco che la bandiera dell’esterofilia è tenuta alta da qualche campione e figure di secondo piano. Tra i primi Liam Brady, regista irlandese dell’Arsenal che con la Juventus conquisterà due scudetti, il secondo vinto grazie a un rigore a 13 minuti dalla fine del campionato a Catanzaro, sapendo già che al suo posto arriverà Platini. E poi Falcao, simbolo della rinascita giallorossa, futuro totem della Roma scudettata del 1983, Ruud Krol, perno dell’Olanda e dell’Ajax che trascinerà il Napoli a un grande terzo posto nel 1981.
Stranieri Serie A 1980: la terra di mezzo
Poi le figure “di mezzo”: Bertoni, autore del primo gol straniero dopo la riapertura, uno che ha segnato anche nella finale mondiale del 1978 e che si farà onore tra Firenze e Napoli, Prohaska, centrocampista austriaco lento ma di qualità preso dall’Inter , anche lui scudettato con la Roma. Senza infamia e senza lode Van de Korput del Torino, deludenti Neumann dell’Udinese ed Eneas del Bologna, sorprendente il piccolo brasiliano dell’Avellino Juary, flop totali l’argentino del Perugia Fortunato e il brasiliano della Pistoiese Luis Silvio. Un caso, il suo, da film di Lino Banfi: quando gli scouting all’estero non esistevano, si doveva chiedere a un giocatore il suo ruolo. Luis Silvio rispose in portoghese “Ponta!”, che vuol dire ala: ma i dirigenti toscani credettero di aver acquistato un bomber. E invece il povero giovane brasiliano finì per diventare l’idolo della Gialappa’s Band e l’elogio della faciloneria di certi dirigenti. Ma era un altro calcio, così come quella “mini riapertura” del 1980, oggi, fa quasi tenerezza.