Guardiola e una stagione altalenante
Quanti allenatori sono usciti agli ottavi di finale in una manifestazione europea? Centinaia e centinaia. Per molti uscire agli ottavi può essere comunque un successo, mentre per altri può essere un grandissimo insuccesso. Per Josep Guardiola, l’essere uscito agli ottavi di finali mercoledì scorso contro il Monaco è stata la sua prima volta: mai il tecnico di Santpedor era stato eliminato nel primo turno dell’eliminazione diretta. Per i monegaschi il passaggio del turno, dopo due strepitose partite contro il Manchester City, rappresenta il migliori risultato in Champions League da tre stagioni a questa parte, quando venne eliminato (a fatica) dalla Juventus poi finalista. Ora per loro ci sarà lo scoglio Borussia Dortmund, mentre per i citizens ci sono solo i ripianti.
Come si diceva, per la prima volta in carriera il “filosofo” Pep dovrà vedere la prosecuzione della Champions dal divano di casa già a metà marzo. Uno smacco per uno degli allenatori più studiati (e ammirati) della storia che consecutivamente,dalla stagione 2008/2009, arrivava come minimo in semifinale e ogni volta che è arrivato in finale la sua squadra ha alzato poi la coppa. Fa specie sapere che Guardiola non riesce a vincere la coppa più importante da quel fantastico 3-1 al Manchester United del 28 maggio 2011 al Wembley Stadium: un’era calcistica fa.
Nella partita di andata, il Manchester City ha rimontato tre gol ai monegaschi in undici minuti (71′-82′) mentre al Louis II bastava solo che pareggiasse o perdesse con un gol di scarto, oltre a vincere con qualsiasi punteggio per superare il turno. Ed invece nel primo tempo hanno giocato solo i biancorossi che hanno chiuso sul 2-0, mentre la ripresa è stata tutta di marca sky blues e con Sané l’avevano anche raddrizzata, salvo poi cadere al gol di Bakayoko pochi minuti dopo. Monaco ai quarti dopo tre stagioni, City che esce agli ottavi per la quarta volta da quando è diventato “arabo” (stagione 2008/2009). Insomma, il Monaco ha fatto il…Manchester City con grande merito, con una squadra interessante, giovane e con un mix di qualità e quantità che potrà mettere in difficoltà Aubameyang e compagni nel prossimo turno.
Eppure c’è qualcosa che non va: da quando ha lasciato Barcellona, Guardiola non ha vinto più nulla a livello europeo. Per carità, la concorrenza è stata molto agguerrita ma sembra che la magia di quello che fu il tiki taka sia svanita. A Monaco di Baviera le tre eliminazioni consecutive in semifinale bruciano ancora, visto che ora al Bayern Monaco si sta sognando in grande e i bavaresi sono i candidati numeri uno per vincere la Champions League. Guardiola a Monaco ha avuto dei grandi giocatori pagati profumatamente come cartellino ed ingaggio, eppure i ricordi dei successi barcelonisti sembravano lontani anni luce. E se la scorsa stagione Thomas Müller non avesse segnato il gol del pareggio all’89’ contro la Juventus, Guardiola poteva già salutare la coppa.
E lo stesso a Barcellona, dove il suo erede naturale, Luis Enrique, in tre stagioni ha già fatto un triplete ed e l’artefice (se non il veggente) dell’incredibile 6 a 1 contro il PSG.
L’arrivo di Guardiola nello sponda citizen di Manchester è stato accolto con un’ovazione, visto che i tifosi pensavano di fare incetta di trofei, ma invece, rispetto al campionato scorso, quando alla guida del club c’era Pellegrini, c’è stato un netto passo indietro: il club chiuse al quarto posto in campionato, vinse la Football League Cup, uscì negli ottavi di FA Cup mentre in Champions League la cavalcata terminò in semifinale, il miglior risultato di sempre della squadra (ex) operaia di Manchester nella coppa europea più importante. E ora invece, con il mese di marzo agli sgoccioli, la vetta della Premier dista dodici punti, in League Cup la corsa si è fermata subito ed in Champions è già stato eliminato. A oggi gli unici obiettivi fattibili sono un posto in Champions League (il Chelsea sta facendo un campionato a parte e il Tottenham non molla un colpo) e la FA Cup, dove Aguero e soci giocheranno il prossimo 23 aprile la semifinale unica contro un’altra delusa del calcio inglese, l’Arsenal, che negli ottavi di Champions ha preso dieci gol dal Bayern Monaco e che in campionato sta facendo ancora peggio dei citizens (ora sono sesti a sei punti dal quarto posto).
La dirigenza del City per Josep Guardiola ha fatto le cose (come sempre) in grande: una squadra dal valore totale di 525 milioni, una campagna estiva del valore di 213 milioni, un allenatore con uno stipendio di 20 milioni a stagione e che ora si trova in mano un pugno di mosche. Ed il titolo di “coach of the month” di febbraio non lenirà la sua rabbia e la sua amarezza.
E la notizia che stupisce di più è sapere che Kevin de Bruyne, craque di mercato due stagioni fa, vale da solo come l’intera rosa del Monaco (74 milioni il belga, due milioni in meno la squadra di Leonardo Jardim): de Bruyne a casa, Monaco ancora in gioco.
I giornali inglesi sono andati giù pesanti contro Pep Guardiola, così come il web. Il tecnico spagnolo non rischia il posto, ma sicuramente è il responsabile del fallimento di questa stagione del Manchester City, costruito per vincere ma che invece potrebbe chiudere la stagione con zeru tituli: una bella beffa per lui visto che l’altra squadra di Manchester è allenata dal creatore di quella “parola” nonché nemico giurato di Guardiola, Josè Mourinho, e che ha già vinto la English Football League Cup e che è ancora in corsa in Uefa Europa League.
Gli unici contenti per l’eliminazione del Manchester City sono i tifosi del Barcellona, non tanto perché un avversario pericoloso per la vittoria della Champions League è stato eliminato ma perché vorrebbero che il “filosofo” di Santpedor tornasse alla “casa madre”, visto che Luis Enrique a fine stagione, comunque vada, lascerà il Nou Camp. Una cosa nel complesso molto, ma molto difficile che accada ma che avrebbe un fascino molto suggestivo.
Guardiola ha fatto mea culpa, prendendosi le colpe dell’eliminazione: la squadra ha concesso il primo tempo agli avversari e loro, che in Europa ed in campionato stanno facendo veramente molto bene, hanno castigato dei citizens davvero sotto tono, con una linea difesa colpevole di aver dato troppo agli avversari: sei gol in due partite contro una squadra senza blasone, e che vale come un solo giocatore del City, è una cosa che fa molto riflettere.
Guardiola non si aspettava di annaspare in questa maniera: dopo aver fatto l’en plein di vittorie nelle prime sei partite di campionato, tutti davano le avversarie ad inseguire. E anche in Champions il percorso era in discesa, visto che il club era stato inserito in un girone dove c’era solo da decidere chi passava per prima e chi per seconda (Barça, Borussia M’Gladbach e Celtic). Ma poi l’alchimia si è rotta, sono arrivate le sconfitte, qualche passo falso di troppo ed in campionato ed il secondo posto nel girone, staccato di sei punti dai catalani. Ci si aspettava molto di più dal City, soprattutto dopo la faraonica campagna acquisti (213 milioni di euro spesi, con i fiori all’occhiello Sané, Gabriel Jesus e John Stones).
Ma siamo sempre lì’: non serve spendere milioni su milioni per avere le “figurine” se poi queste non riescono a fare gioco. Perché, fa specie dirlo, questo City non ha un gioco. Meglio una squadra operaia come il Monaco (nonostante le presenze di Falcao, del baby fenomeno Mbappé e dei “nostri” Raggi e de Sanctis) che sta facendo sognare i suoi tifosi dopo anni di magra.
E’ eccessivo dire che Pep Guardiola è superato, ma fatto sta che la prossima stagione dovrà fare molto meglio di oggi. Il tiki taka ha funzionato solo a Barcellona, visto che a Monaco di Baviera e a Manchester non ha reso mentre Luis Enrique sta ancora usando il “metodo” guardiolano.
In estate ci sarà l’ennesima rivoluzione (una cosa che piace molto agli sceicchi proprietari di club di calcio) e molti giocatori potrebbero lasciare l’Etihad Stadium (uno su tutti, Sergio Aguero). Si parla di 150 milioni da “buttare “sul mercato e di un possibile approdo in maglia celeste di Alexis Sanchez. Ma la palla dovrà passare a Guardiola: dimostrare al mondo che i successi del passato erano merito suo, e delle sue strategie, e non di aver avuto grandissime squadre a disposizione. Pep è un allenatore fenomenale o un allenatore che vive di luce riflessa da quattro anni? Ora è facile criticare, ma in molti pensano che Guardiola sia diventato…Guardiola perché il suo Barcellona era una squadra che avrebbe vinto con qualsiasi altro allenatore, tiki-takiano o meno.
Questa è la storia di un allenatore che si ritrova a fine marzo a lottare per meno di quello che la sua società credeva ad agosto, ma siamo certi che uno come Guardiola si sia preso un altro anno sabbatico. O così si spera.
Buena suerte, Pep.