Il calcio è strano, è un alchimia di numeri, di riti di sentenze. Dopo due anni da quel maledetto 8 luglio 2014 (Gemrnaia-Brasile 7-1) il Brasile è chiamato ad una sfida che vale tanto, certo non quanto quella con i tedeschi, li ci si giocava il mondiale in casa, ma vale la faccia e la permanenza, forse, a questa coppa America. Dopo il deludente 0-0 nella gara d’esordio i verdeoro forse più “normali” della storia, senza nomi altisonanti, senza talenti che fanno la differenza se la devono vedere contro Haiti, nella seconda e già decisiva sfida per il gruppo B della coppa America del centenario. Gli occhi degli esperti e degli appassionati di calcio sono tutti verso lo stadio di Orlando, Florida, Haiti è certo una formazione alla portata ma il calcio si sa, sa fare brutti scherzi. Dunga è forse nel suo momento peggiore sulla panchina, sotto esame e senza la possibilità di commettere errori. Beh, dicevamo dei numeri del calcio, della magia, questa notte ad Orlando è finita ancora 7-1 ma a parti invertite per i verdeoro. Coutinho è salito in cattedra ha preso per mano la sua nazionale e con una sua tripletta, oltre che con una prestazione sopra le righe, non solo ha permesso ai suoi di conquistare i tre punti, cacciare i fantasmi del passato, ma ipotecare già il passaggio del turno, complice anche il pareggio tra Ecuador e Perù nell’altra gara del girone.
La sfida contro i malcapitati Haitiani non ha storia, al 14’ il Brasile è già a vanti e pochi minuti più tardi Coutinho fa già doppietta. Al 35’ è la volta di Auguro, autore anch’egli di due gol, l’ultimo nel finale prima della tripletta del talento del Liverpool e delle reti di Gabriel e Lima nella ripresa. Per Haiti il gol della bandiera è di Marcellin al 70’. Un Brasile perfetto, senza sbavature vince e convince. Non solo talento ma organizzazione, in questa coppa America c’è anche lui e l’ha detto a chiare lettere senza rischiare di non essere capito. Nella seconda sfida 4 gol e tante emozioni. Ecuador e Perù si giocavano tanto ma alla fine escono entrambe con un pizzico di rammarico. Il Perù aveva tra le mani la possibilità di allungare sui carioca e andarsi a giocare l’ultimo match proprio contro i ragazzi di Dunga con due risultati su tre a disposizione. Gli uomini di Gareca lo sanno bene e iniziano l’incontro nel migliore dei modo. Dopo soli 13 minuti sono già 2-0 grazie alle reti di Cueva e Flores, l’Ecuador si sveglia tardi nel finale di frazione Valencia accorcia le distanze ed ad inizio ripresa Bolanos ristabilisce le parità sorprendendo la difesa avversaria. Nel finale tante emozioni un espulso ma il risultato che non cambia più per un 2-2 che non accontenta nessuno.