Lo aveva confidato, Luciano Spalletti, prima di sedersi nuovamente sulla panchina della Roma: “Torno per completare ciò che avevo iniziato”. Ci ha messo qualche settimana l’uomo di Certaldo a capire la situazione in cui versavano i giallorossi ma, una volta compreso il problema, ha iniziato a tessere la sua tela. Ed i risultati, poco a poco, si stanno iniziando a vedere. Due vittorie consecutive, un gioco palla a terra che per almeno 60 minuti ha annichilito il Sassuolo ed una propensione al sacrificio come non si vedeva da tempo in casa Roma. Tutto ciò, va detto, senza mezza squadra visto che Pjanic e compagni hanno espugnato il Maipei Stadium dovendo sopperire alle assenze di Florenzi, Torosidis, Digne, Manolas, Dzeko, Iago Falque, con Totti in panchina giusto pro forma e Strootman ancora out dalla lista dei convocati.
Spalletti sta cercando di plasmare la sua creatura, consapevole del fatto che la strada da percorrere sarà lunga e complessa ma la luce non è poi così lontana. Il terzo posto dista sole quattro lunghezze ed i due scontri diretti saranno in casa, vantaggio non da poco in una lotta dove ogni punto conquistato sarà oro colato. Martedì sera, a Reggio Emilia, la Roma ha fatto vedere sprazzi di calcio spallettiano, passaggi di prima, pressing alto, intensità e sacrificio: normale che poi una volta usciti sia De Rossi che Pjanic, la squadra sia calata. Ma, particolare non da poco, non ha mai mollato né si è mai disunita: da questo punto di vista davvero impressionante l’impatto avuto sia dai nuovi sia dalla vecchia guardia. Maicon sembra essere tornato quello del primo anno, Pjanic ha iniziato a ringhiare e mordere le caviglie come non si vedeva da tempo, Rudiger sembra un difensore nuovo oltrechè leader della difesa in attesa del ritorno di Manolas.
Non da meno l’impatto avuto dai giocatori arrivati a Trigoria nel mercato di gennaio: Zukanovic, El Shaarawy e Perotti. Il difensore bosniaco ha mostrato subito grande duttilità e pragmatismo trovandosi a suo agio sia nella difesa a tre che a quattro come terzino sinistro. L’ex Samp e Chievo non sarà certo Benatia o Thiago Silva ma ha dimostrato di poter essere assolutamente utile alla causa calandosi subito nella nuova realtà.
El Shaarawy aveva fatto storcere più di qualche naso: non certo per il valore del giocatore, indiscusso, ma perché gli ultimi anni sono stati frenati da infortuni ed incomprensioni. Il ragazzo arrivato nella Capitale ha, invece, fugato ogni dubbio: due gol in altrettante partite, un impatto ed uno spirito di sacrificio davvero invidiabili. Si dirà: fa così perché c’è l’Europeo. Sarà anche vero ma il numero 22 giallorosso è apparso subito in sintonia con Spalletti e l’abbraccio collettivo dopo il suo gol al Sassuolo è la prova che questo talento purissimo potrebbe aver trovato l’ambiente ideale per rinascere.
Infine Diego Perotti. Arrivato da poche ore e gettato subito in campo, l’ex numero 10 del Genoa è stato schierato nel ruolo a lui più congeniale, dietro le punte. Garra e tecnica argentina sono state subito messe in mostra dal giocatore che non ha fatto mancare il suo apporto sia in fase offensiva che di copertura. La ciliegina sulla torta è stato l’assist per El Shaarawy in occasione della seconda rete romanista. Dai tempi di Doumbia, Spolli ed Ibarbo è passato solo un anno ma sembra un’eternità.
Nonostante le due vittorie, ed un gioco che inizia a ritrovarsi, il mantra a Trigoria, dai giocatori all’allenatore alla dirigenza, è solo uno: c’è tanto da lavorare, ogni partita sarà una finale. Poche parole, molti fatti: l’uomo di Certaldo ha imposto le sue regole nel fortino giallorosso. Ed i frutti si stanno già vedendo…