Intervenuto in conferenza stampa a Coverciano nel primo giorno di ritiro in vista delle prossime gare, Luciano Spalletti, tecnico dell’Italia, è tornato a parlare dopo l’Europeo. Il ct ha analizzato poi questo inizio di campionato e la forma dei calciatori.
Spalletti: “Ho trascorso una brutta estate. Kean ora gioca con continuità”
Queste le parole riprese da TMW:
Che riflessioni ha fatto dopo l’Europeo?
“Sono state tante. I fattori sono sempre diversi, non è mai uno solo il fattore nell’arrivare a una gara di quel tipo. Ho trascorso una brutta estate, bruttissima. Il discorso andava sempre lì. Quando si parla di fallimento Europeo bisogna fare un’analisi un po’ più corretta perché secondo me è riferita a quella gara lì, con la Svizzera, che è stata bruttissima. Contro la Spagna anche abbiamo fatto male, siamo stati messi sotto, poi però la vittoria netta della Spagna ridimensiona un po’ la brutta partita contro di loro. La partita contro la Svizzera, invece, è stata bruttissima soprattutto come atteggiamento, siamo stati arrendevoli. Non abbiamo onorato la nostra forza e la nostra storia: mi sento responsabile di ciò che è successo. Tutto ciò che mi succede intorno dipende sempre da me al 100%, ora do un 1% anche ai miei collaboratori ma i giocatori sono esentati da questa responsabilità. Probabilmente gli ho messo troppa pressione addosso e non gli ho dato la possibilità di gustarsi la maglia dell’Italia. Io devo essere attento nel prendere cose nuove per portare un messaggio differente, devo essere il primo a credere che si abbia una forza differente rispetto a ciò che abbiamo fatto vedere. Sono il primo a non volersi arrendere di fronte a qualsiasi difficoltà e ad avere fiducia nel lavoro che posso portare avanti. Non hanno responsabilità i giocatori che erano con me in Germania e nemmeno quelli che sono rimasti a casa. Ora si apre una pagina nuova e visto che adesso bisogna analizzare anche la carta d’identità credo sia questo il momento per fare qualcosa di differente. Questo, inevitabilmente, esclude altri calciatori. Vado a creare un nuovo gruppo, una nuova squadra, trasferendo loro meno pressione addosso e facendoli sentire più la bellezza della maglia azzurra”.
Può entrare più nel dettaglio delle convocazioni e sul ritorno di Tonali? Perché non c’è Chiesa?
“Con Chiesa ci siamo sentiti e abbiamo fatto una valutazione equilibrata. Io l’avrei portato come giocatore in più non facendolo partecipare alle due partite. Lui mi ha detto che aveva parlato con la nuova società e aveva bisogno di fare una preparazione specifica per lavorare con loro. C’era bisogno di sviluppare un periodo di allenamento forte, duro, deve adeguarsi ai nuovi metodi di lavoro e parlando lui con i nuovi dirigenti e io con lui tutti eravamo convinti che dovesse sviluppare questo lavoro perché può stare sereno per rientrare poi in questo gruppo. Tonali invece s’è allenato regolarmente, è un giocatore sul quale noi riponiamo molta fiducia e viene dentro. E’ uno di quelli che ho sentito più di tutti in questo periodo, il ragazzo ha riflettuto molto e questo è un motivo in più per portarlo con noi”.
Come evolverà il sistema di gioco? Che Nazionale ha in mente?
“Nelle riflessioni a cui facevamo riferimento prima c’è anche la tattica della squadra. Nelle richieste un po’ troppo esigenti c’era anche quella di difendere a quattro e costruire a tre, di cambiare vestito durante la partita e probabilmente quello è stato un errore. Ora questo dubbio voglio toglierlo: giocheremo sempre 3-5-2 o 3-4-2-1. Ora se fate il giochino dei doppi ruoli diventa facile partendo dal 3-5-2 o dal 3-5-1-1 o dal 3-4-2-1. In avanti si è un po’ più liberi di interpretare le qualità che si hanno, ma il sistema è quello. Ho riflettuto, probabilmente devo fare in maniera diversa e questa è una delle cose che cambierò. Ricci? Ha sempre fatto il mediano davanti alla difesa e il fatto che possa giocare anche a centrocampo è un qualcosa in più. E’ un vantaggio. Ne ho convocati 23 precisi e anche questo è figlio di ciò che ho pensato e visto: chiamandone di più poi gli allenamenti non vengono al meglio, sei lì continuamente a cambiare e loro non sono liberi di allenarsi al meglio. E poi così si sentiranno totalmente dentro il progetto di queste due partite. Voglio tutti i giocatori molto interessati alla causa”.
Qual è stata la cosa che ti ha dato più fastidio in questa tua brutta estate?
“La prestazione che abbiamo fatto. Tutto il resto per me conta relativamente. A volte faccio quello arrabbiato, quello che è pronto a mordere, ma sono tutti giochi che si fanno in base alle posizioni. Ma sono 30 anni che faccio questo lavoro e non ho ricordanze di una mia squadra che non ha lottato come quella squadra lì. Abbiamo fatto poco… Bisogna essere obiettivi e fare le giuste valutazioni: io spero che anche altri calciatori abbiano avuto il malessere che ho avuto io durante l’estate. Questa estate non ho fatto altro che ripensare al ritorno in Nazionale: sono stato tre giorni a Ponza e poi sempre in campagna a casa mia, non sono andato da nessuna parte. Mi dava fastidio aver fatto vivere un momento come la partita contro la Svizzera ai tifosi dell’Italia. Come sta Bastoni? Abbiamo visto cosa è successo durante la partita, l’ha chiamato Buffon e poi io. I dottori erano stati un po’ più pessimisti, mentre lui è stato molto più ottimista sulla possibilità di mettere tutto a posto in pochi giorni. E questo già da sabato mattina. Oggi aveva ancora quella idea, si valuterà di giorno in giorno e poi si prenderanno le corrette decisioni”.
Che squadra ha rivisto oggi?
“Quello di oggi è un giorno bello per me e per loro, ci si ritrova qui a far parte della Nazionale. Abbiamo tutte le caratteristiche per poter far bene: abbiamo calciatori che hanno dentro questa convocazione un illustre passato. Abbiamo a che fare con una squadra che ha grande qualità, grande possibilità di livellamento alto. La pensiamo sempre allo stesso modo. E’ chiaro che poi a fare la differenza sono la condizione fisica e lo svolgimento interpretativo e di richiesta della partita, ciò che fai nella partita fa la differenza e in questo tenteremo di lasciarli più liberi per mettere in pratica la loro qualità perché di qualità ne hanno”.
Perché la squadra è mancata contro la Svizzera?
“Voglio togliergli un po’ di difficoltà, di gestione di quelle emozioni. Forse le ho caricate troppo quelle partite da un punto di vista della responsabilità. Io nelle analisi con loro gli ho sempre portato dati che vedevo nello sviluppo di altre partite. Anche dopo aver giocato abbastanza bene la prima, noi eravamo un po’ sotto il livello di intensità medio rispetto alle altre squadre. Ad alta velocità facevamo meno metri degli altri. E qui torno sul discorso relativo alla condizione fisica: quando è così, devi tenere la palla perché se la tengono gli altri diventa tutto più difficile. A rincorrere si fa sempre più fatica, se non hai palla diventa tutto più difficile. Contro la Svizzera e contro la Spagna l’abbiamo tenuta poco, contro la Svizzera è mancata voglia e determinazione, un aspetto balzato sotto gli occhi di tutti perché contro la Croazia la squadra è riuscita a pareggiarla. Siamo stati fortunati a segnare all’ultimo secondo, ma in quella occasione abbiamo giocato alla pari contro un avversario fortissimo. Il nostro girone non era assolutamente facile. Dobbiamo rimettere apposto gli errori commessi contro la Svizzera, mi hanno dato tantissimo fastidio e spero sia stato così anche per i calciatori.
Ha avvertito la fiducia? La sente ancora?
“La mia volontà di proseguire passa anche dall’aver capito fin da subito che la gara con la Svizzera non cambiava assolutamente nulla sulla considerazione del presidente e della Federazione. Avessi avvertito sensazioni diverse, mi sarei messo a parlare con loro. Questa fiducia mi ha permesso di mettermi subito al lavoro per andare a trovare delle soluzioni alternative, per rimettermi subito in pari dopo gli sbagli che hanno causato questa brutta sconfitta. Mi mette più in difficoltà chi cerca le scusanti di ciò che è successo, chi ti compatisce con lo sguardo. Al contempo, fa enormemente piacere vedere che chi hai intorno ti riabbraccia e ha fiducia nel tuo lavoro. Per me Gravina s’è mostrato fin dal primo giorno come una persona competente, preparata e sincera ed è sempre stato così, è ancora così. E’ una persona perbene, l’ho sentito ogni tre gironi al telefono da quando ho preso questa posizione e quasi sempre lui mi ha chiamato per trasferirmi la sua fiducia nei miei confronti. E’ uno dei principali motivi che mi ha spinto ad accettare questo incarico, nonostante il momento delicato che stava attraversando la Nazionale in quel momento lì. Ringrazierò sempre Gravina e la FIGC per avermi permesso di essere in questa posizione”.
La squadra ha capito la gravità di ciò che è successo? Perché non c’è Locatelli?
“Stamani sia io che Buffon abbiamo parlato coi giocatori. Per quei dieci minuti che ho parlato mi sono sembrati molto determinati. Quando ha parlato Buffon erano attentissimi, Gigi ha toccato anche tasti emotivi. Il resto poi si svilupperà durante gli allenamenti. A me sono sembrati con lo sguardo corretto visto il momento che stiamo attraverso e per la competizione che andiamo ad affrontare. Questa competizione può darci il vestito corretto per poi andarci a giocare la qualificazione Mondiale, sono gare di altissimo livello che poi ci danno esperienza per andare a giocarci la qualificazione. E poi è un torneo a sé, c’è una classifica e un blasone da rispettare. Locatelli lo conosciamo bene e sta facendo bene, lui è dentro il gruppo che noi pensiamo possa far parte della Nazionale. E’ codificabile cosa sa fare e il suo apporto, mentre Fagioli e Ricci hanno possibilità di un cambiamento totale nel farli giocare, hanno iniziato adesso e stanno crescendo. Devono ancora far vedere il loro livello e questo è un po’ il ragionamento. E’ facile portare Acerbi, il suo rendimento è sicuro. Ma dobbiamo giocare una competizione tra due anni e delle personalità nuove. Da un giocatore di 27-28-30 anni sai cosa aspettarti, un giocatore di 20-22 anni può cambiare totalmente dandogli fiducia in competizioni che non ha giocato”.
Jorginho è fuori dalla Nazionale? Non c’è il rischio che l’arrendevolezza vista con la Svizzera diventi una costante?
“Per Jorginho è un po’ lo stesso discorso fatto con Acerbi. Sicuramente ti dà la qualità nella gestione e attualmente è difficile ritrovare questo aspetto in altri calciatori. Ma io penso che ci sia qualcosa che ancora non è venuto fuori e possa fare anche meglio di quella qualità lì. Andando a cercare qualcosa di nuovo, voglio vedere se riesco a trovare qualcosa di più in quel ruolo. Poi sarà il campo a dar ragione a un modo di pensare o a un altro. Per quanto riguarda il pensiero dei calciatori, stiamo facendo conoscenze nuove. Con Calafiori facendolo giocare abbiamo trovato dei valori altissimi: se l’avessi gestito, non avrei trovato quelle qualità. Si fanno delle prove che in alcune casi possono esser azzardate… Ma Chiellini non c’è più, nel 2021 c’era Chiellini e va ritrovato in altri giocatori che noi portiamo e vogliamo capire se hanno determinate qualità”.
C’è una scelta fatta per l’Europeo che non rifarebbe? C’è un reparto che le mette più ansia degli altri?
“Delle riflessioni le faccio sempre, ci sono delle cose che a volte ti mettono lì 50 e 50 e devi fare una scelta. Locatelli è un giocatore forte e quando lo lasci fuori un po’ ti dispiace, stesso ragionamento per Cristante. Mi dispiace per tutti coloro che ho lasciato fuori anche perché non sono loro i responsabili di ciò che è accaduto, il responsabile sono io. Ne ho portati soli 23 perché voglio sentirli e vederli dentro il progetto, questo credo gli determini un po’ di fiducia in più. E noi si va avanti dritti per la nostra strada, convinti della strada che abbiamo davanti. Vogliamo disputare una grande partita a Parigi contro la Francia. Non c’è alcun reparto che mi mette ansia: mi aspetto molto dalla fisicità di Kean e di Retegui, dalla corsa di Tonali e Brescianini, da Ricci. Voglio vedere un Fagioli differente rispetto alle scelte fatte in quella partita lì. Devo fargli sentire fiducia. Abbiamo una difesa forte da un punto di vista fisico e di velocità, l’essenziale è riuscire a farli funzionare”.
C’è stato un qualcosa questa estate dal punto di vista personale che l’ha resa più o meno brutta? Oggi si sente più selezionatore?
“L’allenatore è quello che lavora in campo in un certo modo, ma poi in quel lavoro lì c’è anche il selezionatore. Qual è la differenza sostanziale? Difendere a quattro e impostare a tre è una cosa che può comportare un periodo di lavoro più lungo e per questo ho deciso di eliminarla, questa è una cosa che va in quella direzione. Però in questi ragionamenti c’è sempre la qualità individuale. Giocherò con tre difensori centrali e imposterò a tre, però poi ci sono fasi di gioco che non sono sistemabili tutte le volte e c’è la qualità e il livello individuale. Tra selezionatore e allenatore non so quale sia la differenza, io devo sempre selezionare undici giocatori che vanno in campo. E’ come il discorso del calcio facile e del calcio difficile, io so solo che se faccio quella professione lì devo dedicargli tempo. Noi dobbiamo avvicinare i bambini a questo sport e io devo pensare a come attrarre i bambini. Chiunque chiamasi professionista deve lavorare per quella professione un tot di ore al giorno, deve andare a lavorare. E questo non vuol dire togliergli l’uno contro uno, io sono per un calcio molto libero e fluido. Detto ciò, col 3-5-2 e con le coppie prestabilite tolgo questa difficoltà che gli avevo dato l’altra volta. A livello personale non mi disturba nulla, se faccio una brutta figura è giusto che la gente pensi che non sono adatto al ruolo. E’ impossibile non rincorrere una palla come non si è fatto in quella gara lì: devo stare zitto quando negli sguardi alludono che non sai fare il tuo lavoro, c’è da pedalare e da fare meglio”.
Chiamando 23 giocatori vuole formare una squadra simile a un club?
“Il discorso è quello di creare un gruppo, far crescere i calciatori e dare poi la possibilità a dei calciatori che hanno valori forti di poterli mettere in evidenza. Poter far vedere delle giocate che ancora sono nascoste, che non hanno totalmente evidenziato il valore di quel calciatore. Anche qui c’è bisogno di un gruppo, di fare una corsa in più per il compagno e con un gruppo un po’ ristretto è più facile. L’intenzione è far crescere i giocatori
Perché Okoli e Brescianini? Per giocatori come Acerbi, Darmian e Jorginho porte definitivamente chiuse?
“Le porte non sono mai chiuse per nessuno, ma è chiaro che voglio concedere questa prova a questi ragazzi e andremo a valutare che risultati si hanno. Questi ragazzi dovranno mostrare una voglia straordinaria di portare a casa anche una rimessa laterale e si andrà a vedere se si è pensato male oppure no. Okoli e Brescianini li ho chiamati perché è sempre il campo ciò che decide tutto. Okoli ha fatto vedere di avere una forza fisica ottima e velocità in campo aperto. Poi nelle valutazioni e nel posizionamento deve migliorare certe cose, ma quello è possibile. Mentre i cento metri in dieci secondi o li sai fare o non li sai fare”.
Cosa pensa del calciomercato aperto? Dispiaciuto per la decisione di Barella di operarsi? Cosa pensa di Kean?
“Sul calciomercato sono allineato a tutto ciò che hanno risposto tutti i miei colleghi, è una roba incredibile che crea ulteriori difficoltà. Secondo me la sintesi è che giocare mentre si è in trattativa con un’altra squadra è come fare l’amore con una e pensare a un’altra. Kean ora gioca con continuità, Palladino è entusiasta delle qualità del suo calciatore. Noi nutrivamo fiducia in queste sue qualità, l’avevamo già portato e gli avevamo fatto giocare spezzoni di partita importantissimi. Barella mi ha chiamato subito dopo la convocazione e mi ha messo al corrente della sua difficoltà: gli voglio bene, è un professionista serio e in questo caso non posso cambiare la direzione del vento, posso solo adeguare un po’ le vele. Per cui debbo avere l’alternativa e aspetto Barella per la prossima convocazione. Ho parlato con Volpi, medico sociale dell’Inter, ma di solito a parlare sono i nostri medici e a loro è stato spiegato bene il problema. Deve farsi questo intervento e l’hanno programmato per questa sosta qui. Nel ragazzo io ho fiducia, l’ho trovato sincero: ha difficoltà respiratorie ed è bene metterlo nelle condizioni di esprimersi al meglio”.