Home Serie A Spalletti: “Contro l’Empoli partita delicatissima. Vinciamo lo scudetto per la nostra città”

Spalletti: “Contro l’Empoli partita delicatissima. Vinciamo lo scudetto per la nostra città”

Il tecnico torna al suo passato

Spalletti
LUCIANO SPALLETTI PENSIEROSO ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

Intervenuto in conferenza stampa alla vigilia della sfida contro l’Empoli, Luciano Spalletti ha parlato delle difficoltà della gara di domani ma anche della Champions, dopo le fatiche di Francoforte. Queste le sue parole:

L’anno scorso ad Empoli il punto più basso? Quel momento ha aiutato a costruire questo Napoli? 
“Credo ci siano stati passi avanti importanti dopo le sconfitte, la lettura e le gestioni di situazioni simili è stata ammortizzata bene. E’ una partita delicatissima per la loro precisa geometria tattica, noi dovremo dilatare la loro compattezza. Loro hanno un modo di giocare che viene da lontano, sanno stare in campo benissimo, hanno calciatori forti, fortissimi tipo Vicario, ormai ne parlano tutti, Parisi, Baldanzi, sono calciatori che noi ci troveremo il prossimo anno nelle grandi squadre a confrontarsi per l’alta classifica e già ora sanno come comportarsi in campo, poi c’è l’esperienza di Luperto che abbiamo avuto e doveva giocare con continuità, tutti segni della difficoltà della gara e dovremo essere bravi. Lei ha mai fatto il fabbro? Io sì, con gli occhiali da fabbro si vede solo davanti, di lato no perché c’è la barriera”.

Ad Empoli lei ha iniziato, com’è cambiato Spalletti e come immagina il traguardo?
“Sono partito da lì e sono molto grato ad Empoli, visto che l’ha citato facciamo una parentesi corretta. Nel calcio cerchiamo continuamente modelli da cui prendere qualcosa e per lavorare in maniera corretta bisogna imparare e da quelle parti c’è possibilità di vedere come si fa calcio. Lì di spunti su come fare calcio e di una visione futura se ne possono trovare tanti. Io sono stato favorito nel lavorare lì con quella impostazione, 7 anni tra allenatore e calciatore, 20 da tifoso, ne ho avuto benefici e strada facendo si fanno nuove esperienze”.

Sulle condizioni della squadra in vista delle rotazioni: “Gli abbiamo dato un giorno di recupero totale dopo Francoforte. Potevamo fare un allenamento di recupero, ma riportarli nello spogliatoio era già riportarli alle cose di tutti i giorni, poi abbiamo dei preparatori molto bravi, sanno benissimo indicarmi il carico muscolare che dobbiamo fare negli allenamenti successivi. Noi lavoriamo in modo da non addizionare fatica su fatica. Quando si vincono le partite così sono dei massaggi alla testa oltre che ai muscoli e funzionano più di un massaggio di un professionista. Stanno tutti bene e poi è chiaro che cerchiamo di scegliere meno possibile anche se per me non è facile perché di dubbi ne ho sempre tanti per la qualità dei calciatori”.

C’è un aggettivo non ancora usato o uno che lei userebbe? 
“Non fare confusione tra il lavoro e la scaramanzia. Se uno non parla dicono è per scaramanzia, ma è per il lavoro. Dopo una partita si mette un pannello, non ci pensiamo, poi chi vuole comprare lo spumante… qui non c’è, oggi è il compleanno di Rrahmani altrimenti non ci sono pasticcini e spumante. Qui si lavora in maniera corretta, la partita con l’Empoli ci ha distrutto il lavoro di un anno intero, non del poter vincere o meno, ma proprio per l’equilibrio, la forza, potevamo perdere ma c’era sempre stata una reazione mentre lì fu brutta perché potevamo andare 3-0 e invece perdemmo e quelle gare diventano devastante e soffrimmo tantissimo. Capisco che voi facciate fatica a interpretare la difficoltà delle partite come queste, ma noi non dobbiamo farlo, venendo qui sarebbe più facile per voi capire certi discorsi. Non c’è nessuna scaramanzia! Vogliamo vincere per la nostra città, lo sentiamo, lo percepiamo. Non bisogna fare il minimo errore, a volte anche non volendo vengono fuori e sono determinanti per ribaltare le situazioni. Dall’euforia non deve iniziare la presunzione che mette fine alla crescita”.

Napoli modello del calcio italiano? Va sempre a mille, è organizzato, strutturato ed in Europa sembra una inglese con gli stessi interpreti.
“Non lo so se può diventare un modello, la nostra impostazione è questa, giocare un buon calcio, per le nostre caratteristiche per fare più risultati possibili. I complimenti ci fanno piacere, ovviamente. Sui sostituti poi, se ragioniamo su Di Lorenzo che si propone sempre così, perchè devi cercare un sostituto? Oppure Osimhen che all’80’ lo vedi così e poi ti strappa ancora, lui è disponibile a quel sentimento per l’aiuto ai compagni. Gli altri non sono uguali, sono differenti: poi c’è chi ha bisogno di recuperare, non ha un motore potentissimo e dopo alcuni km devono fare una pausa. Quando hai due forti invece è meglio se funzionano tutti perché il titolare poi alla lunga può abbassare, a meno che non sia Di Lorenzo, Osimhen, Lobotka… sono valutazioni per gli altri da fare per evitare rischi”.

Ancora sulla continuità senza presunzione: “Il modo di venire ad allenarsi, quando uno viene con lo spirito di ‘devi darmi qualcosa’, ma io non devo dare niente, devo ricevere, loro devono dare qualcosa a chi li guarda, indossando una maglia come quella del Napoli”.

Anguissa un diesel nella ripresa, come si spiega non abbia mai giocato in una big europea?
“Io non devo spiegare tutto (ride, ndr). Spesso si è detto di Lobotka, ma io sono fortunato, lo conoscevo dai tempi dell’Inter, me lo segnalò Pane, un mio collaboratore che giocava davanti alla difesa, ha allenato squadre importanti in B e C. Mi ricordo che pensammo di aggiungere un giocatore, poi facemmo giocare Brozovic, ma non potevamo spendere quei soldi per Lobotka e quando sono arrivato sapevo benissimo chi fosse. Di solito funziona così, il direttore fa un nome o ascolta se conosci qualcosa, qui ho Beccaccioli che di giocatori ne conosce tanti, a volte parla col direttore e qualche nome lo tira fuori anche lui, poi il direttore ti dice i nomi sul taccuino e si vanno a guardare. Di lui non ce n’è stato bisogno, lo conoscevamo già. Pane mi disse guarda questi qui che è bravo. Anguissa? Mi garbava fare un complimento a Lobo e Pane (ride, ndr), ma Anguissa è fortissimo, è extra-large per i complimenti, si sovrappone in bandierina, crossa, poi loro ripartono e lo trovi a contrastare. E’ uno da raggio d’azione per tutto il campo, con una forza e continuità senza sosta”.

La sua emozione per il Premio Bearzot?
“Un premio importantissimo, mi rende orgoglioso per il personaggio, il comportamento, il suo calcio, averlo a casa mia mi fa sentire più forte”.

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