Sotto il segno della “Joya”

Dybala

Domenica sera la Juventus ha battuto in casa 1 a 0 la Roma, issandosi al secondo posto in classifica a due punti dalla capolista Napoli e a + 4 da Fiorentina ed Inter, a braccetto al terzo posto. E mercoledì sera i bianconeri hanno schiantato l’Inter in casa nella semifinale di andata di Coppa Italia. Due partite con due reti a testa per Paulo Dybala e per Alvaro Morata, che ha ritrovato la via del gol che gli mancava da inizio ottobre.

Ma il cardine di questa Juventus che non perde in campionato dalla decima giornata è Paulo Dybala, autore della rete decisiva che ha portato i bianconeri a vincere contro i giallorossi la loro undicesima partita consecutiva in campionato, ad una dal record della Juventus di Conte targata 2013/2014 (tra la nona e la ventesima giornata).

La squadra torinese si è evoluta: dai cinque punti nelle prime sei giornate, ora si ritrova a quota 45 a soli due punti dal Napoli ed i bianconeri sembrano essere tornati la schiaccia sassi delle ultime quattro stagioni. Il merito è di tutta la squadra, da mister Allegri, che è passato dal “non capirci nulla” a tornare l’allenatore che tutti conoscevano (risoluto, capace, motivatore ma non certo un fenomeno), dalla una difesa tornata a “livelli Juventus” ad un centrocampo che ha ritrovato un Pogba decisivo ad un attacco che fa male ad ogni incursione.

Il vero trascinatore però è Paulo Dybala arrivato a Torino due giorni prima della finale di Berlino e pagato la bellezza di 32 milioni più otto di bonus, per un totale di 77 miliardi del vecchio conio. “Come si fa a spendere così tanti soldi per uno che ha giocato solo con il Palermo tre stagioni, di cui due anonime?”. E l’arrivo a Torino di Dybala, soprannominato in Patria “la joya”, ha storto molti nasi in quanto il giocatore avrebbe dovuto prendere il posto in attacco di un certo Carlos Tevez, indossando la maglia appartenuta per quattro anni ad un certo Andrea Pirlo ed in passato anche ad un certo Zinedine Zidane. L’ex Palermo la stagione scorsa segnò ben tredici reti nella sua prima vera, e seria, stagione nella nostra Serie A. Un bel bottino, ma poco per gli “standard” dei tifosi juventini.

La “joya” giocò la prima partita ufficiale stagionale in Supercoppa italiana a Shanghai contro la Lazio, subentrando nella ripresa a Kingsley Coman, stando in campo mezzora ma segnando il gol del definitivo 2 a 0: se saranno rose, fioriranno avranno pensato gli scettici. Ma all’inizio non è tutto rose e fiori per il ragazzo argentino di origine polacca.

La “gioia” è però un predestinato: ad appena 17 anni spopolava nell’Instituto Atlético Central di Córdoba, serie cadetta argentina, e nell’estate 2012 fece armi e bagagli e partì alla volta dell’Italia, passando per 12 milioni al Palermo. “El pibe de la pensión” salpò con buone intenzioni tra i rosanero, ma le difficoltà furono parecchie: tre reti il primo anno e retrocessione in Serie B per il club di Zamparini, cinque reti in cadetteria e promozione in Serie A la stagione successiva; tredici reti servendo ben dieci assist ai compagni l’anno scorso.

E nelle tre stagioni palermitane, Dybala è passato dall’essere una prima punta a diventare successivamente una “seconda”, prima con Kyle Lafferty e/o Abel Hernandez e con Franco Vazquez e qualche volta con il “gallo” Belotti nel 3-5-2 di Beppe Iachini. Dybala è uno da 3-5-2? Assolutamente sì e Marotta-Paratici superarono l’agguerrita concorrenza e lo portarono a Torino per renderlo la seconda punta ideale da affiancare al neo acquisto Mario Mandžukić econtendersi il posto con Álvaro Morata.

Paulo Dybala fiore all’occhiello della campagna acquista estiva insieme a Sami Khedira e al “profeta” Hernanes.

Nelle prime partite la Juventus arrancò in maniera incredibile, ma le prime due reti nelle prime tre partite di campionato sono state segnate proprio dalla “joya”. E se non era per il rigore del numero 21, magari il Chievo, alla terza giornata, avrebbe espugnato, come l’Udinese alla “prima”, lo “Stadium”.

Allegri sembrò non trovare la quadra: negli ultimi quattro campionati, la Juventus perse in tutto undici partite ed in questo ne aveva perse già quattro in sole dieci. Il tecnico livornese si trovò a cambiare ogni volta modulo e ogni volta andava sempre peggio: 4-3-3, 3-5-2, 4-3-1-2 e Juventus sempre nella parte destra della classifica. In questo ginepraio di moduli, Paulo Dybala si trovava come un pesce fuor d’acqua, segnando però nelle prime dieci giornate quattro reti, diventando il top scorer bianconero.

Il giovane attaccante classe 1993 all’inizio non veniva considerato da Allegri, il quale gli preferiva Álvaro Morata in coppia con Mario Mandžukić oppure giocava con Cuadrado avanzato a destra, ma i risultati erano scadenti, soprattutto per lo spagnolo, ombra di quello strepitoso della scorsa stagione.

I tifosi (polso critico di ogni squadra) non cambiarono la propria opinione sul loro attaccante, considerandolo un craque, in negativo: prima punta, seconda punta, trequartista, esterno alto, panchina, ancora prima punta e poi trequartista. Dybala non partiva quasi mai titolare eppure anche giocando in ruoli non suoi, il ragazzo di Laguna Larga era sempre uno dei migliori in una della Juventus peggiori della storia. Dopo la sconfitta contro il Sassuolo (10a giornata) qualcosa cambiò in meglio tra i bianconeri e da allora è iniziato il loro “rinascimento”. “Rinascimento” che è partito anche grazie ai piedi (anzi al piede sinistro) di Paulo Dybala: nelle undici vittorie consecutive, il numero 21 argentino ha “gonfiato la rete” otto volte, molte di pregevole fattura (Milan, Lazio, Fiorentina, punizione contro l’Udinese, la rete di domenica alla Roma), servendo sei assist. E ora il piccolo attaccante ex Instituto è ad una rete dal proprio record italiano. Record che supererà nelle prossime partite se manterrà questi ritmi. E qualcuno ha paragonato il numero 21 argentino con un altro argentino che ha fatto la storia della Juventus, Omar Sivori.

Dybala ha fatto rimpiangere i suoi detrattori e ha preso la Juventus per mano, trascinandola fino al secondo posto in classifica e che ora può guardare con più “tranquillità” la doppia sfida di Champions League contro il Bayern Monaco ed in classifica marcatori è dietro all’irraggiungibile Gonzalo Higuain con ventuno reti in altrettante partite giocate. La “joya” a differenza del “pipita” non è una prima punta ed è alla sua prima stagione in un top team, ma il CT della Seleccion olimpica, Gerardo Martino, lo ha già “prenotato” per Rio, dove giocherebbe in coppia con Mauro Icardi, a differenza di Dybala in crisi di prestazioni e di reti.

La “gioia” compirà a metà novembre 23 anni, ma ha già le stimmate del predestinato e qualcuno lo sta già paragonato (a torto o a ragione) a Lionel Messi- Alcuni paragoni a oggi sono molto azzardati, anche se la “pulce” del Barcellona ha sempre parlato bene del connazionale.

Se è difficile il paragone con Messi, quello con Tevez calza (sempre nei limiti) meglio. Dybala ha nove anni in meno dell'”apache” ed è all’inizio della carriera mentre Tevez è tornato in Argentina, la scorsa estate, al Boca Juniors per chiudere una carriera eccezionale. L’attaccante di Ciudadela è stato per due stagioni il faro della Juventus, l’ultima “contiana” e la prima con in panchina il tecnico livornese: l'”apache” ha salutato Torino con cinquanta reti e venti assist. Tevez è stato il fulcro del gioco bianconero, creando sempre superiorità numerica in avanti e scompiglio nell’ultima trequarti avversaria, mentre Dybala fa la seconda punta “falsa”, giocando molto dietro rispetto al ruolo e non appena arriva a ridosso dell’area avversaria sfodera il suo sinistro e qualcosa di buono accadrà sicuramente.

Se Tevez passa(va) la palla, Dybala prova sempre il dribbling mettendo la sfera giocabile per il compagno accorrente in area (vedere l’assist per Mario Mandžukić contro la Fiorentina). Anche Tevez dribblava, ma Dybala lo fa in maniera più “leggera” mentre l'”apache” si involava (vedere gol contro il Parma lasciandosi alle spalle tre avversari in cinquanta metri) e quasi sempre segnava. Insomma, i tifosi bianconeri non possono che essere soddisfatti ora del loro nuovo campioncino che la perdita del numero 10 sia stata nel complesso…ammorbidita. Ed il debutto di Paulo Dybala in Nazionale maggiore è avvenuta lo scorso 13 ottobre sostituendo proprio Carlos Tevez. Predestinato, si diceva prima.

Chi sta patendo l’esplosione di Dybala è Alvaro Morata, che lo scorso anno andava a nozze con Tevez. Con l’arrivo del nuovo compagno di reparto, l’attaccante spagnolo sembra l’ombra del trascinatore della scorsa stagione: il numero 9 ha sin qui segnato, tra campionato e coppe, cinque reti, alcune importanti (vedere Manchester e Siviglia in Champions League e la recente doppietta ammazza-Inter in Coppa Italia), ma l’esplosione dell’argentino ha portato il ragazzo di Madrid a giocare poco e male quando è stato impiegato.

Il numero 21 di Allegri invece ha in Mario Mandžukić e Simone Zaza, due prime punte classiche, i compagni d’attacco preferiti. Come lo sono state Lafferty e Vazquez ai tempi del Palermo: partenza da lontano con gol o assist per il compagno di turno. Tutto con il “pie izquierdo”.

Febbraio e marzo saranno i mesi decisivi sia per la Juventus che per Paulo Dybala: tra la rincorsa al Napoli (con in mezzo lo scontro diretto del 13 febbraio), il ritorno di Coppa Italia contro l’Inter (2 marzo) e le due partite contro il Bayern Monaco (23 febbraio – 16 marzo), si deciderà la sorte di questa stagione iniziata male ma che potrebbe finire in maniera molto più dolce.

Nei tre appuntamenti in questione, Paulo Dybala dovrà essere lucido, in forma ed al servizio della squadra. C’è una piazza che vuole sognare ancora e poi c’è papa Adolfo che dal cielo sarebbe orgoglioso del proprio figlio.