Fenomeno Sinner, ancora lui
Jannik Sinner finalmente sorride nell’abbraccio con la sua squadra, dando l’idea di uno che voleva chiudere in fretta la finale dell’Australian Open. Mancano pochi minuti alle 12:30 (ora italiana) e il mingherlino dai capelli rossi ha appena vinto il suo secondo titolo australiano consecutivo. Del resto a quell’ora sta iniziando la partita di calcio del suo amato Milan contro il Parma. Probabilmente l’idea era di vedere la partita con il trofeo dei canguri in mano.
Più che vincere stra-vincere
Vincere l’Australioan Opem in tre set, è un lusso concesso a pochissimi predecessori. Il nostro Campione lo ha fatto senza nemmeno concedere una palla break a Sascha Zverev bissando così il titolo dello scorso anno. Per lui la pressione non esiste anzi lo gasa, e la vittoria sta diventando consuetudine. Vince con uno scambio finale magistrale tra palla corta e chiusura ai incrocio con Zverev a rete. Il tedesco metaforicamente è caduto proprio nella rete tessuta del nostro Campione. Il tedesco non ha nulla da rimproverarsi, perché oggi nessuno può battere Jannik Sinner.
L’incipit
In principio abbiamo goduto di un match equilibrato e il punto di rottura è stato il quinto game del primo set in cui il tennista italiano ha potuto avere ragione dell’avversario con dieci sudatissimi punti. Da qui nasce il primo break dell’incontro. Guardate le facce. La sicurezza granitica di chi non tradisce emozioni, il nervosismo di chi subisce l’irruenza dell’avversario. Gli errori gratuiti si sprecano da parte di Sascha (ben dodici già a metà del secondo set), ma in questa seconda sequenza filmica del match il tedesco reagisce trasformando il nervosismo in rabbia agonistica. Annulla due palle break e gioca colpo su colpo alternando bordate da fondo campo a palle corte insidiose. L’analisi psicologica dalle espressioni del viso si legge ora bene affidandosi all’udito. Andate a riascoltare gli sforzi emessi da Zverev e metteteli a confronto del silenzio dell’altoatesino in ogni colpo del secondo set (servizi compresi). Una analisi spettrometrica arricchita dalla curiosa colonna sonora dei gabbiani che hanno goduto della finale senza pagare il biglietto.
Secondo atto cruciale
Nel secondo set Zverev cresce, ma Sinner tiene testa colpo su colpo. Le palline viaggiano a velocità supersonica e non solo al servizio. Un dritto vincente di Sinner raggiunge i 160 km orari e Zverev non è da meno. Ogni prima a segno per Sinner è sinonimo di punto (14 già nella prima metà del secondo set). Proprio in un memento delicato sul 5-4 per il tedesco, Sinner si affida alle prime palle per riportare l’equilibrio al 5-5. I servizi vincenti di Zverev sono egualmente determinanti (10 gli ace fino a quel momento): equilibrio è la parola d’ordine di questo secondo set crocevia della finale. E infatti lo scambio della patita è proprio qui, sul 6-5 per Zverev Sinner consegue il punteggio di 40-30 in maniera sensazionale: da far vedere nelle scuole di tennis. Su questo punto il tennista italiano si guadagna il tie-break, e Sinner ci arriva forte di 15 vittorie negli ultimi 17 tie-break in tutti i tornei disputati. E guarda caso, da questo punto in poi sentiamo anche l’urletto di Sinner nei colpi decisivi. Il tennista altoatesino vince il secondo set 7 punti a 4 affidandosi al miglior servizio di tutto l’incontro e baciando la riga con il punto vincente, una sventagliata di dritto che piega in due l’avversario.
La stretta finale
Al terzo set è evidente a che tipologia di partita stiamo assistendo: la potenza di Golia contro la scaltrezza di Davide. La muscolarità di Zverev è annientata dall’intelligenza tattica ineguagliabile del nostro Campione. Non che Jannik difetti di energia, anzi, ma la sua “fionda” risolutrice consiste nella capacità di gestirla. Sinner “uccide” l’avversario mentalmente ancor prima che fisicamente. A onor del vero a Zverev bisogna riconoscere l’onore delle armi. Nel terzo set non getta la spugna, lotta nonostante il traguardo sia ormai più distante, così come la silhouette dell’esile Jannik che lo sopravanza con tanto di nuvola di polvere. Ma ciò è verso solo fino alla prima metà dell’ultimo set. Il break che porta il nostro al 4-2 è l’inizio della fine per Zverev; la stretta finale di una sinfonia fatta di colpi di pallina di cui Sinner è il vero direttore d’orchestra.
Davide ha battuto Golia
Jannik vince la partita tatticamente perché sfianca l’avversario puntando sempre sul suo dritto, in una giornata in cui questo colpo di Zverev funziona in maniera troppo altalenante. Sinner vince perché punta spesso al centro spiazzando l’avversario. Vince perché la vittoria parte dalla testa, e la sua è un computer.