Esattamente il 3 aprile del 2016 Simone Inzaghi prendeva le redini della Lazio, reduce da una stagione deludente sotto la guida di Pioli. Dalla ceneri di quella squadra, è nata la formazione che oggi spaventa le grandi d’Italia
Una storia d’amore infinita quella tra Simone Inzaghi e la Lazio. I tanti anni di militanza in biancoceleste da giocatore, caratterizzati dai trionfi storici dell’era Cragnotti, non potevano bastare per chiudere il cerchio. Serviva altro, qualcosa di ancor più forte per far ripartire quel nastro spezzatosi nel 2010, quando “Inzaghino” decise di appendere le scarpette al chiodo. Il lento cammino iniziato alla guida degli Allievi Nazionali fino ad arrivare alla Primavera erano solo un prologo di uno capitolo mozzafiato tutto da scrivere.
La grande occasione arrivò al termine della stagione 2015/2016. L’aquila atterrò bruscamente nel derby contro la Roma dopo un’annata iniziata male e proseguita peggio. La squadra ormai da mesi non riusciva più a seguire Pioli, il condottiero che solo 11 mesi prima l’aveva portata alla qualificazione ai preliminari di Champions League. In questi casi si sa, c’è bisogno di qualcuno che limiti i danni, che conosca un po’ l’ambiente per cercare di mettere insieme i cocci quanto prima. Per questo il duo Lotito-Tare decise di affidarsi a quell’allenatore che tanto bene stava facendo alla guida della Primavera.
Gli albori dell’era Simone Inzaghi e il caso Bielsa…
La prima partita col Palermo fu un trionfo netto, grazie alla doppietta di Klose e al sigillo di Felipe Anderson. Nelle restanti gare i capitolini mostrarono di aver ritrovato il giusto spirito. Nonostante ciò, non riuscirono a centrare la qualificazione all’Europa League (troppi i punti persi in precedenza). Per Inzaghi sembrava già finita. La dirigenza aveva in serbo il colpo ad effetto per riportare entusiasmo in una piazza fin troppo satura dopo i fallimenti dell’ultima stagione. Il “Loco” Bielsa però si tirò indietro a pochi giorni dall’inizio del ritiro di Auronzo. A questo punto non rimaneva che ripiegare sul tecnico di Piacenza. Mai nessuna sventura si rivelò più propizia.
I trionfi della Lazio sotto la guida di Simone Inzaghi
Fin da subito il lavoro di Inzaghi diede i suoi frutti e grazie ad innesti mirati, su tutti Ciro Immobile, al termine della stagione 2016/2017 il club più antico della Capitale tornò in Europa e arrivò in finale di Coppa Italia dopo aver eliminato la Roma nella doppia semifinale. Contro i bianconeri però non ci fu storia, secco 2-0 e addio al trofeo. Il calcio però si sa, è magnanimo, offre sempre un’opportunità di rivincita e nella prima partita del 2017/2018, arrivò il rocambolesco successo in Supercoppa Italiana, proprio contro i piemontesi. È il primo trofeo da allenatore per Inzaghi. Una scossa che diede vita ad un’annata fantastica terminata però con la doppia delusione in Europa League a Salisburgo e in Serie A con la sconfitta contro l’Inter all’ultima giornata che costò la qualificazione alla Champions League. Un duro colpo, che allenatore e squadra si portarono dietro nella stagione seguente. Solo la vittoria della Coppa Italia contro l’Atalanta riuscì a rallegrarla e a renderla importante.
Il sogno scudetto
Sembrava il preludio all’addio ed invece Inzaghi ha giurato ancora amore alla sua amata. Vuole portarla a giocare contro le grandi d’Europa. Ha questo pallino in testa fin dal primo giorno che ha accettato l’incarico. La stagione 2019/2020 è partita in sordina e non proprio sotto i migliori auspici. Ad un certo punto però quasi impercettibilmente e senza volerlo la Lazio è arrivata ad un bivio: “rinunciare” alle coppe per inseguire un sogno proibito, che a pronunciarlo fa scattare un’ondata di incredulità. Il doppio successo contro la Juventus prima in campionato all’Olimpico e poi in Supercoppa Italiana a Riyad hanno aumentato in maniera considerevole la consapevolezza di un gruppo ormai consolidato. I paragoni con le formazioni di Maestrelli ed Eriksson (in cui Inzaghi ha giocato) sono iniziati ad affiorare negli spogliatoi del centro sportivo di Formello e a quel punto è scattata la scintilla, “perchè non provarci?” D’altronde dopo 11 vittorie consecutive e ben 21 partite senza sconfitte i numeri ci sono tutti. Non rimane che aspettare fiduciosi la ripresa del campionato per capire se Inzaghi possa concludere la magnifica opera.
ph: Fornelli