Serie A, si infiamma la lotta per la Champions

Champions League Final Eight

A PARTE ROMA E NAPOLI, CHE AMBISCONO A MINARE IL DOMINIO DELLA JUVE, VI SONO ALTRE REALTA’ CHE AMBISCONO ALL’EUROPA DEI GRANDI.

 

 

Stasera al “Grande Torino”, il Milan di Montella è chiamato a dare una risposta alle altre pretendenti alla terza piazza. Fermo restando che la Roma, ma anche il Napoli, coltivano ambizioni addirittura più grandi (soprattutto i giallorossi), nell’alta borghesia del nostro calcio si affilano le lame per insidiare le tre grandi che, quantomeno sulla carta, vantano le credenziali migliori per approdare anche l’anno prossimo in Champions League.

La Lazio, ma anche le due milanesi, sono subito dietro, con i biancazzurri addirittura ad un punto dal paradiso. Ma occhio a sottovalutare le due compagini meneghine.

L’Inter, dal canto suo, col quinto successo di fila, è la squadra che sta facendo vedere i maggiori progressi. La rosa, seppur sopravvalutata alla vigilia, è comunque di qualità, pur risultando incompleta in alcuni reparti. Manca una prima punta da alternare a Icardi, sempre più capitano di questa squadra, oltre che re dei bomber del nostro campionato. Il settore terzini va rimpolpato con nuovi innesti, e Ausilio in questa sessione di mercato sta lavorando alacremente per portare a casa un paio di elementi validi. L’acquisto di Gagliardini ha convinto pienamente, al suo esordio, ma andrebbe valutato nel medio periodo, anche se si tratta di un giocatore sicuramente di livello, in proiezione futura. Il merito di Pioli, però, sta nell’aver lavorato mentalmente su un parco giocatori che, a livello caratteriale, spesso si è trovato a mal partito, durante la gestione De Boer. Nelle ultime uscite, i nerazzurri non hanno mostrato il loro lato migliore nei primi tempi, per poi esplodere nelle riprese e chiudere le pratiche addirittura nei finali di partita. Vuol dire che c’è fiducia. Fiducia nel tecnico, che sa comunicare con lo spogliatoio. Fiducia nei propri mezzi. E anche nella società, che inizia a capire cosa significhi dirigere un club di questa portata.

Il Milan, atteso stasera da un Toro col coltello fra i denti e da un Mihaijlovic piuttosto motivato (i motivi è facile intuirli…), pur avendo perso un po’ di smalto, è uscito rinfrancato dal successo in Supercoppa. In più ha ancora una gara da recuperare, quindi le carte da giocare in quest’ottica ci sono tutte. Purtroppo, il closing rimandato sta condizionando il mercato dei rossoneri in chiave negativa. L’aver perso un gioiellino come Orsolini e il nicchiare di Deulofeu non sono segnali positivi. La Sino Europe capisca che con i giovani si creano le basi per il futuro, come mostrato ampiamente in questa stagione, non soltanto con le figurine, attualmente fuori portata. Una maggiore intesa a livello societario sarebbe gradita, anche perchè il Milan per tenere il passo necessita di qualche ritocco in rosa. Senza strafare sia ben chiaro, perchè il materiale di cui dispone Montella è di prima qualità.

La Lazio, piegando l’Atalanta, si tiene incollata al Napoli, a un punto di distanza. La ritrovata verve realizzativa di Ciro Immobile potrebbe proiettare i biancazzurri davvero in alto, fermo restando che Inzaghi ha costruito una squadra capace di andare a segno con diversi elementi. Fatto sta che, quando il bomber campano non vedeva la porta, la Lazio era riuscita a vincere quattro partite su sei, prima del crollo di San Siro verso Natale. Logico che, per coltivare ambizioni di altissima classifica, non si possa prescindere da un attaccante da almeno 15 reti, che dia profondità al gioco e garantisca il gol anche in partite meno brillanti. La Lazio, come il Napoli, è quasi schiava del bel gioco espresso. Se la squadra gira, i risultati arrivano. In caso contrario, si perde. Il caro e vecchio pragmatismo all’italiana, se si vuole vincere, è fondamentale.