Stagione 1986/1987, Coppa Italia. Il Milan, un anno prima rilevato da Silvio Berlusconi, incontra il Parma di un certo Arrigo Sacchi e viene sconfitto entrambe le volte, andata e ritorno. Stagione 2013/2014, il Milan in campionato viene sconfitto sia al Tardini che a San Siro dal Parma di Roberto Donadoni. Uno che di Milan se ne intende. Analogie, ovvio, che non significano alcunché, ma se incastonate nel difficilissimo momento che sta vivendo Clarence Seedorf… L’olandese, dopo l’entusiasmo portato all’inizio della sua avventura rossonera in panchina, sta perdendo quotazioni partita dopo partita. Ci sono i risultati negativi, come l’eliminazione dalla Champion’s League e il poker subito a San Siro da Cassano, Amauri e compagnia, ma c’è anche un ambiente che Seedorf fatica a gestire.
Dire che è colpa del tecnico sarebbe un grave errore, così come evidentemente era un grave errore addossare tutti i mali del Diavolo sulle spalle di Massimiliano Allegri, uno che fino a quando ha avuto Ibrahimovic e Thiago Silva ha vinto lo scudetto e ne ha sfiorato un altro. Quella di Seedorf è sembrata un’operazione più mediatica che altro e, nel giro di poche settimane, il Milan è tornato a fare i conti con i problemi di sempre, con il solito Balotelli discontinuo, con una difesa leggera e sbadata, con tanti elementi che non paiono da Milan. Ieri sera, nel summit tra Galliani e Berlusconi, Seedorf non è stato messo in discussione. Ma l’esperienza e il “milanismo” di Donadoni, così come la brillantezza di Vincenzo Montella, potrebbero diventare spettri fastidiosi e ricorrenti per Clarence Seedorf.