Sei anni dopo il Triplete, l’Inter potrebbe sfruttare nuovamente il fattore M. Prima Mancini, e poi Mourinho, furono infatti gli artefici della Golden Age morattiana che, di fatto, si concluse il 22 maggio del 2010 con la conquista della Champions League da parte di Zanetti e compagni. La prima era del Mancio portò tre scudetti, due Coppe Italia e due Supercoppe Italiana un bilancio che eguagliò quello del Mago Herrera sebbene i trofei del tecnico di Jesi fossero stati conquistati tutti in territorio italiano. Il divorzio traumatico a fine del 2008 però non ha mai intaccato il rapporto tra Mancini e l’ambiente interista ed oggi sembra che ci siano i presupposti di una nuova primavera nerazzurra.
Dopo quattro anni dominati dalla Juventus, in questa stagione il campionato italiano non ha un padrone e l’Inter, costruita in toto da Mancini, appare come una delle più serie candidate alla conquista del titolo. Iniziato il torneo nelle retrovie dei pronostici, la Beneamata ha pian piano scalato posizioni sia nelle considerazioni degli addetti ai lavori che nella classifica tanto da ritrovarsi, dopo 15 giornate, da sola in testa alla classifica. È vero che il vantaggio sulle rivali è il minimo sindacale, Fiorentina, Napoli, Roma e Juventus sono lì, però è vero che i nerazzurri stanno dando dimostrazione di una solidità ed una compattezza che nessuno, oggi, sembra possedere in serie A. Non sono un caso le 8 partite vinte per 1 a 0: Medel e soci quando passano in vantaggio quasi mai vengono ripresi, è accaduto solo a Palermo, e questo è sintomo di una grandissima tenuta mentale e fisica. Inoltre di fronte ad Handanovic si erge una vera e propria muraglia invalicabile: dai due centrali, Miranda e Murillo, alla cerniera di centrocampo formata via via dai vari Medel, Felipe Melo, Brozovic, Kondogbia, Guarin.
L’Inter, non è un segreto, non ha fuoriclasse assoluti come era nella prima era manciniana oppure come posso avere le dirette concorrenti, da Higuain a Pogba, da Pjanic a Dybala ma, come detto, è granitica e, cosa fondamentale, è una squadra. Ogni calciatore che scende in campo dà tutto per la causa, che siano 90 oppure dieci minuti: emblematici i casi di Ljajic, Biabany, lo stesso Palacio fino allo scorso anno titolare inamovibile. Fa sorridere pensare che Roberto Mancini, da giocatore uno dei più estrosi e spettacolari della storia del calcio italiana, sia diventato pragmatico e concreto una volta indossati i panni dell’allenatore. Nessuna compagine guidata in panchina dall’ex numero 10 di Samp e Lazio ha mai brillato per spettacolarità (anche se quando hai in squadra contemporaneamente Ibra, Zanetti, Stankovic, Figo, Adriano, Maicon è difficile che lo spettacolo non venga fuori da solo) ma il concetto di squadra, il concetto di puntare tutti verso un unico obiettivo, la solidità mentale sono sempre stati il marchio di fabbrica di questi gruppi.
Altro fattore che potrebbe risultare determinante nella corsa al titolo è rappresentato dal fatto che i nerazzurri non sono impegnati in Europa: se da un lato questo è uno smacco per la compagine meneghina alla lunga potrebbe rivelarsi un vantaggio nei confronti delle quattro concorrenti dirette, tutte ancora in corsa nei tornei continentali.
Tutto perfetto in casa nerazzurra quindi? No, non è certo così perché anche l’Inter ha i suoi difetti a cominciare dalla difficoltà a recuperare quando si trova in svantaggio: contro la Fiorentina è incappata in una giornata nerissima mentre contro il Napoli è stata si sfortunata alla fine ma all’inizio i partenopei hanno fatto ballare non poco Handanovic e soci. C’è da risolvere il problema di Icardi, fermo a soli 4 gol e più volte accomodatosi in panchina, e gli esterni di difesa non sono certo all’altezza del resto del reparto arretrato.
Correzioni da fare in corso d’opera, e sulle quali Mancini sta lavorando ogni giorno, ma che non tolgono all’Inter il ruolo di seria candidata allo scudetto. Udinese, Lazio, Empoli e Sassuolo sono le squadre da affrontare prima della fine del girone di andata quando si traccerà un primo bilancio della stagione. Una stagione iniziata in sordina ma che, grazie al fattore M, potrebbe avere un finale ricco di gloria e successi…