Home Editoriale Napoli Campione d’Italia! Dopo 33 anni lo scudetto torna sotto il Vesuvio

Napoli Campione d’Italia! Dopo 33 anni lo scudetto torna sotto il Vesuvio

Gli azzurri tornano campioni

Spalletti
LUCIANO SPALLETTI SORRIDENTE ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

Uno scudetto nato in estate nonostante cessioni importanti

Aurelio De Laurentiis non gode della nostra simpatia. Del resto quel ghigno beffardo mostrato durante le sue esternazioni, quasi sempre atte a spiegare al resto del mondo verità e soluzioni che lui solo pensa di possedere, e non sempre frutto di reale conoscenza, probabilmente non va a genio nemmeno a lui…

Ma per descrivere lo straordinario campionato del Napoli di quest’anno, arrivato a vincere lo scudetto con così tanto margine e anticipo, non si può non iniziare facendo i complimenti proprio al Presidente, artefice, con il Direttore Sportivo Giuntoli ed il tecnico Spalletti, di un vero e proprio miracolo sportivo. Se a fine agosto avessimo chiesto ad una folta platea di addetti ai lavori, giornalisti e appassionati sportivi, quanti credessero in un Napoli scudettato, nessuno avrebbe alzato la mano, tutti intimamente convinti, compreso chi vi scrive, che il calciomercato estivo avesse aggiustato il bilancio ma notevolmente impoverito la rosa, abbassandone in maniera decisa la competitività.

Al Napoli non credeva nessuno, ed invece la squadra di Spalletti incanta in Italia e in Europa

Allora pochissimi conoscevano Kvaratskhelia, uno che a Roma avrebbero ribattezzato “coso” come avvenne al portiere polacco ora in forza alla Juventus, nessuno pensava che Kim potesse sostituire degnamente Koulibaly, e Meret, rimasto in porta a dispetto dei santi per mancanza di alternative non era ritenuto abbastanza maturo per sostenere l’onere della titolarità azzurra. Pesavano come macigni anche gli addi di Fabian Ruiz, Mertens e Insigne, benché il capitano non fosse poi troppo amato dalla tifoseria, che si domandava incredula anche come quella fascia, appartenuta a Maradona, potesse stare ora sul braccio di un Di Lorenzo qualsiasi…

Invece la squadra va, inizia da subito a macinare gioco e risultati, impressiona per qualità e personalità mettendo sotto anche avversari di statura internazionale come Liverpool e Ajax al quale rifila 10 gol in due partite! In serie A non c’è mai storia: arriva alla sosta “mondiale” imbattuto e già con un buon margine sulle avversarie che sembrano annientarsi da sole e tra loro. La Juventus non è mai realmente competitiva tra non gioco, polemiche, penalizzazioni e infortuni; le milanesi peccano di continuità, al pari delle romane che comunque non erano partite con ambizioni tricolori. Il Napoli è un rullo compressore, guidata in avanti da uno straordinario Osimhen, coadiuvato al meglio dall’asso georgiano, Lobotka dirige il gioco in mezzo al campo in modo perfetto, e dietro il coreano si dimostra impeccabile. L’inedita e lunga pausa autunnale concede poi un prezioso assist a Spalletti, notoriamente refrattario al girone di ritorno: lo stop gli consente in pratica di impostare la stagione come se dovesse affrontare due gironi d’andata, e la squadra alla ripresa, infatti, vola più di prima e diventa imprendibile.

Soltanto il Milan ne frena la corsa in Champions League, ma per lo scudetto non ce n’è per nessuno

Dovessimo cercare per forza un difetto, un pelo nell’uovo di quest’annata che resterà impressa nella storia della compagine partenopea, dovremmo indicare l’eliminazione precoce dalla Coppa Italia ad opera della Cremonese, anche se tenendo conto dell’esasperato turnover praticato dal tecnico in quell’occasione ci sorge il dubbio che in fondo fosse un sacrificio calcolato nel tentativo di regalarsi un sogno. Anzi due, perché il Napoli ha “rischiato” seriamente, e ne avrebbe avuto tutti i meriti, di arrivare in fondo anche nella più prestigiosa competizione continentale. Unico reale passaggio a vuoto resta quindi lo 0-4 in campionato proprio contro il Milan, bestia nera della stagione, comunque ininfluente ai fini della classifica.

Dal passato al presente ecco tutti gli uomini dello scudetto

Distribuire i meriti in questi casi diventa molto molto difficile; detto della grande lungimiranza in sede di campagna acquisti da parte della società, reso onore a Spalletti che è riuscito finalmente a centrare il bersaglio grosso anche in Italia superando le sue stesse ipocondrie, non rimane che tessere le lodi degli uomini che sono riusciti a rinverdire nell’animo dei tifosi quella gioia inesplosa dai tempi del “Pibe de Oro”;  emozioni che forse in molti credevano irripetibili e che i più giovani avevano potuto vivere soltanto attraverso i racconti dei loro padri, dei fratelli e degli amici più grandi. Ora sorgeranno mille dibattiti, confronti e paragoni ma ogni squadra ha la sua storia, calata in momenti storici differenti tra loro e perciò unici. Anche se nessun campione del 2023 potrà mai raggiungere la cifra tecnica di un Maradona, è chiaro che Osimhen verrà ricordato come il principale artefice di questo trionfo; un attaccante profondamente diverso da Careca o Giordano dei quali forse non possiede la classe, ma tremendamente efficace e capace di spaccare in due qualsiasi partita. La fantasia al potere della formazione di Spalletti, inquadrata in un canovaccio tattico ben preciso ma non soffocante, ha il nome e la faccia di Kvaratskhelia, calzettone abbassato alla Sivori, passo alla Meroni e quel modo di calciare la palla quasi a schiaffeggiarla con l’interno del piede che riporta alla mente vecchie glorie di un calcio che fu, quando puntare l’uomo e cercare il dribbling come ama fare l’uomo venuto dalla Georgia non era una sublime eccezione ma una bellissima regola… La figura del cervello di centrocampo, che fu di Francesco Romano nel primo scudetto targato Bianchi, calza a pennello allo slovacco Lobotka, asceso in pochi mesi da comprimario a pedina indispensabile per la scacchiera azzurra. Il capitano Di Lorenzo, cresciuto tantissimo e comunque già Campione d’Europa con la maglia azzurra, ha retto il confronto con i grandi del passato e sull’altra fascia Mario Rui, da tutti indicato come l’anello debole della retroguardia, ha stupito inanellando fior di prestazioni condite persino da assist al bacio per gli attaccanti. Ma anche gente come Politano, Rrahmani, Meret, lo stesso Juan Jesus (!) e il colosso Anguissa hanno dato tutti il meglio delle proprie possibilità, spesso andando anche oltre ogni più rosea aspettativa. Senza dimenticare l’apporto, fondamentale, di Zielinski, Elmas, Lozano, Olivera e quello più sporadico ma comunque importante di Simeone, Raspadori e Ndombele. Tutti, nessuno escluso, capaci di gettare il cuore oltre l’ostacolo, mantenere sempre alte attenzione e concentrazione per e regalare a se stessi e al popolo napoletano un altro sogno dipinto d’azzurro con bellissime sfumature bianco, rosse e verdi…

 

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