Schick, parole taglienti come lame. Ma arriva la smentita
17 minuti. Questo è il borsino stagionale di Patrik Schick, maturati il 16 settembre nel corso di Roma-Hellas Verona, con il risultato ormai congelato sul 3-0 a favore dei giallorossi. A causa di vari infortuni il talento ceco ex Sampdoria non è più stato in grado di essere a disposizione di mister Di Francesco.
Nel corso della giornata di ieri sono apparse dichiarazioni che sicuramente non avranno fatto piacere ai tifosi giallorossi. A distanza di qualche ora , nella mattinata oggi Schick ha preso le distanze dal virgolettato attribuitogli – postando su Instagram una secca risposta: ‘’Chi ha fatto la traduzione? Non capisci un c.. di ceco’’ – accusando di essere stato oggetto di una traduzione eccessivamente letterale.
Le parole della discordia
Ecco le parole che il ventunenne avrebbe rilasciato al magazine ceco Reporter:
Da bambino era tifoso dello Sparta Praga diventandone anche raccattapalle
«In una partita contro il Manchester United Rooney, ai tempi diciassettenne, corse verso di me, che ne avevo 8. Questo è quello che voglio, non dover mai avere un lavoro normale. Vivere come lui».
L’arrivo in Italia alla Sampdoria e il rapporto con Giampaolo
«Giampaolo mi chiese come mi chiamassi e mi resi conto che non sapeva chi fossi. Mi sono chiesto se sarei dovuto rimanere allo Sparta. Dopo le partite in cui non giocavo, stavo a casa arrabbiato, a malapena salutavo la mia compagna e mi chiudevo in camera, da dove chiamavo il mio agente perché non sapevo cosa fare. Lui e Hanca mi dicevano di non fare nulla e di essere paziente. La svolta arrivò ad ottobre con la Juventus, dove schierò molte riserve. Voleva farci fuori, dandoci una chance per poi avere motivi per non farsi rompere le scatole dopo la sconfitta. Ma andò abbastanza bene e dopo un quarto d’ora segnai, fu un’emozione fortissima. Per un po’ non credevo che fosse vero, nonostante non ci fosse nulla di controverso. Provai entusiasmo per diverse settimane».
Le problematiche visite mediche con la Juve
«Sapevo che non era niente di serio, era un’infiammazione cardiaca che era passata, stavo bene, sapevo di avere abbastanza tempo per riposare e che tutto sarebbe stato normale, ma la Juventus rinviò il mio trasferimento. Quando tornai dalle vacanze, il mio agente Paska mi disse che sarei dovuto tornare a Torino per altri test. Risposi che non sarei andato da nessuna parte.
L’impatto col mondo Roma
«Quando ho visto il centro di allenamento mi sono reso conto che qui posso ottenere il meglio, non so se cose del genere esistano da altre parti. Non mi devo preoccupare di nulla, qui ci sono campi perfetti, i migliori sistemi di recupero, la palestra, i nutrizionisti ci misurano continuamente e ci dicono cosa mangiare, ci sono dozzine di impiegati solo per noi».
Il rapporto con i soldi e il futuro
«Li prendo come una motivazione e spero che in pochi anni mi sposterò ancora più in alto, dove logicamente sarò pagato ancora meglio. Dove? Penso sia molto difficile trovare un posto migliore di Roma. Ma ci sono un altro paio di club… parliamo di squadre come Real Madrid, Barcellona o Manchester United».