Maurizio Sarri è tornato a parlare di diversi temi che lo ha riguardato in passato. Di seguito un estratto dell’intervista rilasciata a Sportitalia.
Sarri: “Non avevo dubbi sulla crescita di Kamada”
Siamo a 70 giorni circa dalla tua decisione di lasciare la Lazio. Cosa ti è rimasto?
“Ti rimangono anche tante sensazioni anche contraddittorie tra di loro, è stata un’esperienza bella a livello globale, abbiamo fatto il miglior risultato dell’era Lotito. Un pizzico di delusione per l’ultimo mese, ma non può scalfire completamente la storia dei tre anni. Secondo me ho preso la decisione giusta, la squadra aveva bisogno di una scossa forte in quel momento, a un certo punto mi sono reso conto che potevo darla solo io, prendendo una decisione forte. Nell’ultimo mese c’era la sensazione che, soprattutto nei giocatori che erano lì da tanto, facevo molta fatica a toglierli da uno stato di piattezza mentale; era giusto prendere una decisione forte per toglierli da una situazione mentale che li faceva giocare in modo triste”.
Le partite tristi non rientrano nel tuo DNA.
“No, perché con quell’atteggiamento, anche se le giochi con mentalità, e con ordine, nove su dieci le perdi”.
Ci stavi pensando anche nei mesi precedenti, fermo restando che nell’ultima intervista avevi detto una cosa non passata inosservata: “Un allenatore normale, dopo quanto fatto e quanto ricevuto, si dimette”.
“Ti dissi che se avessi dovuto fare una scelta logica, egoistica, quella sarebbe stata la migliore perché era difficile ripetersi su quei livelli. Il risultato (è stato sopravvalutato) è stato frutto di un’annata eccezionale, in un’annata in cui hanno fallito squadre sulla carta più forti di noi a livello di organico; si è innescato un meccanismo di aspettative troppo elevate. Ci sono stati momenti in cui potevo dare le dimissioni”.
Cambieresti decisione, tornassi indietro?
“Non lo so, le decisioni vanno valutate in base allo stato d’animo di certi momenti. Alla Lazio stavo bene con la piazza e i tifosi, ero riconoscente con un gruppo di giocatori che aveva fatto una stagione d’altissimo livello; mi sembrava di tradire andando via quel momento lì. Se mi parli di livello di scelta lucida, forse era meglio. Non posso rinnegare la scelta che ho fatto con l’animo e con il cuore, meno con la testa”.
Hai lasciato un anno di contratto, cosa più unica che rara nel mondo del calcio.
“E’ anche giusto, se te arrivi a prendere una decisione di quel tipo, devi farne le spese anche te. Secondo me ci sono momenti in cui quella scelta va fatta”.
Kamada non ha dato con te ciò che ha dato dopo. Come mai?
“Sai, anche Platini ha fatto fatica i primi cinque mesi quando è arrivato in Italia. Ci sta che un ragazzo giapponese faccia fatica all’inizio, nonostante fosse già in Europa. Kamada in allenamento si vedeva che era un giocatore di buon livello, non avevo dubbi sulla sua qualità tecnica, nei mesi in cui c’ero io ha fatto fatica”.
L’allenatore dell’anno è Thiago Motta?
“Thiago Motta ha fatto una bellissima stagione, bella qualità di calcio espresso, squadra giovane e bella. Lo affiancherei a Baroni, è al secondo miracolo consecutivo, altra stagione straordinaria in una situazione difficile. A livello mediatico ci sono degli allenatori di cui si parla molto e altri di cui si parla troppo poco”.
Giuntoli-Motta coppia da ciclo?
“Penso di sì, perché Thiago è un allenatore forte che ha idee. Forte, fa crescere giocatori, Cristiano è un fuoriclasse assoluto nel suo ruolo. Competente, determinato, tosto, grande capacità nella scelta dei giocatori, della gestione, della scelta dell’allenatore. Coppia destinata a crescere e fare benissimo”.