Il Pescara deve riprendersi
Nel calcio, si sa, le partite terminano con il triplice fischio dell’arbitro. Quante partite si sono chiuse (come risultato) prima del triplice fischio e quante non si vedeva l’ora che finissero perché brutte e/o noiose. Il calcio, scienza inesatta per eccellenza, prevede anche la beffa: il gol che cambia il senso di una partita nei minuti di recupero. E Palermo-Pescara, giocata giovedì sera al “Barbera”, è stata solo l’ultima della serie: vantaggio rosanero con Queison al 33′, pareggio in extremis di Biraghi al 93′. Uno a uno, palla al centro ed un punto ciascuna in classifica. Peccato che il pareggio tra le due squadre non serva a nessuna: Palermo punti 10 e Pescara punti 9, con l’Empoli, quart’ultimo e a oggi salvo, avanti di quattro punti. A oggi Palermo, Crotone e Pescara sarebbero retrocesse in Lega B.
Dirà il tifoso più ottimista del campione del Mondo di ottimismo: “mah si, c’è tempo per recuperare. Qualche aggiustatina a gennaio e si può fare il miracolo”. Peccato che se ci contano i punti conquistati dalle ultime tre in classifica, non si raggiungono i punti conquistati finora dalla capolista Juventus: 42 punti i campioni d’Italia uscenti, ventotto sommando quelli di Palermo (10), Crotone e Pescara, a pari punti con nove ma con i pitagorici che hanno una partita da recuperare (l’8 febbraio 2017 ci sarà la partita contro la Juventus rinviata per il match di Supercoppa ma, non per essere pessimisti, non si pensa che Palladino e compagni possano fare punti contro i piemontesi).
Se il Crotone è la matricola della stagione e il Palermo vive degli umori del suo presidente, chi desta molte preoccupazioni è il Pescara. Vincitori degli scorsi play off promozione contro il Trapani, gli abruzzesi sono in un vortice di negatività che non trova eguali negli altri campionati europei di massima serie: 9 punti in classifica che senza la vittoria a tavolino dello scorso 30 agosto (partita giocata due giorni prima) contro il Sassuolo sarebbero sei. Il Pescara ha vinto perché i neroverdi fecero scendere in campo, anche se per gli ultimi venticinque minuti, Antonino Ragusa che non solo non doveva giocare ma non doveva neanche essere in panchina a causa della PEC non pervenuta in Federazione del suo passaggio dal Cesena al Sassuolo.
A oggi, la Oddo band ha pareggiato altre cinque volte, perdendo undici incontri: la peggiore sconfitta lo 0 a 4 contro l’Empoli che fino a quella partita aveva segnato solo due reti (ed era la 12a giornata). E nelle ultime quattro partite Memushaj e compagni hanno perso due scontri diretti contro il Bologna (3 a 0) e Crotone (2 a 1 in terra calabra), pareggiandone altri due contro Cagliari e Palermo. Il saldo reti è molto critico: quattordici quelle realizzate (come il Crotone) e ben trentatré subite (come il Sassuolo). In pratica: hanno fatto peggio l’Empoli con dieci reti segnate in diciotto partite mentre il Palermo ed il Cagliari ne hanno incassate trentacinque e quarantadue rispettivamente. Il top scorer dei pescaresi finora è Gianluca Caprari con tre reti, seguito da Hugo Campagnaro e Ray Manaj con due. Insomma, poca roba visto che sono andati in gol solo nove giocatori di tutta la rosa a disposizione di Oddo.
Tra i tifosi pescaresi il morale è sotto i tacchi: c’è lo spettro della retrocessione anticipata. L’8 gennaio ci sarà l’ultima partita del girone di andata (all'”Adriatico-Cornacchia” arriverà la Fiorentina) ed il giorno dopo ci sarà l’ultimo parere del CONI sulla vicenda “Sassuolo-Pescara”, con la speranza che venga convalidato il risultato a tavolino per gli abruzzesi.
Qual è l’errore di questo Pescara che sembra sprofondare sempre più e che ha un cammino addirittura peggiore della sua ultima stagione in massima serie, datata 2012/2013? (Torneo chiuso all’ultimo posto con ventidue punti, a -16 dal quart’ultimo, si aggiunga).
Innanzitutto il mercato estivo: ceduto Lapadula ad una cifra che non si poteva rifiutare (9 milioni cash dal Milan con una super plusvalenza) e non trattenuti i prestiti di Pasquato, Torreira e Verde (tornati alla Juve, alla Samp e alla Roma), non si è preso un “gemello del gol” che potesse combaciare con Caprari e si è voluto puntare sulle scommesse Pepe e Aquilani, senza contare gli arrivi di Cristante, Manaj, Bizzarri e Gyomber che non si sono rivelati all’altezza. In pratica, gli stessi errori dell’estate 2012 quando lasciarono il Pescara mister Zeman, Insigne ed Immobile (tornati alle case-madri Napoli e Genoa), Verratti passò al PSG per 12 milioni e Sansonvini andò allo Spezia, perdendo l’ultimo treno per il suo debutto in massima serie. In quella sessione estiva, il Pescara perse qualcosa come sessantadue reti. Gli arrivi di Pelizzoli e Perin in porta; Terlizzi in difesa; l’idolo Bjarnason e Quintero a centrocampo ed Abbruscato in attacco portarono alla precoce retrocessione in cadetteria. E mai il Pescara nella sua storia ha disputato due tornei di A consecutivi.
Quindi di primo acchito la colpa principale andrebbe (ancora una volta) alla società che ha puntato su una rosa non all’altezza e che sta facendo molto male. Tanto per intenderci: nei top 5 campionati europei, il Pescara è l’unica squadra a non aver ancora vinto sul campo una partita (hanno almeno una vittoria le spagnole Osasuna, Granada e gli olandesi del Roda JC) ed in Italia l’unica squadra “pro” ad essere ferma a una vittoria, ironia (amara della sorte), è il Trapani.
Il Pescara non vince una partita in Serie A dal 21 dicembre 2012, quando sconfisse in casa il Catania. Allora al giro di boa del girone di andata, Cascione e compagni chiusero a diciassette punti: il Pescara di mister Oddo ha otto punti in meno di allora e, nella migliore delle ipotesi, potrà “chiudere” a – 5.
Molte colpe le ha anche il tecnico Massimo Oddo, dall’ultima giornata del campionato 2014/2015 (con annessi play off acciuffati al volo e finale persa contro il Bologna) alla guida del “delfino”, ma alla prima esperienza in A. Amato e venerato, ora molti supporter vorrebbero il suo allontanamento anche per dare una scossa all’ambiente. E le sue parole dopo il ko di Crotone (“Non siamo all’altezza”) deprimono ancora di più un ambiente già caldo dopo la feroce protesta dei tifosi dello scorso 12 dicembre quando contestarono pesantemente tutta la squadra e la dirigenza durante una cena pre-natalizia cui è stato necessario l’intervento della polizia per sedare gli animi.
Le colpe di Oddo sono quelle di non sapere leggere le partite e di sbagliare squadra da mettere in campo continuamente. Eppure anche lui fa ciò che può: chi pensava che l’arrivo di Aquilani a parametro zero ad agosto, visto come la manna dal cielo, avrebbe portato a nessuno miglioramento in campo? (e il giocatore romano dovrebbe già salutare per passare al Sassuolo, si mormora); chi pensava che gente con esperienza come Pepe, Gyomber, Campagnaro e Memushaj avrebbero giocato sotto le aspettative? Chi pensava ad agosto di conquistare nove punti all’ultima partita del girone di andata?
La squadra, che tutto sommato ha giocato bene e che avrebbe potuto vincere a Palermo, sembra voler rialzare la testa. Il percorso è ancora lungo anche se ci vorrebbe davvero un miracolo. E per prima cosa il presidente Sebastiani dovrà intervenire pesantemente nel mercato di riparazione, al costo di stravolgere la rosa.
Si dice che i miracoli li facciano solo i santi, ma dalle parti dell'”Adriatico-Cornacchia” si spera che la dirigenza possa “attrezzarsi” al più presto. I tifosi pescaresi meritano rispetto e non vogliono più vergognarsi delle prestazioni delle loro squadra
Sebastiani, salvi il soldato Pescara.