Diciannove anni fa in questo periodo (era il 25 luglio), nella Milano sponda nerazzurra arrivava Ronaldo Nazario da Lima detto Ronaldo. Pagato 48 miliardi di lire di allora dal Barcellona, di lui si diceva un grande bene e che avesse i numeri giusti per diventare il giocatore più forte del Mondo.
A 21 anni, l’attaccante di Bento Ribeiro aveva già vinto un Campionato mondiale (USA ’94, aveva 17 anni ma non giocò mai), una Coppa America e aveva vinto da protagonista un campionato mineiro, una Coppa del Brasile, una Coppa d’Olanda, una Coppa delle Coppe e la classifica marcatori nei Paesi Bassi ed in Spagna. Si presentò all’Inter con un bottino di 145 reti segnate con le maglia di Cruzeiro, PSV Eindhoven e Barcellona. In casa interista si pensava che finalmente potesse arrivare quello scudetto che mancava da quelle parti dai tempi dell'”Inter dei record” di Trapattoni, stagione 1988/1989.
Massimo Moratti per strapparlo al Barcellona strappò, come detto, un assegno da 48 miliardi di lire di allora (pari a 34,5 milioni di euro odierni). Ronaldo rimase all’Inter cinque stagioni, vincendo solo una Coppa UEFA il primo anno (grande gol dell’attaccante in finale), mentre in campionato il club nerazzurro ottenne al massimo un secondo posto ed un terzo posto.
La sua prima stagione interista fu importante: 25 reti in campionato, una Coppa UEFA ed il secondo posto in classifica dietro la Juventus. I tifosi e la carta stampata lo chiamarono, a ragione, “il Fenomeno”. I tifosi interisti con una squadra nel complesso discreta e guidata in attacco da un portento come Ronaldo sognarono tutta la stagione 1997/1998 di vincere il tricolore, ma non ci riuscirono un po’ per colpa loro (tanti punti sprecati), un po’ per qualche errore arbitrale di troppo (leggasi Juventus-Inter 26 aprile 1998, fallo di Iuliano su Ronaldo).
Nel primo anno interista era chiaro un fatto: se nel Barcellona Ronaldo era lo striker di una squadra fortissima, nell’Inter era il finalizzatore ultimo di una squadra senza campionissimi, a parte il classe 1976: se in blaugrana divideva lo spogliatoio con Guardiola, Luis Enrique, Figo e Stoičkov, alla Pinetina con Simeone, Djorkaeff, Zamorano, Bergomi, Zanetti e altri giocatori di livello più basso. Nonostante questo, il popolo nerazzurro si precipitò in massa a rinnovare l’abbonamento o a farlo per la prima volta: oltre 47mila tessere vennero staccate, un record.
La seconda stagione fu leggermente inferiore dal punto di vista realizzativo (14 reti), ma l’Inter arrivò ottava. Le altre tre stagioni videro l’Inter arrivare quarta, quinta e terza, con Ronaldo in calo di marcature, tanto che la stagione 2000/2001 non segnò nessuna rete, perché la passò interamente in infermeria.
Motivo? Le sue fragilissime ginocchia, un problema già riscontrato in Olanda e in Spagna: il fisico di Ronaldo si rafforzava, si irrobustiva ma i muscoli e le ginocchia sembravano, proporzionalmente, indebolirsi. In carriera ebbe sempre problemi alle ginocchia, ma mai come li ebbe con la maglia dell’Inter.
Sono due le date tragiche della carriera di Ronaldo: 21 novembre 1999 e 12 aprile 2000. Nel primo caso, durante una partita di campionato contro il Lecce, il numero 9 si lesionò il tendine rotuleo del ginocchio destro: intervento chirurgico e sei mesi di stop. Nel secondo, invece, bastarono solo sei minuti di gioco non appena entrò in campo nella ripresa per far tremare il Mondo del calcio. Arrivato a ridosso dell’area, dopo un “doppio passo”, si fece ancora male, ma questa volte in maniera molto più seria: il tendine rotuleo si ruppe completamente, il giocatore urlante in lacrime a terra e gli avversari che si misero le mani nei capelli. Era tornato in campo giusto dopo l’infortunio contro il Lecce.
Si temette che la carriera del “Fenomeno” potesse finire, ma un altro intervento chirurgico ed un’altra riabilitazione lo fecero tornare in campo solo verso la fine dell’anno successivo. L’allenatore di allora, Héctor Cúper, centellinò il più possibile le presenze del giocatore che tornò al top solo nella primavera del 2002, giusto per il rush finale del campionato. Ma anche lì furono lacrime: nessun infortunio per lui, ma le lacrime per aver perso un campionato già vinto ma perso all’ultima giornata (il famoso 5 maggio) con l’Inter sconfitta a Roma contro la Lazio, con i nerazzurri scivolati, in novanta minuti, dal primo a terzo posto in classifica.
A fine stagione, tra molte polemiche, e un Mondiale vinto da protagonista, Ronaldo lasciò l’Inter per il Real Madrid. Molti tifosi gli rinfacciarono il fatto che lasciava la squadra che lo aveva curato e fatto tornare a giocare a calcio, ma la rottura fra lui e il club fu la riconferma di Cuper, poco gradito a Ronaldo.
Il Real Madrid scommise sul giocatore e Florentino Pérez firmò un assegno da 45 milioni di euro all’Inter. Firmò un quinquennale con i galacticos, tornando il Ronaldo del primo anno nerazzurro.
In camiseta blanca, Ronaldo vinse una Coppa Intercontinentale e un’altra classifica marcatori. Ma la cosa più importante fu che non ebbe nessun infortunio e segnò, in quattro stagioni e mezzo, ben 104 reti. Ogni stagione andò in doppia cifra nella classifica marcatori e sembrava essere tornato quello di un tempo, anche se giocava a fianco di gente del calibro di Zidane e Figo. Non vinse la Champions League, spingendosi al massimo fino alle semifinali la prima stagione.
Nel gennaio 2007 fece un atto di lesa, passando al Milan. Non disputò la Champions League perché la giocò con gli spagnoli, ma fu impiegato solo in campionato dove segnò ben sette reti in quattordici partite. Forse è stato anche merito suo se il Milan poté concentrarsi al meglio in Europa e riuscì a strappare un posto Champions per la stagione successiva.
La nuova stagione fu parzialmente interrotta da altri infortuni, tra cui la rottura del tendine rotuleo del ginocchio sinistro e un infortunio ad una mano. Altri interventi, altre riabilitazioni ed un anno e mezzo passato più in infermeria che in campo. Il 1° luglio 2008 il contratto con il Milan terminò ed il club rossonero non glielo rinnovò.
Per sei mesi Ronaldo si preparò al meglio per tornare ancora a giocare e nel gennaio 2009 si accordò con il Corinthians, squadra brasiliana di San Paolo militante nel Brasileirão, per rilanciarlo. Il “Fenomeno” giocò con la maglia bianconera fino al 20 febbraio 2011.
Con la maglia del Timão, Ronaldo non fece cose mirabolanti, un po’ perché l’età cominciava a farsi sentire (e le ginocchia erano sempre quelle che erano) e poi perché ebbe grossi problemi di forma fisica che lo limitarono fortemente (era affetto da ipotiroidismo). Con il Corinthians segnò diciotto reti in trentuno apparizioni.
A 35 anni finiva la carriera del giocatore brasiliano più forte dai tempi di Pelè, un centravanti-corazzata che si muoveva con una leggerezza incredibile ed un tocco vellutato che non trovò mai più eguali.
Da vero brasiliano, il calcio di Ronaldo è stato caratterizzato da corsa, estro, fantasia e dribbling: il prototipo dell’attaccante moderno. E se non avesse avuto tutta quella serie di infortuni, si parlerebbe forse del miglior giocatore della storia del calcio.
E chissà se non avesse disputato la finale di Francia ’98 come sarebbe stata la sua carriera. Tutti ricorderanno il Ronaldo claudicante e spaesato scendere dall’aereo al ritorno dalla Francia: l’11 luglio, il giorno prima delle finale, il numero 9 del CT Mário Zagallo fu colto da convulsioni e si decise di non fargli giocare la finale. Finale che poi giocò per tutti i 90 minuti, risultando uno dei peggiori in campo. Non si scoprì mai il motivo di quell’attacco epilettico: stress? troppi farmaci? Un principio di crisi cardiaca? doping? Fatto sta che “qualcuno” lo spinse a farlo giocare ugualmente (sponsor e tv in primis), nonostante quell’11 luglio si pensò che fosse morto e non solo svenuto.
Dei suoi 414 gol siglati in carriera, quelli più belli sono stati contro il Compostela nel il 12 ottobre del 1996 con il Barcellona, quello contro la Lazio in finale di Coppa Uefa, al “Parco dei Principi”, il 6 Maggio 1998 e quello contro il Milan nel derby di ritorno del 22 marzo 1998. In queste tre reti si uniscono in un solo uomo l’arte del calcio, del dribbling, della velocità, della potenza non fine a se stessa ma come mezzo per lasciare sul posto il marcatore di turno.
Attualmente Ronaldo è ambasciatore delle Nazioni Unite, gestisce una società di consulenza sportiva ed è un advisor di mercato per l’Inter.
In questi giorni si celebra l’anniversario del suo approdo in Italia per la cifra record di 48 miliardi: pensare che voleva fare il portiere e che il Flamengo nonostante lo avesse promosso ad un provino, decise di non tesserarlo.
Da allora, il calciomercato ha fatto passi da giganti e ora con il valore pagato da Moratti per il “Fenomeno” (in euro e non al netto della rivalutazione, quindi 25 milioni) si comprano giocatori di media qualità, mentre per i top player si è arrivati a toccare cifre monstre.
E in questi giorni si sta perfezionando il passaggio di Paul Pogba al Manchester United per 125 milioni di euro, rendendo il suo passaggio in maglia Red devils come il più caro della storia dopo quelli di Bale e Cristiano Ronaldo, costati 100 e 94 milioni al Real Madrid. E se dovesse andare in porto il passaggio di Higuain alla Juventus, CR7 scenderebbe dal “podio”.
Molti pensano: quanto varrebbe ora Ronaldo? Sicuramente molto di più di Pogba, ma l’asso brasiliano ha giocato in un tempo in cui il mercato non era cosi danaroso come ora. O meglio, lo era ma non in questa maniera così…devastante.
Ronaldo è stato un esempio per tanti ragazzini che si sono avvicinati al gioco del calcio e anche la dimostrazione che con impegno e dedizione si può uscire dalle favelas e toccare il cielo con un dito.
Con i se e con i ma non si gioco e non si fa il calci, ma se non avesse avuto tutti quegli infortuni, il calcio ora sarebbe diverso
Ecco qua sotto riportata la carriera di Ronaldo, comprensiva del prezzo dei suoi trasferimenti
1993-1994 Cruzeiro → (44 presenze; 47 gol)
1994-1996 PSV Eindhoven (12 miliardi di lire) → (54; 57)
1996-1997 Barcellona (30 miliardi di lire) → (49; 47)
1997-2002 Inter (48 miliardi)→ (99; 59)
2002-gennaio 2007 Real Madrid (45 milioni di euro) → (177; 104)
gennaio 2007-giugno 2008 Milan (8 milioni di euro) → (20;9)
gennaio 2009-2011 Corinthians (svincolato) → (69;35)
Trofei nei club
1 campionato Mineiro (Cruzeiro, 1994)
1 campionato Paulista (Corinthians, 2009)
2 Coppe del Brasile (Cruzeiro 1993; Corinthians 2009)
1 Coppa d’Olanda (PSV Eindhoven, 1995/1996)
1 Coppa del Rey (Barcellona, 1996/1997)
2 Supercoppe di Spagna (Barcellona, 1997; Real Madrid 2003)
1 Coppa delle Coppe (Barcellona, 1996/1997)
1 Coppa UEFA (Inter, 1997/1998)
1 Coppa Intercontinentale (Real Madrid, 2002)
1 campionato spagnolo (Real Madrid, 2002/2003)
Trofei con la Nazionale brasiliana
2 Campionati del Mondo (Usa 1994; Giappone-Corea del Sud 2002)
2 Copa America (Bolivia 1997; Paraguay 1999)
1 medaglia di bronzo olimpica (bronzo, Atlanta 1996)
1 Confederations Cup (Arabia Saudita, 1997)
Secondo marcatore della storia della Nazionale (62 reti)
Trofei singoli
1 Scarpa d’oro (1997)
2 Palloni d’oro (1997; 2002)
3 FIFA World Player (1996; 1997; 2002)
1 volta capocannoniere del Mineiro (Cruzeiro 1994, 22 gol)
1 volta capocannoniere Eredivisie (PSV Eindhoven 1994/1995, 30 gol)
2 volte capocannoniere Liga (Barcellona 1996/1997, 34 reti; Real Madrid 2003/2004, 24 reti)
1 volta capocannoniere Campionato del Mondo (8 gol, Giappone-Corea 2002)