“Siamo ambiziosi”
Il d.s. della Roma, Monchi, sul sito ufficiale giallorosso ha risposto alle domande dei tifosi in una chat con l’hashtag #AskMonchi. Di seguito le sue risposte:
Dove può arrivare la Roma in Champions League?
“Credo che dobbiamo essere ambiziosi e dobbiamo credere di poter arrivare il più lontano possibile anche se è ovvio che dovremo mantenere i piedi per terra. Il primo obiettivo deve essere la qualificazione alla fase successiva e da lì cominciare a sognare”.
Quando pensa di poter vincere qualcosa di importante alla Roma?
“Spero presto, il prima possibile! Lo dico dal primo giorno, è qualcosa che ho sempre in testa. Lo penso quando vado a letto e quando sono nel mio ufficio. Voglio un giorno conquistare quello che sognano tutti i romanisti. È il mio leitmotiv, la mia motivazione principale: far sì che i romanisti possano gioire per un titolo”.
L’ambiente romano viene sempre descritto come un ambiente difficile in cui lavorare. A distanza di qualche mese dall’inizio del suo incarico si sente di smentire o di confermare queste voci?
“La Roma è un grande club. Roma è una grande città dove tutto ha una risonanza maggiore e dove le ripercussioni sono sempre amplificate. Conseguentemente ci sono molte più pressioni. Non mi sono sorpreso di quello che ho visto quando sono arrivato qui. Quando ho deciso di venire alla Roma non pensavo di trovare un club dove sarebbe stato tutto tranquillo. Il calcio è pressione, è esigenza, così come lo è la Roma. E credo che sia una cosa positiva. Dobbiamo essere ambiziosi e sentire la pressione dei tifosi, dei mezzi di comunicazione. Questo ci deve spingere a essere migliori”.
Quanto è importante aver mantenuto in rosa dei pilastri come Nainggolan, Strootman e De Rossi?
“Non solamente loro. Non solo Kevin, Radja e Daniele. Ma anche giocatori come Edin, Perotti, El Shaarawy. Credo che il mercato non sia solamente comprare o vendere giocatori. C’è un “terzo” mercato che consiste nell’essere in grado di trattenere giocatori importanti che possano fungere da guida ai giocatori che arrivano e a quelli che sono già presenti in squadra. Radja, Kevin e Daniele ne sono un esempio. Era uno dei miei obiettivi quando ho iniziato a lavorare per la Roma e sono soddisfatto di essere riuscito a farli rimanere”.
Perché non avete ritenuto necessario l’acquisto di un altro centrale di difesa visto che la Roma dovrebbe giocare in tre competizioni?
“Abbiamo valutato tutte le possibilità e abbiamo constatato che con i cinque centrali presenti in rosa, Leandro Castan, Kostas Manolas, Juan Jesus, Federico Fazio e Hector Moreno, siamo coperti per disputare le tre competizioni. L’ho già detto in passato, la rosa è sempre migliorabile. Ma considerate le circostanze, le possibilità economiche e sportive e il numero di giocatori a nostra disposizione, abbiamo ritenuto di essere pronti per affrontare le tre competizioni”.
Perché avete preso Karsdorp sapendo del suo infortunio al ginocchio?
“Ovviamente eravamo a conoscenza della situazione di Rick e del suo infortunio e sapevamo che dal punto di vista medico in quattro settimane avrebbe potuto recuperare. E che poi avrebbe avuto bisogno di due/tre settimane per iniziare a lavorare con il gruppo. Credo che quattro, sei, otto settimane non siano niente considerando i cinque anni di contratto. Abbiamo molta fiducia in Karsdorp e fortunatamente dalla prossima settimana sarà a disposizione del mister e per questo sono molto contento e soddisfatto”.
Perché è stato comprato Defrel (prima punta) per poi prendere un’altra prima punta, Schick, sprecando sostanzialmente 23 milioni?
“Con tutto l’affetto e il rispetto che posso provare per questa persona, credo che il termine “sprecare” non sia appropriato. Credo che debba essere letto diversamente. Dobbiamo essere contenti di avere in squadra Defrel, Patrik ed Edin. Sono giocatori, soprattutto Patrik e Defrel, che possono ricoprire due ruoli diversi. Per me è motivo di soddisfazione avere in squadra tre giocatori di questo livello. Defrel, poi, è un giocatore che ci darà molto sotto diversi punti di vista. Abbiamo già detto che Patrik è un giocatore importantissimo in ottica presente e futura. Edin lo scorso anno è stato fondamentale e lo sarà anche in questa stagione. Quindi, tornando alla domanda, penso che non ci sia stato uno spreco di soldi e credo che dobbiamo ritenerci fortunati ad aver a disposizione giocatori di altissimo livello”.
Si sente più pressione nel ruolo di portiere o in quello di direttore sportivo?
“Direi che la pressione nei confronti di un direttore sportivo è molto più alta perché ha molte più responsabilità e soprattutto perché non scende in campo. Il portiere può reagire a questa pressione con l’adrenalina del campo. Se possibile, il direttore sportivo il giorno della partita deve far fronte a una pressione ancora maggiore, per il nervosismo e perché è sostanzialmente impotente. Rispetto al portiere, il direttore sportivo deve convivere molto di più con il nervosismo, con la pressione e con le maggiori responsabilità”.
Quali sono le caratteristiche chiave per essere un buon direttore sportivo?
“Non credo che ci siano dei parametri da rispettare. Io ho sempre detto che un direttore sportivo deve essere innanzitutto un gran lavoratore, deve saper lavorare molto. Deve essere poi in grado di prendere decisioni senza badare alle pressioni esterne. E saper essere un buon psicologo, con l’allenatore e con i giocatori. Questi sono secondo me i tre valori fondamentali per essere un buon direttore sportivo”.
Salve direttore, come si trova a lavorare al fianco di Totti?
“Credo sia il sogno di ogni romanista e io ho la fortuna di farlo. Francesco è un libro aperto per quanto riguarda la storia e la conoscenza della Roma, la conoscenza dei tifosi, della stampa, della città. È come se stessi frequentando un master sulla Roma con il miglior professore sulla piazza”.
Ci dice il suo piatto preferito romano e spagnolo?
“Il mio piatto romano preferito è la pasta cacio e pepe. Non la conoscevo prima di venire qui e ora ne sono dipendente. Quello spagnolo è il salmorejo (una zuppa fredda), un piatto tipico dell’Andalusia, da dove vengo. Mi piace molto”.
Come va l’apprendimento dell’italiano?
“Penso si possa facilmente intuire! Sono ancora lontano dall’obiettivo che mi sono prefissato, altrimenti starei rispondendo in italiano. A parte gli scherzi, credo di stare migliorando. Capisco quasi tutto e piano piano sto imparando anche a parlarlo, sono contento. Ora che è finito il mercato spero di avere un po’ più di tempo per perfezionarlo”.
Cosa ne pensa dei video che annunciano i nuovi acquisti della Roma?
“Mi piacciono moltissimo. Mi sembra una cosa molto originale. Credo che abbiamo creato una tendenza che altri club ora stanno imitando. Questa è la prova che hai lavorato bene. Se gli altri ti imitano vuol dire che quello che stai facendo è valido. Complimenti al dipartimento che se n’è occupato, per l’iniziativa e per la bravura”.