Olimpiadi Tokyo 2020: una fiamma che non intende consumarsi
Rinvio Olimpiadi Tokyo 2020 | Nel mondo greco e razionalizzante, le Olimpiadi avevano il potere ed il prestigio di fermare le guerre. Lo spirito bellico si eclissava dinanzi al bisogno di cingersi stretti alla tradizione degli eroi, un po’ uomini e un po’ dei. In ordine contrario agli eventi, nei tempi un po’ più “recenti”, sono state le due guerre mondiali e in seno il conflitto sino-giapponese a spegnere la luce sulla competizione olimpica, quest’ultimo su Tokyo. Come allora, la città giapponese a distanza di quattro mesi dalle nuovi Olimpiadi, si ritrova dinanzi ad un’altra guerra, la più silenziosa, dalla portata ancora maggiore perché non risparmia nessun paese e nessun atleta. La pandemia Covid-19 si sottrae anche all’antico proverbio giapponese, secondo cui dare minore informazioni è sinonimo di ubbidienza popolare.
Il possibile rinvio divide gli atleti
Prima che si potesse discutere sull’ipotesi del rinvio, rintracciabile come idea concreta da parte del Cio solamente ieri, gli atleti già da qualche settimana avanzano diverse polemiche riguardo la difficoltà di allenarsi e di viaggiare in questo momento; c’è anche chi, sovrappone il proprio di interesse personale per un fine umanitario, parlando di crisi senza precedenti e per questo i giochi dovrebbero essere annullati. L’altra parte però dell’opinione pubblica invece, ritiene che in caso di rinvio, tra mesi, uno o due anni, verrebbe messo in crisi il sistema di selezione, in quanto gli atleti “vincitori” oggi, nella fase di qualificazione ai giochi, potrebbero non farcela poi. Il detto latino “in medias res” e che ci proviene a sua volta da quel calco greco, è stato lungamente interiorizzato moralmente nello spirito umano, ma per la prima volta dovrebbe essere bypassato. Non si tratta infatti di individuare da che parte tende la verità e se c’è una soluzione che mette d’accordo tutti, anzi il fine è quello di scontentare tutti. Così come gli europei, anche le Olimpiadi dovrebbero essere rinviati, nel tempo della ragione e del buon senso.
La duplicità della fiamma: una folla da dimenticare
Sugli spalti di Atene ormeggiavano solamente gli orpelli delle Olimpiadi, un tessuto decorativo per qualche minuto era teso a far dimenticare e velatamente debellare la minaccia del Coronavirus. Tuttavia quel gesto consueto di accedere la fiamma ha infranto le regole della prudenza, adottate dai tanti paesi, tanto meno salutare è risultato per gli stessi giapponesi, che nella base militare di Matsushima, si sono trasformati in spettatori davanti all’arrivo della fiamma, pronti a subissare i carri che portavano in grembo quegli orpelli. Un momento di festa certo, ma considerato che la prima norma da rispettare è quella di evitare gli assembramenti, quel gesto è risultato fuori luogo per non dire fuori controllo. Anche la cittadina di Miyagi ha accolto una gran folla e ancora si attendono le sfilate nelle prefetture di Iwate e Fukushima. Un viaggio interno e che sfida totalmente la pandemia dilagante. La simbologia vorrebbe la fiamma come sinonimo di speranza, d’altro canto dalle ceneri si può rinascere. Tuttavia non è più il tempo dell’eroe omerico, il virus titano va combattuto con la forza delle parole e non dell’istinto.