L’attenzione del governo sullo stato di salute del calcio italiano è sempre più alta. A seguito dell’approvazione della Commissione alla Cultura del Senato del superamento del Decreto Dignità del 2018, con cui si era vietata “qualsiasi forma di pubblicità, anche indiretta, relativa a giochi o scommesse con vincite di denaro nonché al gioco d’azzardo, comunque effettuata e su qualunque mezzo”, il legame economico tra le aziende di scommesse sportive e betting sul calcio e i club sembra destinato a rinforzarsi nei prossimi anni, ma gli interventi del governo per incoraggiare la crescita del settore non finiscono qui.
La riforma del calcio italiano parte dalle scommesse sportive
Partendo dall’importante ruolo economico e sociale ricoperto da questo sport in Italia, come sostenuto dal senatore di Fratelli d’Italia Paolo Marcheschi nell’intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport, questo decreto ha “svantaggiato il nostro campionato rispetto a quelli stranieri, dove le sponsorizzazioni del betting sono lecite e portano entrate importanti. Si è creato uno squilibrio dannoso a un settore centrale per il nostro Paese, che ha un impatto sul Pil superiore agli 11 miliardi l’anno, a causa di una legge che purtroppo, e sottolineo purtroppo perché tutti vorremmo aver già risolto il dramma della ludopatia, non ha portato a nulla”.
Proprio per questo motivo, Marcheschi sottolinea come parte della riforma del rapporto tra club e siti di scommesse consista in una restaurazione dei vecchi rapporti finanziari “Restando alle scommesse, abbiamo chiesto al Governo di valutare che almeno l’1% dei ricavi delle agenzie di betting – a cui evidentemente nessuno è asservito – vada agli organizzatori degli eventi su cui si scommette. Quando il Totocalcio funzionava, una parte dei soldi raccolti andava tramite il Coni al calcio e nessuno diceva nulla: in pratica stiamo restituendo al settore qualcosa che già aveva.” Senza quel tipo di sponsor, il calcio professionistico ha subito un calo di entrate di circa 100 milioni a stagione, uno svantaggio notevole se si tengono in considerazione le cifre a disposizione di altre società di calcio straniere.
I punti di riforma del calcio sotto il mirino del governo
Concentrandosi sul tema calcio, il governo intende prendere altri provvedimenti in grado di aiutare economicamente il settore.
Rinnovamento degli stadi
Uno dei fattori che da sempre fanno la differenza in termini di immagine ed entrate economiche tra il calcio italiano e quello estero, è la mancata opportunità di disporre di strutture adeguate al livello dei nostri club. Non a caso, tra le voci più interessanti c’è l’attenzione verso il rinnovamento delle strutture presenti sul territorio. La maggior parte di queste, infatti, è di proprietà pubblica, circa il 93% del totale. Sotto questo punto di vista, il governo intende formulare delle misure che possano favorire interventi di miglioramento sia sui campi dilettantistici che su quelli delle grandi squadre, tramite incentivi fiscali, come il tax-credit per chi investe nel rinnovamento, e l’alleggerimento della burocrazia. L’idea è quella di rendere conveniente l’ammodernamento delle strutture già esistenti, non focalizzando l’attenzione sulla creazione di nuovi impianti che determinerebbero l’abbandono di quelli storici.
Investimenti sul calcio femminile e settori giovanili
Lo stesso Marcheschi afferma come i margini di miglioramento per il calcio femminile siano molto ampi e utili sia alla crescita del settore che del paese, una nuova risorsa che si renderà protagonista dell’intrattenimento sportivo nel corso dei prossimi anni. L’idea sostenuta dal senatore di Fratelli d’Italia, è quella di spingere i club a investire sempre di più sulle rose femminili attraverso defiscalizzazioni in grado di rendere conveniente l’investimento sul settore. La stessa logica verrà applicata anche ai settori giovanili e ai vivai, per incoraggiare la crescita dei talenti che popoleranno i campi da gioco delle categorie superiori.
Autonomia della giustizia sportiva
L’ultimo tassello nella strategia di Fratelli d’Italia è l’autonomia della giustizia sportiva. In particolare, l’intervento suggerito da Marcheschi, consisterebbe nel “rivedere la Legge Melandri, mantenendo il principio di mutualità e gratificando maggiormente chi fa giocare i giovani in prima squadra e chi porta bilanci in regola. A proposito, chiediamo anche una maggiore severità nei controlli per le licenze nazionali e in quelli sulle partecipazioni societarie, per evitare che accadano cose come quelle che stiamo vedendo in Serie C. E poi sanzioni più pesanti per combattere la pirateria, che toglie altri soldi al pallone”. Anche in questo caso, il fine è quello di rendere più fluidi i processi burocratici interni al calcio e incoraggiare i club di ogni livello ad avere un approccio legale e costruttivo.