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La Reyer Venezia alla prese con il “caso” Julyan Stone

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Reyer Venezia, vicina la rottura con Stone

Julyan Stone e la Reyer Venezia sono più lontani che mai. Il rapporto tra l’atleta statunitense e la società veneta è precipitato negli ultimi giorni; proviamo a fare un attimo il punto della situazione per tentare di capire quali siano le motivazioni di questa quasi rottura.

L’11 luglio 2017, dopo una straordinaria annata e settimane di trattative, la Reyer Venezia e Stone raggiungono un accordo per un rinnovo biennale. L’annuncio viene ufficializzato in pompa magna sul sito della società con la soddisfazione reciproca di ambedue le parti. Nel contratto che la guardia americana firma non c’è la clausola “NBA-Escape” (ovvero quella particolare dicitura che permette al giocatore di uscire dal contratto in caso di chiamata da una delle 30 franchigie NBA). Ricordatevi questo appunto, ci tornerà utile dopo.

Problemi familiari e chiamata NBA

Nei giorni successivi al rinnovo inizia a circolare una voce che turba, e non poco, i tifosi lagunari. Secondo molti media statunitensi infatti gli Charlotte Hornets avrebbero offerto un contratto a Stone per tornare in NBA. Il giocatore infatti ha già militato nella Lega americana con le maglie di Denver Nuggets e Toronto Raptors. La proposta americana è ovviamente più remunerativa di quella della Reyer e inoltre consentirebbe al giocatore di stare più vicino al padre gravemente malato.

Le parole del giocatore 

A spiegare la situazione del genitore ci pensa lo stesso Julyan Stone con un lungo post su Instagram in cui non risparmia aspre critiche alla società veneziana. Ecco le sue parole:

“Mio padre ha un polmone collassato e un cuore che pompa al 10%.I suoi reni non funzionano. E’ in dialisi. Avrebbe bisogno di trapianti. Mio padre sta combattendo per vivere e questa non è solo la sua lotta, ma anche la mia. Durante questo periodo si è presentata un’occasione che mi aiuterà a fornire a mio padre tutta l’assistenza sanitaria necessaria. Così potrei stargli abbastanza vicino, dandogli la migliore possibilità di combattere. Dopo aver immediatamente contattato Venezia circa la situazione, hanno ignorato le mie chiamate, le email e le mie richieste.

Avevano anche ignorato quelle del mio agente, di mia madre e dell’ospedale. Quello che mi dà fastidio è la mancanza di rispetto e di dignità che hanno mostrato. Ho inviato numerose proposte alla squadra per fornire una risoluzione di cui potessero beneficiare tutti. L’amore per la città e i tifosi rende tutto difficile, l’ultima cosa che voglio è che i tifosi non possano contare su una squadra vincente. Ho aiutato a costruire una cultura della vittoria e ho dato alla società tutto quello che avevo. Mi sono sentito in una famiglia allargata, anche all’interno dello staff. Poi ho scoperto che non era così. È veramente sconvolgente per me che si utilizzino i mezzi di comunicazione per salvare la faccia e convincere la gente a credere a false verità”. (traduzione ad opera di VeneziaToday).

La dura replica della società

La replica di Venezia ovviamente non si è fatta attendere. Questo il comunicato ufficiale della società campione d’Italia.

A proposito della questione in corso con il tesserato Julyan Stone e in risposta alle sue affermazioni presenti sull’account personale Instagram è doverosa una premessa: da quando il papà di Julyan è stato colpito da un brutto e improvviso male, la società è sempre stata vicina e partecipe al dolore e alla situazione del giocatore. Da sempre l’Umana Reyer è sensibile ed attenta agli aspetti umani che riguardano non solo gli atleti ma tutti coloro che collaborano con la società.

All’atto della firma del contratto con cui l’atleta Julyan Stone si è legato alla società SSP Reyer Venezia Mestre srl entrambe le parti erano già consapevoli della brutta situazione sanitaria in cui versava il papà di Julyan.

L’Umana Reyer afferma con fermezza di aver comunicato da subito a Julyan Stone la volontà di dare a lui e alla famiglia assistenza economica, sanitaria ed assicurativa e soprattutto la disponibilità per poter non far mancare la sua presenza al fianco del papà in un momento così difficile.
Altrettanto fermamente la società dichiara di aver comunicato continuativamente con l’atleta Julyan Stone e i suoi agenti rappresentanti per trovare la migliore soluzione possibile.

La società non vuole altresì pensare che il non voler più essere legato all’Umana Reyer da parte di Julyan Stone sia condizionato dalla proposta che l’atleta ha ricevuto da una franchigia NBA (che a noi informalmente risulta avere sede all’incirca a 650 km dalla clinica dove è ricoverato il padre) poiché la disputa di un campionato di 82 partite logorante ed impegnativo, per le lunghe trasferte, non potrebbe in ogni caso garantire la vicinanza concreta e costante al padre.

Inoltre, la società Umana Reyer non ha mai utilizzato alcun organo di informazione, diretto ed indiretto, per rendere pubblica tale vicenda, come invece sostenuto da Julyan Stone. Infine, l’Umana Reyer esprime il suo dispiacere per come si è evoluta questa vicenda, che coinvolge un atleta, e la sua famiglia, con cui da sempre c’è stato un rapporto di reciproca stima, rispetto e fiducia.

Che succederà ora?

Ad oggi nessuno può dire con certezza cosa succederà. Il rapporto tra la guardia e la società pare esser ormai compromesso; tuttavia la Reyer non ha voglia di privarsi di un giocatore importante nell’ottica delle rotazioni del team. Non è da escludere neppure un braccio di ferro tra giocatore e società; tutti ovviamente si augurano che la soluzione venga risolta nel migliore dei modi e nel minor tempo possibile in modo da consentire, eventualmente, alla Reyer di potersi cautelare. Previsti sviluppi nei prossimi giorni.

 

 

 

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