“Devo tutto ai miei genitori”
Demetrio Albertini, ex centrocampista del Milan e della nazionale italiana, ha rilasciato un’intervista al Corriere dello Sport nella quale ha svelato un retroscena riguardante la sua adolescenza. Queste le sue dichiarazioni:
“Devo tutto ai miei genitori, a partire dall’educazione. Con grandi sacrifici mi hanno dato l’opportunità di seguire le mie passioni e realizzare i miei sogni. Per ben due volte hanno portato la borsa indietro al Milan, perché non studiavo. I miei dicevano “Vi restituiamo la borsa” e quelli della società allora si rivolgevano a me: “No, devi rimanere qui. Ma devi studiare, altrimenti i tuoi genitori non ti lasciano”. Grandi sacrifici, però il dovere era la scuola e il piacere era il calcio. Ma quando diventò un lavoro applicarono al mio mestiere il loro sistema di valori. Ricordo che la domenica sera, dopo le partite, magari uscivo a bere qualcosa con i miei amici, tornavo all’una di notte e mia mamma diceva “Adesso chiamo il Milan perché non si può fare il professionista come lo fai tu”. Io cercavo di rispondere “Mamma, ma il lunedì è il mio giorno libero”.
Tra gli argomenti toccati…
“Il più forte con cui ho giocato? Van Basten, il più forte in assoluto. Aveva, insieme, eleganza e forza. Poi lui ha smesso a ventotto anni, veramente giovane. L’allenatore più importante? Lo sono stati tutti. Devo dire la verità. Sacchi mi ha fatto esordire e insegnato a fare il professionista, Capello mi ha dato l’opportunità di fare il titolare. Però ricordo mio papà, quando andavo all’oratorio si piazzava lì e calciavamo, gareggiavamo a chi la tirava più lontano. Il mio primo allenatore è stato mio padre, perché mi portava a giocare. Era così, una volta”.