Ranieri: “Pellegrini si sta allenando bene, non se se avrò Dovbyk. Il Lecce? Non ci sono partite facili, loro non mollano mai”

Il tecnico giallorosso parla delle condizioni di Pellegrini,Dybala e non solo

serie a enilive 2024 2025: roma vs atalanta
CLAUDIO RANIERI PREOCCUPATO GUARDA IN ALTO ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

Intervenuto in conferenza stampa a due giorni della sfida contro il Lecce, Claudio Ranieri, tecnico della Roma, ha parlato in vista della gara dell’Olimpico. Tanti gli argomenti, da capitan Pellegrini fino ad arrivare a Le Fèe e Dybala.

Ranieri: “Paredes è un campione”

Queste le sue parole:

Pellegrini e Dybala? 
“Pellegrini si sta allenando bene, questo per me è molto importante. È molto importante, è sereno e deve continuare così. Poi deciderò di volta in volta. Dybala l’intensità no, però per come ha giocato sì. Dybala non è un giocatore di intensità, è un giocatore di qualità che si deve far trovare tra le linee al momento giusto, al posto giusto per cui riesce a soddisfare il volere e dell’allenatore e della squadra”.

Dove vuole arrivare la Roma? 
“Dove vogliamo andare? Non ci sono partite facili, il Lecce è una squadra abituata a non mollare mai perché sta cercando la quarta, se non ricordo male, la quarta salvezza. Abbiamo visto che ha vinto a Venezia, ha pareggiato con la Juventus segnando al novantatreesimo, è una squadra che non molla mai. Ha giocatori validi, ha giocatori che sanno lottare, è arrivato un nuovo allenatore che ti vuole far giocare a calcio, per cui dobbiamo essere furbi, intelligenti, determinati, perché ogni palla sarà importante”.

Pellegrini si è scaldato e non l’ha ritenuto adatto per Roma-Atalanta?  
“Perché in questo progetto è importante anche capire il coinvolgimento dei giocatori. Certo. Lorenzo è un giocatore splendido, da metà campo in avanti, ha invenzioni, ha tiro, ha senso del gol, senso dello smarcamento, sa fare passaggi gol e tutto. Si allenano tutti insieme perché io possa avere la possibilità di scegliere durante la partita qualsiasi giocatore. Non l’ho messo perché avevo bisogno di un giocatore box-to-box a lottare con quei tipi di giocatori che aveva l’Atalanta. Lorenzo lo reputo più un centrocampista da metà campo in avanti”.

Si sta pensando a passare nuovamente a una difesa a quattro?
“Potrebbe essere, ma sicuramente non lo dico. Non do una chance in più all’avversario, per cui ecco perché mi riservo sempre la sera prima di pensare e decidere, sperando che sia la migliore soluzione per la squadra. L’intensità, per quanto abbiamo visto in campo, sia a Londra che contro l’Atalanta, quella è l’intensità con la quale si deve giocare. Quando riusciamo a fare degli allenamenti che dobbiamo spingere è quello che chiedo, perché se vedete io ho avuto pochi giorni da una partita all’altra per poter fare una settimana tipo e chiedere, però oggi hanno fatto un gran bel allenamento, hanno spinto, stanno entrando nelle mie idee. Non è facile quando dico che hanno cambiato tre allenatori o quattro in un anno, quattro con filosofie diverse di gioco e tutto. I giocatori sono delle spugne, però non è che tu al computer cambi una cosa, ne metti un’altra e tutto funziona, no? C’è chi reagisce subito, chi ha bisogno di più tempo per capire. Per me come tu ti alleni, giochi, per cui tutti i miei allenamenti sono a mille all’ora. Piano piano riusciranno a farlo anche in campionato, piano piano, ma ci dobbiamo sbrigare perché non a mia posta dico dicembre. Chi siamo? Dove vogliamo andare? Siamo noi i primi che ci dobbiamo dare queste risposte”.

Dovbyk?
“Il ragazzo a me, tranne la fase d’attacco, perché lì doveva essere un pochettino più deciso, più cattivo, con la palla 1-2, piace. A prescindere questo poi ha fatto veramente una lotta greco-romana con il suo marcatore, e devo dire che di duelli, tanti, è riuscito ad appoggiare, a dare punto di riferimento. Non sta bene, il ragazzo non sta bene, è influenzato, è riuscito a giocare con l’Atalanta, non so se ce l’avrò per il Lecce, così siamo limpidi e chiari, per cui dovrò pensare a un’altra cosa, sicuramente dovrò pensare, ci sto pensando perché non so se domani mattina si allenerà, come si allenerà, come starà”.

La squadra è pronta per lottare per la salvezza?
“È lo stato attuale di tutte le squadre. Stiamo lì, in questo momento lottiamo per uscire fuori dalla bassa classifica. Questi sono giocatori abituati a stare da un’altra parte della classifica. Io sono abituato a stare sia di qua che di là, per cui dobbiamo lottare. Tanto io sto di qua o di là, voglio che la squadra lotti sempre. Che vogliamo fare? Io sono convinto che i miei giocatori risponderanno colpo su colpo, alla grande. Però io sono San Tommaso. Voglio toccare e credere”.

Come stanno Hummels e Cristante? Difesa a 4?
“Io credo che il calcio sia una materia in continua evoluzione, si va avanti, si torna indietro. Quello che fa Mancini a destra lo fa Ndicka a sinistra. Perché no? Io non escludo nulla. Avete visto che per 5 minuti, non di più, perché da quando abbiamo fatto i due cambi e tutto, Angelino è ritornato a giocare a 3, ma non perché io volessi questa, perché lui marcando Samardzic, a un certo punto Samardzic entrava, era lì, poi quando ho potuto fare l’altro cambio dopo 5 minuti, perché tra gli infortuni, il tempo, la partita vera di Angelino è stata 5 minuti in quella zona, che poi stava dall’altra parte, per poi riportarli a 4. Però tutto può accadere in una partita, perciò vediamo. Io dico che questi ragazzi possono fare tutto. Hummels si è allenato, tutto bene. Hermoso si è allenato, tutto bene. Cristante, ha la caviglia che si sta drenando, è blu, vediamo domani se si allena”.

Le Fée?
“Le Fée è un giocatore di ottima qualità, in questo momento lo vedo da metà campo in avanti, ma sono convinto che lui possa fare quello che fece Ancelotti quando era giovane, Pirlo quando era giovane, cioè partire da metà campo in avanti e poi essere un buon centrocampista, un play. Lui ha le qualità e deve saper sfruttare quest’anno di conoscenza del calcio italiano e sono convinto che ci darà anche una mano durante il campionato”.

Lei condivide la posizione di Ghisolfi sugli arbitri? Come mai, secondo lei, spesso la Roma è vittima di errori arbitrali? “Io credo che se facciamo un’intervista a tutte le squadre, tutte le squadre si lamentano. La cosa più difficile nel calcio italiano è fare l’arbitro, perché non ci sta mai bene, per cui bisogna saperli rispettare, è la cosa più importante. È giusto che alcune volte una squadra dica ci sembra che… rispettandoli, perché sono persone come noi e possono sbagliare. Vi dico che quando giocavo io sbagliavano ancora di più, non correvano come corrono adesso, non sono preparati come sono preparati adesso, e in più c’è il VAR. Sicuramente sbaglia alcune volte anche il VAR, però se andiamo ad analizzare gli errori che si facevano una volta o gli errori che si fanno adesso, ma ringraziamo Dio che stanno a questo livello gli arbitri. Per cui sì, ci si può lamentare, ma sempre rispettandoli”.

Gerarchie a centrocampo? 
“Non possono stare sempre su questi livelli (Paredes-Koné). Hanno fatto due partite strepitose, per cui non vedo perché debba cambiare per il momento. Poi sicuramente quello che magari un allenatore dice adesso, domani può cambiare perché il calcio è uno sport in continua evoluzione. Non puoi dire ed essere 100% questo è un dogma. No, bisogna stare con gli occhi aperti se c’è qualcosa che può far rendere meglio la squadra. In questo momento io vedo che la squadra con loro due si muove bene”.

Quanto è importante vedere un atteggiamento come quello visto a Londra da parte dei suoi giocatori?
“È importantissimo. Per me è basilare. Io non sono stato un gran campione, però ci mettevo tutto il campo. Potevo sbagliare partita, ma non potevo sbagliare l’impegno. È quello che ho detto ai ragazzi il primo giorno: “Guardate, tutti pensiamo di giocare bene, ma poi dentro di noi sappiamo se abbiamo giocato bene o male. Non si sa perché  tante volte, come capitava a me e a voi, non vi sentite bene e poi fate una partita splendida perché è il calcio. Invece, quando vi sentite bene, magari girate a vuoto e non avete reso per quello che è. E questo fa parte di tecnica, tattica, momento e tutto. Ma una cosa non potete non controllare voi. La volontà di morire sul campo. Dovete lottare fino all’ultimo secondo, anche se si sta perdendo 3-0. Non me ne frega niente”. Devono uscire dal campo e dire: “Io ho dato tutto me stesso”. Allora si torna negli spogliatoi. Siamo dispiaciuti, però interiormente tu sai che hai dato il massimo che potevi dare in quella partita. Poi può essere il 5%, e allora è stato un idiota l’allenatore che ti ha visto che stavi al 5%. Tu devi dare sempre il massimo. Puoi goderti che quel massimo per l’allenatore, per un aspetto tattico, per mille problemi, gli sta bene. Però tu devi dare del 50% in 100%. Ho reso l’idea? Questo è per me importante. Poi puoi giocare bene o male, ma dammi tutto là dentro”.

Chiude il mister con una dedica a Bove:
“Volevo dare un bacio grande a Edoardo. Tieni duro, siamo tutti con te”.