Home Serie A Qu’est-ce qui se passe, Pogba?

Qu’est-ce qui se passe, Pogba?

Calciomercato Inter Pogba

Pogba, campione o bidone?

Nel calcio il passaggio da fenomeno a bidone è sottile sottile. Prendete ad esempio Gonzalo Higuain: pagato 90 milioni di euro dalla Juventus, l’attaccante argentino sta ripagando (finora) in pieno la fiducia datagli da Marotta e Paratici segnando sette reti in nove partite con la casacca bianconera (Champions compresa) dopo un pre-campionato incerto. Un altro esempio è Mario Balotelli, passato senza troppi rimpianti dal Liverpool al Nizza ma che a suon di gol sta facendo sognare la squadra della Costa azzurra, con sei reti in cinque partite. L’elenco può proseguire con le sorprese Giovanni Simeone al Genoa e Nicola Sansone al Villarreal o con la conferma che, a 35 anni, Zlatan Ibrahimovic fa ancora la differenza in campo. E proprio lo svedese ha già segnato quattro reti in campionato e contro gli sconosciuti ucraini del Zorya Luhansk ha segnato un gol storico, diventando il primo calciatore a segnare in Europa con sette squadre diverse.

LA CRISI DI POGBA

Rimaniamo ancora in Inghilterra, in casa United. La squadra guidata in panchina da José Mourinho attualmente è sesta in campionato, attardata di cinque punti dagli odiati cugini del Manchester City. I Red devils hanno in rosa un calciatore particolare, un calciatore arrivato ad Old Trafford con l’etichetta di “campione fenomeno” ed un curriculum molto importante. Peccato che a oggi quel calciatore si stia dimostrando (come numeri) un mezzo flop, deludendo un po’ troppo le aspettative su di lui. Stiamo parlando di Paul Pogba.

Il centrocampista di Lagny-sur-Marne in estate ha fatto segnalare il passaggio di cartellino più caro della storia del calcio, con il Manchester United che ha staccato un assegno da 110 milioni di euro alla Juventus. Lo stesso club torinese aveva preso quattro stagioni fa il giocatore a parametro zero proprio dai Red devils, facendo segnare quindi la maggior plusvalenza della storia.

Ovviamente, da Pogba tutti si aspettavano il meglio: forte fisicamente e tecnicamente, con un ottimo tiro da fuori, un buon fiuto del gol per il ruolo ricoperto ed ancora in età evolutiva dal punto di vista calcistico, il centrocampista francese è stato il faro, insieme a Zlatan Ibrahimovic, del mercato estivo del nuovo club dello Special One.

A oggi, il “polpo” ha giocato otto partite (di cui due di Europa League) delle dieci giocate dal club, segnando un solo gol (quello del definitivo 4 a 1 contro il Leicester City in campionato) per un totale di 720 minuti giocati. A dire il vero, Pogba ha lo stesso “passo” della scorsa stagione e di tre stagioni fa (un gol dopo sette partite di campionato) quindi statisticamente non è cambiato nulla, ma sono cambiate le attese su di lui. Il numero 6 non sta facendo per nulla la differenza, si sta dimostrando un giocatore comune per la cifra spesa senza aver fatto ancora vedere le cose strabilianti fatte con la maglia bianconera. I conti ovviamente si devono fare a fine (o alla fine del girone di ritorno), ma su Pogba ora c’è tanto, troppo scetticismo. Soprattutto da parte della tifoseria che pensava di essere in vetta al campionato e non al sesto posto a cinque punti dalla vetta occupata dai Guardiola boys. E tifosi dei Red devils sono anni che non vincono nulla di importante (Charity Shied a parte) e non vorrebbero rimanere senza tituli che contano anche questa volta.

CRITICHE GIUSTE, MA UN PO’ PREMATURE

“Pogba non ha la mentalità vincente”, “Pogba sente troppo le responsabilità”, “quando c’è da lottare Pogba sparisce” questi sono solo alcuni commenti sull’avvio di campionato del numero 6 di Mourinho.

C’è da spezzare una lancia in favore del ragazzo: il Manchester United, nonostante la sontuosa campagna di rafforzamento estiva, sta deludendo anche lui le attese e non sta “girando” come dovrebbe e vorrebbe José Mourinho. Lo United in campionato ha già perso due partite (contro City e Watford) ed in Europa ha debuttato steccando al debutto contro il Feyenoord e vinto di misura (con il gol storico di Ibrahimovic) contro i carneadi ucraini.

La stagione è iniziata da poco più di un mese e mezzo circa, ma in casa United si inizia a fare (giustamente, ma fino ad un certo punto) un po’ di autocritica. E le maggiore colpe ricadono sul tecnico di Setubal e su Paul Pogba. Ma è il giocatore il bersaglio principale ed il fatto che sia stato pagato tanto da un club che negli ultimi quattro anni ha speso milioni e milioni di euro per portare a casa al massimo una FA Cup e due Charity Shield, lo fa mettere sulla graticola per primo.

La colpa sarebbe anche di Mourinho che fa giocare il ragazzo in un ruolo non congeniale, facendogli fare molta fatica: del resto come fare giocare da mediano uno che di natura gioca (o ha sempre giocato) più avanti? Va bene che Deshamps all’Europeo lo ha fatto giocare in quel ruolo per alcune partite, ma un Europeo non è né la Premier né la UEFA Europa Legue ed in quelle partite non è stato positivissimo, quindi perché continuare a farlo giocare in quel ruolo?

Un nota positiva per Pogba è l’endorsement ricevuto dallo stresso Ct della selezione transalpina, che lo sta difendendo a spada tratta e che gli darà le chiavi del centrocampo dei “galletti” nei due match di qualificazione a Russa ’18 contro Bulgaria e Olanda.

Nell’Esagono chi non sta perdonando nulla a Pogba è “L’Equipe”. Il quotidiano ha decretato che per ora lui è lontano dal vincere il Pallone d’oro e che il suo progresso sembra essersi arrestato un po’ troppo velocemente.

ALLEZ, PAUL

Stiamo parlando di un ragazzo di 23 anni che non si è trasformato in un brocco di colpo ma che, anche se poco impiegato, qualche giocata pregevole l’ha fatta ed in campo si è mosso bene. Eppure da lui in terra d’Albione vogliono di più. Perché quando un giocatore viene pagato così tanto (ripetiamolo, 105 milioni di euro) le aspettative sono tante al pari del valore pagato.

Il “polpo” non sta attraversando un grande periodo, ma tutte queste critiche si spera gli possano servire per capire che in Premier League non sarà coccolato come in Italia e che dovrà giocare sempre al 101 %. E siamo sicuri che da qua alla fine della stagione questo momentaccio per lui sarà solo un ricordo. Del resto, anche Platini, Zidane e Nedved, ai tempi, impiegarono un girone di andata per ingranare e poi scrivere la storia dei loro club.

Quindi, come on Paul.

Exit mobile version