Era il 9 marzo, Leicester – Aston Villa 4 a 0. Ultima gara di Premier League prima che anche il Regno Unito si rendesse conto di essere vulnerabile al Coronavirus. Hanno pagato con la vita il costo di troppa imprudenza finora ben 32mila persone.
Premier League: la novità
Oggi, tuttavia, si riaccende una luce di speranza per il calcio inglese e i suoi milioni di appassionati, si può ripartire. Il governo britannico ha infatti pubblicato un nuovo documento-guida (il corrispettivo dei nostri DPCM), in cui si dice che gli eventi sportivi non potranno tenersi prima del primo giugno. Ecco allora che, a partire dal sesto mese dell’anno, si potrebbe tornare a rivedere il più bel campionato al mondo. Il condizionale è ancora d’obbligo perché Boris Johnson e soci ci tengono a sottolineare che si continuerà ad osservare l’andamento della curva del contagio e che, senza vaccino o cure, bisogna continuare a mantenere le misure di distanziamento sociale. Un messaggio implicito a tutti i tifosi, britannici e non, che vorrebbero tornare in tempi brevi a seguire i match dal vivo.
Premier League: la disputa tra le squadre
Incassa dunque una buona notizia il Project Restart su cui discutono le società e che ha portato ad una situazione di stallo. Non si riesce infatti a trovare un accordo riguardo diversi temi, come mantenere le retrocessioni e giocare in campo neutro. Questi due punti spaccano la Premier. Le squadre di alta classifica, in particolare il Liverpool (a +25 dalla seconda), vorrebbero terminare il campionato il più presto possibile, per non perdere soldi dai diritti televisivi e per trovarsi pronti in vista del ritorno delle coppe europee. Sarebbero inoltre disposte a non giocare nei propri impianti, in modo tale da ridurre spostamenti e contatti con l’esterno. Al contrario, Brighton, West Ham, Watford, Bournemouth, Aston Villa e Norwich, ovvero le ultime sei della classe, spingono per giocare nei propri stadi, ma soprattutto, vogliono che si blocchino le retrocessioni. I rappresentanti dei vari club continuano a tenersi in stretto contatto virtuale fiduciosi di trovare un’intesa, che potrebbe portare, nella più fantasiosa delle ipotesi, ad un’inedita Premier League a 23 squadre nella prossima stagione. Una follia che affollerebbe ulteriormente il calendario inglese, da sempre intasato.