Il governo inglese ha deciso di dare il via libera da giugno alle manifestazioni sportive. I club si sono messi subito in moto per riprendere la Premier League, che solo l’anno scorso, tra ricavi commerciali e diritti tv, ha generato 2,45 miliardi di ricavi. La giornata di ieri è stata importante perché i vertici del campionato hanno parlato con allenatori e giocatori.
Premier League, il colloquio con gli allenatori
I manager si sono dimostrati fiduciosi e entusiasti di una possibile ripresa degli allenamenti dalla prossima settimana. Allo stesso tempo però hanno fatto notare che il 12 giugno è una data troppo ravvicinata per tornare a giocare. Sembra dunque più probabile che la trentesima giornata possa iniziare una settimana dopo, il 19 giugno. Se i tecnici hanno dimostrato completa collaborazione, non altrettanto si può dire dei calciatori.
Premier League, l’opposizione dei calciatori
La riunione in videoconferenza con i 20 capitani delle squadre è durata più di due ore. I giocatori hanno paura per la propria incolumità. Infatti hanno mostrato perplessità sulle sanificazioni degli ambienti e riguardo i contatti, inevitabili nel calcio, durante i match. A questo si aggiungono le mancate garanzie assicurative in caso di positività. Come nel caso dei rappresentanti delle società, anche tra i capitani il pericolo del virus si fa sentire maggiormente nelle zone a rischio retrocessione. Ecco che i più contrari alla ripresa sono Mark Noble, del West Ham, insieme a Troy Deeney, del Watford, in classifica entrambi a +2 sulla 18esima. I due, come almeno altre 4 squadre (ma potrebbero essere di più), non solo sono dubbiosi, ma non sono per niente convinti di tornare ad allenarsi la prossima settimana. Una bella gatta da pelare sostenuta nei giorni scorsi dagli importanti nomi di Raheem Sterling e Danny Rose. Un problema non da poco visto che toglierebbe uno degli elementi essenziali del calcio. Non avere calciatori è come non avere ciclisti, senza non si può cominciare la risalita.