Peruzzi spara a zero sui vertici biancocelesti
Angelo Peruzzi, una vita in biancoceleste ed una fine con tanta amarezza. Parole di fuoco quelle dell’ex portiere e dirigente biancoceleste ai microfoni di RadioSei:
“Non ci sarà mai la possibilità di un ritorno, ma non da parte mia, ma da parte del presidente Lotito: è l’ultima cosa che pensa. Lui ha diecimila pregi, però ha due difetti, è supponente e si crede unto dal Signore. Questi due difetti stravolgono tutti i pregi che ha, che sono mille, io non lo metto in dubbio. Rivelando io questi due difetti, pensi che lui si abbassi a chiamarmi, ma manco morto. Non ci pensa proprio. In una società in cui ho lavorato come dirigente per cinque anni, e penso che qualcosa abbia fatto, vado via e non hanno fatto nemmeno un comunicato per dire che si è levato dalle scatole questo rimbambito, arrivederci. Dicono qualsiasi cosa che riguarda i giocatori sui social e non potevano fare una comunicazione del genere? Se non l’hanno fatta, allora è stato giusto che andassi via. Sono un po’ deluso, vuol dire che allora tutte le mie supposizione di non contare più niente erano veritiere. Non lo so come si è venuta a creare questa situazione. Lotito ha quei due difetti e l’altro che comanda insieme a lui la stessa cosa. Perché le sanno solo loro le cose, gli altri sono tutti stupidi. L’altro è Tare? Eh sì. Tu non conti niente, perché contano loro due. La dentro non puoi lavorare come vorresti e quindi a un certo punto arrivederci e grazie. Io gli ho detto anche al presidente: se devo avere tre permessi per avere un secchio di vernice per la porta significa che non conto nulla, sono come l’usciere. Se chiedo un secchio di vernice dopo tre minuti deve arrivare quello che vernicia le porte. Proposta di ritorno? Irrealizzabile. Io voglio un bene dell’anima alla Lazio, ai ragazzi e all’ambiente. Sono stato lì più di dieci anni, è stato un pezzo della mia vita. Ma tornerei alle condizioni che dico io, ossia quelle che avevo chiesto al mio arrivo cinque anni fa: nel mio campo dovevo muovermi senza che nessuno mi intralciasse il lavoro e invece non mi fanno contare niente. Ti dicono sì, tu puoi fare quello che vuoi, ma in definitiva non ti fanno contare nulla”.