Come da pronostico, il Real Madrid batte la Roma nell’andata degli ottavi di Champions League, eppure il 2-0 in favore dei Blancos ha il sapore della beffa. Per quanto visto nei 90 minuti di gioco più recupero, i giallorossi hanno annullato la differenza tecnica con gli avversari rendendosi protagonisti di un match da incorniciare, che solo la sfortuna e i superpoteri di un signore di nome Cristiano Ronaldo hanno tramutato in sconfitta.
ROMA OVUNQUE
I principali meriti che hanno permesso alla squadra di Spalletti di dominare per lunghi tratti il match sono stati due: la corsa continua e il giocare semplice. Dal fischio d’inizio i padroni di casa hanno tenuto un’intensità vista raramente con allunghi impressionanti ed inserimenti puntuali, sempre premiati da passaggi di prima o di seconda. Ogni qual volta il possessore di palla si trovava pressato, nelle vicinanze era sempre libero un compagno, pronto a ricevere il pallone per poi recapitarlo a sua volta all’uomo più vicino. Il tutto con armonia ed eleganza nell’estasi dell’Olimpico delle grandi occasioni. Bravo il Real, bravo Zidane ad accontentarsi di un primo tempo all’insegna della prudenza e della solidità, ma la sensazione è che talvolta più che l’organizzazione difensiva siano stati gli straordinari interventi di Sergio Ramos a salvare la situazione. Lo spagnolo, impiegato molti anni nel ruolo di terzino, è oramai un difensore centrale con i fiocchi, un eccezionale campione con esperienza da vendere. Ieri si è visto eccome.
LA MANCANZA DI CONCRETEZZA
Ciò che si dirà oggi nei bar e negli uffici è che la Roma non è stata concreta, che dalle tante chance create sarebbe dovuto arrivare almeno un gol. Vero, ma da un certo punto di vista non si poteva fare molto di più. Salah, che ha assunto le sembianze di un velocista da medaglia olimpica, è arrivato sempre in area affannato e con la palla sul piede “sbagliato”, il destro, con il quale ha spesso trovato le respinte dei tanti giocatori arretrati del club spagnolo. Non c’era il centravanti, non c’era la prima punta pronta ad insaccare, anche perché il Falso Nueve Perotti ha fatto il regista offensivo per tutta la gara. Ma come si fa a rimproverare Spalletti dopo una partita così?!
Senza attaccante di peso questa squadra gioca bene e guadagna in imprevedibilità, caratteristica che in Italia paga più della forza fisica del numero 9. Con il ritmo tenuto ieri, i giallorossi in campionato non avrebbero la minima difficoltà a far loro il terzo posto, ma le motivazioni che portano il Real Madrid e 55mila spettatori non sono riscontrabili tutte le domeniche.
L’ALIENO CR7
Non sufficiente l’arbitraggio del ceco Pavel Kralovec, che probabilmente avrebbe dovuto fischiare un calcio di rigore per fallo su Florenzi oltre ad ammonire due-tre giocatori in più, mentre l’ultimo punto da affrontare riguarda il mattatore della serata, colui che ha indirizzato sensibilmente la sfida. Se ci stiamo abituando a celebrare Higuain per la sua media realizzativa in Serie A (24 gol in 25 partite), parlare di Cristiano Ronaldo diventa complicato. Al di là dei 3 Palloni d’Oro e degli innumerevoli titoli individuali e di squadra raccolti in questi anni, il portoghese ha l’innata dote di essere decisivo anche nelle serate lontane da quelle migliori. Dopo un primo tempo negativo, CR7 è cresciuto azione dopo azione, dribbling dopo dribbling, sino a far calare il gelo sullo stadio che lo ha fischiato per tutto l’incontro. Con quella di ieri sono 346 reti in 331 apparizioni con la maglia delle Merengues. La Roma, come tutte le altre squadre del mondo, uno così non ce l’ha.