Nonostante furono ben 5.000 i tifosi giallorossi che a Fiumicino lo accolsero al suo arrivo in Italia, l’opinione pubblica e gli allora nascenti media locali ne descrissero l’acquisto da parte della Roma con una certa diffidenza, delusi dal mancato raggiungimento di quello che era sembrato l’obbiettivo principale e sfumato da parte dei giallorossi, ovvero Zico, giunto poi all’Udinese due anni più tardi. Ma Paulo Roberto Falcao, oggi settantenne, portò tante vittorie sul campo, con giocate illuminanti, e visse con il suo pubblico un amore apparentemente sconfinato ed irripetibile, soppiantato nel tempo soltanto da quello per Francesco Totti, meritandosi gli appellativi di “Divino” e quello, piuttosto inflazionato per la verità, di “ottavo re di Roma”.
Falcão, allenatore in campo
Falcão nato ad Abelardo Luz il 16 ottobre del 1953 è stato un centrocampista universale, in grado di ricoprire qualsiasi posizione in mezzo al campo, e dotato di una classe sopraffina; una volta presa confidenza con i meccanismi già ben oliati del gioco di Liedholm, il brasiliano li esaltò, prendendo in mano le redini della squadra. Con tocchi intelligenti e giocate apparentemente semplici, pescava sempre i compagni liberi e si smarcava per riceverne i passaggi, intuendo in anticipo le mosse dell’avversario di turno e captando prima degli altri dove sarebbe finito il pallone. Non velocissimo di piede ma rapidissimo di “testa”. Pochi fronzoli ma tanta sostanza, sia pure sempre ammantata da un’eleganza ed una raffinatezza tipica del “calcio bailado”.
Con lui e grazie a lui, la Roma, che annoverava comunque tra le sue fila campioni del calibro di Conti, Di Bartolomei, Tancredi, Nela, Vierchowod, Pruzzo, Prohaska ed un giovane Ancelotti, cresce a livello di personalità e mentalità, facendo incetta di Coppa Italia, conquistando uno scudetto dopo 41 anni e quella finale di Coppa dei Campioni del 30 maggio 1984 che segnò di fatto una linea di confine, un prima e un dopo nel suo rapporto con i tifosi.
La finale “maledetta” e quel rigore…
La Roma giocò meglio del Liverpool, fortissimo e più a proprio agio a certi livelli, ed avrebbe meritato più dell’1-1 finale che neanche i supplementari riuscirono a schiodare. Falcão, non al meglio, scese in campo sotto l’effetto di un antidolorifico ed al momento di calciare i rigori si tirò indietro, adducendo problemi fisici che la critica e molti tifosi non riconobbero mai così gravi da giustificare quel rifiuto, marchiandolo nemmeno troppo velatamente di mancanza di coraggio.
La Roma perse con gli errori dal dischetto di Conti e Graziani e niente fu più come prima; la querelle per il rinnovo del contratto con il presidente Viola, ed un grave infortunio tagliarono poi definitivamente ed in malo modo il cordone ombelicale tra l’ormai ex idolo e un ambiente fin troppo repentino ad issare i propri beniamini sulle stelle più alte per poi sbatterli altrettanto velocemente nella polvere. L’ultima gara in maglia giallorossa la disputò contro il Napoli il 16 dicembre 1984, siglando anche la sua ultima rete “italiana”.
Falcão e Cristoforo Colombo
Oltre che in mezzo al rettangolo verde Falcao segnò un passaggio significativo ed innovativo per il nostro movimento calcistico, perché durante la trattativa che lo condusse a Roma nell’agosto del 1980 e poi nei successivi anni, emerse chiaramente il ruolo di Cristoforo Colombo, intermediario dal nome altisonante e suo agente personale. Era la prima volta che in Italia un procuratore assurgeva agli onori della cronaca, contribuendo a dare un taglio decisamente diverso al rapporto tra i calciatori e le società.
Reclamato dalla macchina pubblicitaria in forte espansione, venne ingaggiato per numerosi spot e gli vennero perfino dedicate delle canzoni, sia da tifosi che s’improvvisarono cantanti (tra i quali anche l’amico fraterno e giornalista “Pato”) sia da artisti di fama internazionale come Jorge Ben.
A livello di nazionale resta impressa in tutti i tifosi azzurri la sua rete con tanto di esultanza sfrenata, in occasione del pareggio (2-2) realizzato contro l’Italia al Sarrià di Barcellona, rete poi resa vana dalla tripletta di Paolo Rossi.
Da allenatore vince alcuni trofei in Brasile ma fallisce al timone della nazionale verdeoro. Il 20 settembre 2012 è stato tra i primi 11 giocatori ad essere inserito nella “Hall of Fame” ufficiale dell’AS Roma, mentre nel 2004 è stato incluso nella FIFA 100, una lista dei 125 più grandi giocatori viventi, selezionata da Pelé e dalla FIFA in occasione delle celebrazioni per il centenario della federazione.
Tutte le donne del “Divino”
Legatissimo alla madre, che lo segue anche a Roma, Falcao, specie nella sua esperienza capitolina, fu considerato un vero “tombeur de femme” e gli vennero attributi flirt o legami con donne dello spettacolo od appartenenti alla “dolce vita” romana; tra queste Serena Grandi ed Heather Parisi, mentre nell’autobiografia “La filosofia di Moana” la Pozzi, pornostar notissima alla fine degli anni 80, lo citò quale uno dei suoi “frequentatori”.
Dopo una lunga e triste querelle legale con Maria Flavia Frontoni, ne riconosce il figlio, Giuseppe, da lei avuto nel periodo della loro chiacchierata e mai del tutto chiarita relazione.