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Parabéns Portugal

Juventus - Cristiano Ronaldo trattativa

A distanza di dodici anni, finalmente ce l’ha fatta: il Portogallo è campione d’Europa. Se nel 2004 i lusitani persero l’Europeo casalingo contro la Grecia (allora) dei miracoli, ieri sera a Saint Denis è stata la Francia a perdere il torneo organizzato in casa propria e perso davanti a 80 mila spettatori, di cui poco più di diecimila portoghesi.

Non avrà vinto la squadra più forte di tutto l’Europeo, ma senza dubbio ha vinto il collettivo “più collettivo”. Ha vinto il Cuore portoghese contro una Francia ricchissima di qualità e di quantità, ma il calcio, a volte lo sport più ingiusto di tutti, ha premiato il coriaceo Portogallo del Ct Fernando Santos, capace di vincere una sola partita in tutta la manifestazione nei novanta minuti (la semifinale contro il Galles), vincendone due nei supplementari (contro la Croazia agli ottavi e la finale) ed una ai rigori (i quarti contro la Polonia). Oltre ad avere pareggiato tre partite su tre nel girone eliminatorio e venendo ripescato come una delle migliori terze.

Doveva essere il trionfo di Cristiano Ronaldo in campo, è stato il trionfo di CR7…dalla panchina: uscito al 25′ per un brutto fallo subito dieci minuti prima da Payet non punito da Clattenburg, il campione di Funchal ha stretto per qualche minuto i denti per poi arrendersi ed accasciarsi a terra, tra le lacrime. Nei supplementari è stato il “secondo” di Santos: incitava i compagni, dettava gli schemi e i movimenti, contestava le scelte dell’arbitro. Alla fine, dopo il triplice fischio, tutti i compagni si sono gettati addosso al loro capitano come dire “ti abbiamo regalato la Coppa”. E Nani, colui cui Ronaldo a terra legò al braccio la sua fascia di capitano, al momento della premiazione ha ceduto all’attaccante del Real Madrid l’onore di alzare al cielo di Saint Denis la prima “coppa Henri Delaunay” della storia portoghese. Come ha fatto il Barcellona a Berlino il 6 giugno 2015 con Xavi entrato in campo nell’ultimo quarto d’ora di gioco: onore ai grandi, quindi.

Per la prima volta in un Europeo, il Portogallo è riuscito a sconfiggere la Francia, visto che nei due precedenti, datati 1984 e 2000, i rossoverdi persero ai supplementari contro i transalpini.

E’ stata la vittoria di Rui Patricio, migliore in campo e autore di parate decisive, e di Pepe, uscito stremato dalla partita e capace nel contenere le incursioni di Griezmann, Payet e Giroud (anche se Gignac ha preso il palo con il numero 3 lusitano per terra al 91′); di José Fonte, un vero baluardo, e di Joao Mario, un centrocampista che in più occasioni ha fatto ammattire i francesi; di William Carvalho e di Raphael Guerreiro, autore di una punizione (inesistente) calciata magistralmente che è andata a sbattere all’incrocio dei pali; della giovane promessa Renato Sanches, di Adrien Silva e di Cedric, fino ai più famosi Nani e Quaresma al carneade Eder. E proprio l’attaccante nativo di Guinea Bissau (e portoghese da cinque anni) è stato la vera intuizione del Ct Santos: facendolo entrare al minuto 79 al posto di Renato Sanches, l’attaccante classe 1987 è diventato l’eroe di Saint Denis con un gran gol di destro dai 25 metri che non ha lasciato scampo a Hugo Lloris. Ci voleva un attaccante puro per far vincere al Portogallo finalmente il suo primo trofeo internazionale, visto che la Nazionale lusitana da più di venti anni non riesce ad esprimere un attaccante di peso e lo stesso Cristiano Ronaldo “nacque” come centrocampista esterno.

E la Francia? I transalpini hanno sprecato molte occasioni trovando davanti a loro un Rui Patricio in formato mundial ma hanno gettato alle ortiche la possibilità di vincere il terzo Europeo come Germania e Spagna. Dopo aver sconfitto Repubblica d’Irlanda, Islanda e Germania, i ragazzi di Deschamps si sono arresti solo al minuto 109 ad un bolide di un attaccante di 190 centimetri e possono recriminare per il palo colpito da Gignac da posizione ravvicinata nel primo minuto di recupero dei tempi regolamentari.

Tra i più vivi in casa blues senza dubbio Hugo Lloris, Moussa Sissoko ed Antoine Griezmann, mentre non sono stati pervenuti né Dimitri Payet né, soprattutto, Paul Pogba. E proprio il numero 15 della Francia è stato il più deludente di tutta la finale, la partita che poteva consacrarlo: abulico dal gioco, troppe “finezze” in campo fini a loro stesse e partita pessima per lui. Se per il Brasile si è parlato di Maracanazo e di Mineirazo, per i “cugini d’Oltralpe” si può parlare di SaintDenisazo.

C’è il rammarico nel vedere ancora una volta Griezmann perdere una finale: dopo quella di Champions League a Milano, ora anche quella di Parigi anche se il “piccolo diavolo” è il capocannoniere di questo Europeo ed il suo nome entrerà negli annali della manifestazione.

E’ il trionfo di Fernando Santos, allenatore poco appariscente ma capace di prendersi rischi di un certo calibro (far entrare un attaccante che aveva giocato mezzora in tutta la manifestazione che poi ha deciso la gara) ma dettati da un’intelligenza tattica senza eguali. Dopo un’infinità di panchine tra Portogallo e Grecia (tra cui quella della Nazionale prima di Claudio Ranieri), una grandissima rivincita per l'”ingegnere” arrivato sulla panchina del Portogallo due anni fa dopo la sconfitta contro l’Albania che avrebbe potuto estromettere gli iberici da questo Europeo. Uomo serio e per nulla mediatico, la vittoria di Saint Denis è la giusta ricompensa per un signore del 1954 che ha tra i suoi meriti quello di aver creato un gruppo vincente.

Ma la prima pagina di questo Europeo spetta tutta a lui, CR7. Già campione d’Europa con il Real Madrid, nessuno si aspettava che potesse alzare anche la “Delaunay” visto che la Seleção das Quinas è sì una squadra forte, ma non ha nulla a che vedere con la qualità delle squadre di club europee. Dopo un avvio shock con il rigore calciato sul palo contro l’Austria sullo 0 a 0 e con la sola doppietta contro l’Ungheria al terzo incontro del girone, Ronaldo si è preso sulle spalle il Portogallo e lo ha trascinato fino alla finale, segnando un gol mostruoso contro il Galles (si è alzato a 242 cm colpendo di testa e segnando) e ha seminato assist a iosa. Finale meritata per il più forte giocatore europeo. La sorte invece gli è stata beffarda perché se piangeva (ma di rabbia) il 4 luglio 2004 a Lisbona dopo l’amarissima sconfitta contro la Grecia, dodici anni dopo il campione di Funchal ha pianto prima per il dolore e per il fatto di non giocare i restanti sessantacinque minuti (più altri trenta) della partita e poi per la gioia di aver regalato al suo popolo un trofeo internazionale. Ma CR7 è riuscito a trasformare le lacrime in rabbia ed incitamento verso i compagni che hanno realizzato un qualcosa che giusto un mese fa era impensabile. In pochi hanno centrato nello stesso anno Champions ed Europeo (prima di lui Luis Suarez, Hans van Breukelen, Ronald Koeman, Berry van Aerle, Gerald Vanenburg, Wim Kieft, Nicolas Anelka e ora anche il compagno di squadra Pepe): lui c’è riuscito e ora diventata il candidato numero 1 a vincere il prossimo Pallone d’oro, vista la stagione deludente dell’eterno rivale Messi. Di coppe e premi individuali, la bacheca del giocatore portoghese e piena: ora è entrato nella leggenda del calcio mondiale. E vederlo incitare e “dare di matto” accanto a Santos lo ha reso un capitano vero. Ora per lui le meritate vacanze e poi dovrà iniziare la riabilitazione, visto che un primo responso medico ha stabilito che l’atleta di Funchal ha subito una lesione al collaterale del ginocchio sinistro.

Ora alla Seleção das Quinas spetterà l’onore, insieme alla Germania campione del Mondo in carica, di rappresentare la Uefa (e quindi l’Europa) alla prossima Confederations Cup, l’appuntamento che precede di un anno il Campionato del Mondo, trofeo mai vinto dal Portogallo e dove ha raggiunto come massimo il terzo posto in Inghilterra nel 1966.

Per il resto, onore al Portogallo vincitore del suo primo trofeo internazionale. Con buona pace dei vari Eusebio, Futre, Rui Costa e Figo.

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