Panchine che scottano, in Italia l’esonero è di casa

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In principio, ma anche dopo, Maurizio Zamparini. Con più di 50 esoneri, ormai non si contano più, il vulcanico presidente del Palermo è il simbolo più clamoroso della dura vita dell’allenatore italiano. “Davis Mangia sarà il nostro Wenger”, diceva Zamparini dopo la seconda di campionato qualche anno fa. Detto, fatto, dopo una manciata di pareggi e sconfitte Davis Mangia era già entrato nel folto gruppo di ex tecnici sedotti e fulminati da Zamparini. Wenger, per esempio: il tecnico francese guida l’Arsenal dal 1996, qualche alto, qualche basso, ma i Gunners lo tengono stretto e ne apprezzano le qualità di maestro di calcio e manager in grado di valorizzare soprattutto i giovani talenti. Per non parlare di Sir Alex Ferguson, un nome che letteralmente significa Manchester United. Ferguson arrivò ai Red Devils nel 1986 e vinse il primo titolo, la Coppa delle Coppe, nel ’92, eppure non è mai stato in bilico e ha chiuso solo quando ha voluto lui. Il top, quanto a longevità panchinara, è Guy Roux: alsaziano di nascita, iniziò a guidare l’Auxerre nel 1961 e non si schiodò fino al 2005. Se quarantaquattro anni sono perfino troppi e se Zamparini è l’isteria fatta a esonero, in Italia la musica è comunque molto diversa.

Dalle grandi che devono vincere per forza alle piccole che lottano per salvarsi, quello dell’allenatore è un lavoro sempre nell’occhio del ciclone. Domenica sera a San Siro va in scena Inter-Napoli, sfida dal sapore alquanto prestigioso: alla fine degli anni ’80 era il confronto tra Matthaus e Maradona, oggi invece è la resa dei conti tra Rafa Benitez e Walter Mazzarri. Un duello in cui si incrocia il passato, entrambi i tecnici hanno allenato l’altra squadra, ma soprattutto un duello fondamentale per il presente. Sia Benitez che Mazzarri, infatti, in 90 minuti si giocano la panchina. Lo spagnolo sembra aver invertito la tendenza negativa di inizio stagione, culminata nell’eliminazione dalla Champions League, ma a Napoli, diciamo così, non lo adorano. Dall’altra parte c’è un Mazzarri che contro il “suo” Napoli deve necessariamente fare risultato, dopo i 7 gol presi con Cagliari e Fiorentina: se l’Inter dovesse affondare ancora, le nubi sull’allenatore toscano diventerebbero fittissime, con pericolo di acquazzoni, tuoni e fulmini. Da parte sua, Zdenek Zeman sembrava sull’orlo dell’esonero prima del colpaccio in casa dell’Inter. Quattro gol, una bella vittoria e il boemo è tornato improvvisamente illuminato maestro di calcio: dove sta la verità? Lo dirà il prosieguo del torneo.

A Roma, invece, Pioli deve ancora finire di convincere Lotito e il pubblico biancoceleste, mentre Garcia è già saldissimo nel cuore dell’universo giallorosso. Non l’aveva facile Massimiliano Allegri, negli ultimi anni nemico pubblico della Juventus: ma i risultati, si sa, contano più di qualsiasi antipatia e per ora l’ex tecnico del Milan si sta guadagnando stima e rispetto dei tifosi bianconeri. Il vulcanico presidente della Sampdoria Ferrero sembra addirittura innamorato di Sinisa Mihaijlovic, così come Andrea Stramaccioni per ora è una piacevole sorpresa alla guida dell’Udinese. E poi c’è Pippo Inzaghi, vecchio cuore rossonero: per ora Super Pippo sembra tranquillo ma il caso di un altro grande cuore rossonero come Seedorf fa capire come nulla sia impossibile.