Il prefetto Tagliente ha rievocato con passione le linee essenziali dell’organizzazione del sistema di sicurezza delle Olimpiadi Invernali di Torino 2006, citando casi concreti di criticità, aneddoti ignoti all’opinione pubblica, fonti di potenziale grave crisi di sicurezza per le risorse messe in campo dallo Stato in quella occasione, risolte con minimo sforzo e massima efficacia.
Mancano ancora sette anni, ma le istituzioni chiamate ad organizzare i Giochi Olimpici Invernali di Milano-Cortina 2026, già si interrogano su quelle che potrebbero essere le criticità di un evento di tale portata.
Arrivare alle Olimpiadi invernali del 2026 togliendo il ‘rischio’ dalla parola sicurezza, perché tutte le criticità del caso sono state affrontate nella maniera migliore possibile. Questo lo spirito con il quale l’Associazione Consiglieri regionali – in collaborazione con l’Ufficio di Presidenza di Palazzo Pirelli e Aiccre – ha organizzato il forum ‘Criticità e punti di forza di un’Olimpiade invernale’ che, con il supporto e la collaborazione di Forum Security e Itstime, si è svolto al Pirellone alla presenza di un autorevole parterre di tecnici e politici.
Gli interventi, moderati dal presidente del Forum Security, Maria Grazia Santini, sono stati preceduti dai saluti del Presidente del Consiglio regionale della Lombardia, Alessandro Fermi e del Alessandro Patelli, segretario generale dell’Associazione consiglieri.
Un incontro che “segna l’inizio di un percorso”, ha sottolineato il Presidente del Consiglio regionale Alessandro Fermi, perché, “vogliamo cogliere la grande sfida rappresentata dalle Olimpiadi invernali del 2026, partendo dalle esperienze del recente passato: i giochi di Torino del 2006 e l’Expo di Milano del 2015”. Sotto il profilo della sicurezza, ha ricordato il numero uno del Pirellone, “partiamo da successi straordinari, cui siamo arrivati grazie a una forte collaborazione fra Enti pubblici e Forze dell’Ordine e grazie all’ottimo lavoro dell’intelligence italiana, che pure in anni difficili, soprattutto a causa del pericolo terrorismo, ha dato prova di grande efficienza e capacità nel saper prevenire e intervenire per tempo nei confronti di tutti i pericoli del caso. In Italia – ha proseguito – le grandi sfide le abbiamo sempre vinte. E pure questa volta sapremo farlo, anche mettendo a frutto un modello virtuoso in materia di sicurezza. La Regione Lombardia – ha concluso Fermi – sarà un partner affidabile e come in passato, farà la sua parte mettendo a disposizione di questo grande obiettivo tutte le sue capacità.
Al grande evento di Milano-Cortina, ha osservato il segretario generale dell’Associazione consiglieri Alessandro Patelli, “mancano ancora molti anni, ma un tema complesso come quello della gestione del rischio va affrontato per tempo e soprattutto non in una situazione di emergenza”.
Tra i modelli ai quali bisognerà ispirarsi nell’organizzazione della sicurezza dei Giochi del 2026, ci sono le Olimpiadi Invernali di Torino e soprattutto l’Esposizione Universale di Milano del 2015. “Expo è sicuramente uno dei nostri benchmark di riferimento, ma non solo perché il mondo è cambiato e con esso anche tutte le strategie per la sicurezza integrata – ha spiegato il vice sindaco di Milano Anna Scavuzzo –L’esperienza di Expo però ci dice che eventi che coinvolgono un territorio così vasto e hanno un tasso di attenzione molto alto, hanno bisogno di tavoli integrati e l’alleanza è lo strumento con il quale dobbiamo affrontare situazioni così complesse”.
Di “modello” da mettere in campo, ha parlato anche l’Assessore lombardo alla Sicurezza Riccardo De Corato, che ha ripercorso il grande lavoro portato avanti da Palazzo Lombardia proprio in occasione dell’Esposizione universale di quattro anni fa, nel corso della quale ci si è trovati a gestire “più di 20 milioni di visitatori in soli sei mesi”. Spesso, ha fatto notare l’esponente della Giunta Fontana, “i grandi appuntamenti sportivi danno vita ad interventi ‘spot’. Al contrario, noi vogliamo dare vita a un modello di sicurezza che possa durare anche oltre l’evento in questione”. De Corato è entrato nello specifico, anticipando alcuni aspetti della “strategia che vogliamo portare avanti da qui al 2026. Come ad esempio – ha informato – dotare gli agenti delle nostre Polizie locali di strumenti tecnologici sempre più avanzati, quali droni, telecamere biometriche, bodycam”. “Ancora non abbiamo quantificato una spesa per la gestione – ha aggiunto l’assessore De Corato – ma guardando i dati del passato e prendendo spunto da Expo 2015, la cifra non potrà essere inferiore ai 6-7 milioni di euro. Oltre a pensare alle risorse però, bisognerà lavorare al più presto nella valutazione dei rischi, studiare una strategia di pianificazione e creare una struttura organizzativa”
Un altro aspetto messo in luce, è la necessità di “creare nuclei di polizia locale ‘dedicati’, perché ci troveremo a dover gestire un flusso di persone significativo su un territorio molto vasto.
Il Vice-Sindaco di Cortina d’Ampezzo, Luigi Alverà ha detto che “Dobbiamo costruire un sistema di sicurezza che sia efficace, ma non ‘invasivo’, capace cioè di essere efficace ma al tempo stesso di non essere un disincentivo a partecipare ai tanti appuntamenti che saranno in calendario”.
Il convegno ha poi visto diverse relazioni affidate a tecnici della materia, dal Prefetto Francesco Tagliente, già Direttore dell’Ufficio Ordine Pubblico del Ministero dell’Interno durante i Giochi di Torni 2006, agli interventi del prof Marco Lombardi, direttore del dipartimento di Sociologia e del centro di ricerca Itstime dell’Università Cattolica di Milano; Andrea Zaccone, responsabile della Protezione Civile in Regione Lombardia; di Edoardo Cavalieri d’Oro, Vice-Dirigente del Comando dei vigili del Fuoco di Milano e di Fabrizio Fucili, Primo Dirigente della Polizia di Stato in servizio all’Ufficio Ordine Pubblico del Ministero dell’Interno.
Per Marco Lombardi, direttore del dipartimento di Sociologia e del centro di ricerca Itstime, Italian Team for Security, Terroristic Issues & Managing Emergencies, dell’Università Cattolica di Milano, è giusto “muoversi sulla linea degli eventi pregressi, sapendo però che i pericoli e le criticità non saranno mai gli stessi” e con la consapevolezza che “appuntamenti di questo tipo attirano il crimine”. All’interno della rete della sicurezza “serve una pluralità di competenze e di idee nuove. Ed è importante pianificare subito con chiarezza la rete di comando e controllo”. E anche i cittadini, ha aggiunto, “vanno coinvolti perché sono consapevoli della minaccia e vanno messi al centro della risposta”.
Maria Grazia Santini, presidente di Forum Security e coordinatrice del forum, ha sottolineato che “il dispositivo di sicurezza deve essere implementato, perché si tratta di un evento veramente importante” e deve trattarsi di un “dispositivo integrato a cui partecipino soggetti pubblici e privati. Richiediamo inoltre la migliore tecnologia possibile, perché nel crescendo di complessità questa è necessari”.
Il primo dirigente delle Polizia di Stato Fabrizio Fucili dell’Ufficio Ordine pubblico ha fatto un apprezzatissimo intervento sull’attuale sistema di sicurezza per la gestione degli eventi di particolare rilievo in Italia.
Il prefetto Francesco Tagliente rivendicando in modo simpatico una sorta di “immunità anagrafica” – che gli consentisse anche di andare ‘oltre le righe’ dell’aplomb istituzionale – ha rievocato con passione le linee essenziali dell’organizzazione del sistema di sicurezza delle Olimpiadi Invernali di Torino 2006, citando casi concreti di criticità, aneddoti ignoti all’opinione pubblica, fonti di potenziale grave crisi di sicurezza per le risorse messe in campo dallo Stato in quella occasione, risolte con minimo sforzo e massima efficacia.
Secondo il prefetto Tagliente, replicare la control room di Expo non basterà. “Bisogna pensare alto e guardare oltre. Non bastano le cabine di regia e la polizia locale”. Per Tagliente “eventi del genere sono talmente complessi che bisogna partire per tempo. E’ importante per ridurre le criticità che comunque ci saranno nella fase della gestione dell’evento”. A Torino i Giochi, ha ricordato, “si sono svolti su 37 siti olimpici dislocati in 7 comuni, 80 delegazioni protette provenienti da 90 Paesi, 10 milioni di presenze con 40.000 ospiti stranieri di cui 2.300 rappresentanti CIO, Comitati Olimpici Nazionali e Federazioni, 2.500 atleti e 2.500 tecnici ed accompagnatori, 9.400 giornalisti tra carta stampata e televisione. E ancora 127 dignitari esteri tra Capi di Stato, Sovrani, Primi Ministri, ministri ed Alti Dignitari.
Un evento che per la gestione delle misure organizzative e di sicurezza ha richiesto l’impegno di 18.000 volontari, 15.000 operatori di polizia e 1.740 unita del Comitato organizzatore Toroc.