Il 26 giugno 2018 è una data che rischia di rimanere per sempre nella storia del calcio italiano. Quel giorno di giugno la Roma ha ceduto Radja Nainggolan all’Inter in cambio di 23,5 milioni di Euro e dei cartellini di Davide Santon e Nicolò Zaniolo. E tutti i commentatori a sottolineare l’affare fatto dai nerazzurri e ad incolpare il ds giallorosso Monchi di badare solo al portafoglio. Alzi la mano chi, dopo 7 mesi, la pensa ancora così. Il cambio di prospettiva ha un nome e un cognome: Nicolò Zaniolo. Questa è la storia della nuova speranza del calcio tricolore.
Il 12 febbraio 2019, a 19 anni e 225 giorni, Zaniolo è diventato l’italiano più giovane ad aver mai realizzato una doppietta in Champions League. Nell’andata degli ottavi di finale contro il Porto ha superato per ben due volte Iker Casillas, leggenda del calcio mondiale che quando il trequartista italiano aveva due mesi e mezzo d’età esordiva nella manifestazione.
Un predestinato? Il Ct azzurro Mancini lo aveva capito prima degli altri. Il classe ’99, senza mai essere sceso in campo in Serie A, era stato infatti convocato proprio dal selezionatore per la doppia sfida di Nations League contro Polonia e Portogallo.
Da lì la crescita è stata graduale. La prima parte di campionato passata in panchina a respirare Serie A e a imparare dai veterani i trucchi del mestiere. Le prime presenze da subentrato, qualche minuto di qualità e poi la gioia, a 19 anni, di esordire da titolare in Champions contro il Real Madrid al Santiago Bernabeu.
Sembra passata un’eternità da quando Zaniolo trascinava alla finale dell’Europeo l’Italia Under 19 ed era solo un giovane di belle speranze destinato a farsi le ossa in prestito in qualche squadra di Serie B. D’altronde Nicolò ha sempre bruciato le tappe. Nato a Massa nel 1999, ha iniziato a far parlare di sé due anni di fa, quando la Fiorentina lo lasciò partire dopo averlo prelevato dalle giovanili del Genoa.
Le prime esperienze nel calcio professionistico arrivano con la maglia della Virtus Entella con cui il figlio d’arte (il padre Igor ha giocato in cadetteria con Cosenza, Ternana, Salernitana e Messina) esordisce in B a soli 17 anni collezionando sette presenze al termine della stagione. Sette buone prestazioni che convincono la Primavera dell’Inter di Stefano Vecchi a puntare su di lui.
Con la casacca nerazzurra Zaniolo completa il processo di maturazione. In 38 discese in campo metterà insieme ben 14 reti e 11 assist, numeri impressionanti per un trequartista. Le doti migliori? La capacità di inserimento e la lucidità negli ultimi metri che gli permette di servire deliziosi palloni ai compagni. Doti di cui sentiremo ancora parlare a cui ne va aggiunta una, quella che distingue i campioni dai buoni giocatori: la capacità di alzare il livello delle prestazioni quando sale la posta in gioco. Per conferme chiedere alla Juventus Primavera, battuta in semifinale scudetto da un suo gol, e ai pari-età della Fiorentina, sconfitti in finale per 2 a 0 con Zaniolo eletto migliore in campo.
Il resto è storia recente. L’esordio al Bernabeu, quello in A col Frosinone e i primi gol nella massima serie: il primo segnato al Sassuolo dopo un dribbling su Ferrari e un delizioso cucchiaio a Consigli. Gli altri due rifilati a Torino e Milan. Il più giovane a realizzare tre reti in maglia giallorossa dai tempi di Francesco Totti. Numeri che fanno già sognare i tifosi capitolini che sperano proprio nella sua crescita per confermare le previsioni di Unibet che danno la Roma tra le squadre che si giocheranno la qualificazione alla Champions fino all’ultima giornata. E come abbiamo visto, quando la contesa si fa più dura, Zaniolo alza il rendimento.
Rendimento già oggi di altissimo livello. Nato trequartista ma a suo agio anche nei ruoli di mezzala ed esterno offensivo, Zaniolo distribuisce 25,5 passaggi ogni 90 minuti in campo (2 gli assist decisivi in stagione) e con i quasi due dribbling di media a partita è uno dei migliori tra i pariruolo in Serie A. Della pericolosità offensiva abbiamo già parlato, ma quello che stupisce è la precisione: dei 29 tiri scagliati verso le porte avversarie, ben 16 sono finiti nello specchio.
Precisione, gran fisico, fiuto innato per l’assist. Doti che lo rendono simile a Kakà, l’idolo di gioventù di cui Zaniolo veste la maglia numero 22. Dalle parti di Roma il paragone è però obbligato: sono in molti a vedere nelle movenze del ragazzo di Massa la classe di Francesco Totti. Il tecnico Di Francesco ha già smorzato gli entusiasmi per non mettere troppa pressione a Nicolò ma ha trovato comunque una similitudine: “entrambi parlano poco in campo e vogliono spesso la palla tra i piedi”.