Franco Harris, autore della “Immaculate Reception”
Franco Harris è nato il 7 marzo 1950 a Fort Dix, nel New Jersey. Il padre, Cad Harris, afro-americano, ha servito l’esercito nella seconda guerra mondiale stazionando in Italia, dove ha conosciuto Gina Parenti, futura moglie e madre di Franco, che dunque vanta un po’ di sangue italiano.
Dopo il diploma alla Rancocas Valley Regional High School nel 1968, sceglie di giocare per i Penn State Nittany Lions. Nel suo primo anno gioca principalmente come fullback, bloccando per Lydell Mitchell, nominato All-Pro in quella stagione. Dalla stagione da Sophomore iniziano ad affidargli il pallone come running back, producendo in tre anni 2,350 yard e 25 touchdown complessivi, diventando il miglior marcatore della squadra nel 1970.
Con la tredicesima scelta nel draft del 1972 viene scelto dai Pittsburgh Steelers, dove giocherà 12 stagioni. Fin da subito è molto amato dalla comunità italo-americana di Pittsburgh, che si sono autonominati “Franco’s Italian Army” e indossavano il casco col suo numero, 32, in questo esercito figura anche Frank Sinatra. Nei suoi 12 anni con gli Steelers Harris vince 4 Superbowl (1974, 1975, 1978, 1979), è andato a 9 Pro-Bowl (dal ’72 al ’80), nel 1975 si aggiudica il titolo di MVP del Superbowl, diventando il primo afro-americano e italo-americano a vincere questo premio, correndo per 158 yard e un touchdown contro i Minnesota Vikings. Harris detiene il record di yard corse nei Superbowl con 354 in 101 corse, anche questo un record, mentre i suoi 4 touchdown arrivano secondi a pari merito nella storia della partita più importante che ci sia.
La sua tredicesima e ultima stagione l’ha giocata con i Seattle Seahawks, in seguito a un litigio con i proprietari degli Steelers, la famiglia Rooney, dovuto al mancato aumento dell’ingaggio che Harris aveva chiesto minacciando di fare holdout. Questa presa di posizione non ha pagato, provocando la perdita del posto in squadra. A Seattle gioca solo otto partite per poi ritirarsi, poco prima di raggiungere il record di yard allora appartenente a Jim Brown. In carriera Harris ha totalizzato 12,120 yard di corsa con 91 touchdown, piazzandosi, a suo tempo, al terzo posto all-time in entrambe le categorie, adesso invece si trova al dodicesimo posto per yard e decimo per touchdown, numeri che gli sono valsi l’ingresso nella Pro Football Hall of Fame nel 1990.
The Immaculate Reception
La giocata per cui Harris è ricordato, che ha dato vita a una statua presente all’aeroporto internazionale di Pittsburgh, è la “Immaculate Reception“. Nei Playoff del 1972 gli Steelers si trovano sotto 7-6 contro gli Oakland Raiders con 22 secondi rimasti sul cronometro. Terry Bradshaw lancia lungo verso il ricevitore John Fuqua, la palla viene deviata da Jack Tatum, noto come “The Assassin”, e sta per cadere a terra, ma all’ultimo arriva Franco Harris che la raccoglie a pochi centimetri da terra e corre in endzone per il touchdown decisivo. I Raiders chiamano il challenge, perché a suo tempo non era consentito a due ricevitori di toccare il pallone nella stessa azione, il replay però non ha permesso un controllo preciso, dunque il touchdown è stato convalidato e consolidato nella storia come una delle giocate più pazze mai viste in NFL.