NBA Ripartenza, arriva la svolta
Entro un mese si saprà il destino della stagione 2019/2020 della Nba. Secondo quanto riporta Espn, il commissioner della Association Adam Silver è convinto che tra fine maggio e metà giugno la lega sarà in grado di poter prendere la decisione sulla ripartenza o meno del campionato, e dopo l’ultima riunione (virtuale) con i proprietari Nba l’impressione è che si torni in campo, per riprendere — e completare — la stagione interrotta l’11 marzo. L’ottimismo che è emerso dopo l’ultimo board of governors è sostanzialmente dovuto dalla fiducia nella capacità della lega di minimizzare i rischi di un possibile ritorno, ritorno che non verrebbe messo in crisi neppure dall’insorgenza di una nuova positività tra gli atleti: ”Se fossimo convinti di dover di nuovo sospendere tutto per un singolo test positivo, allora non dovremmo neppure iniziare a tornare in campo”, avrebbe detto Silver. Confermate le indiscrezioni sulla volontà di appoggiarsi a un massimo di due location-”bolla” (favorite il Walt Disney World Resort di Orlando e Las Vegas) dove organizzare ”un ambiente stile campus universitario” in cui giocatori e staff vivrebbero con continuità durante il periodo necessario a terminare la stagione. Ad andare nella stessa, ottimistica direzione anche la notizia che entro l’inizio della prossima settimana 22 dei 30 centri di allenamento delle squadre Nba dovrebbero essere riaperti, mentre c’è ancora indecisione sul format da adottare al momento del ritorno in campo.
NBA ripartenza a un passo: si va verso il ritorno in campo
Tre, in questo caso, le opzioni più gettonate: coinvolgere tutte e 30 le squadre e completare la regular season; ideare un mini-torneo che permetta alle squadre in lizza di giocare ancora per meritarsi l’accesso ai playoff; passare direttamente allo svolgimento dei playoff (a 16 squadre) sulla base della classifica all’11 marzo. Secondo quanto trapelato, la decisione della lega di muoversi in questa direzione va in accordo con la volontà dei giocatori e della Nbpa (National Basketball Players Association), l’associazione che li rappresenta. Appurato che la grande maggioranza dei giocatori sia favorevole verso un ritorno in campo, i prossimi step che la lega intende prendere sono i seguenti: standardizzare la fase di test/tamponi per tutte le 30 squadre (al momento viene concessa a ogni franchigia di utilizzare test di natura diversi); studiare da vicino l’andamento del virus negli stati che da lunedì torneranno a permettere il ritorno in palestra ai giocatori; monitorare ogni sviluppo possibile nelle capacità di test; e soprattutto far tesoro di come altre leghe sportive nel resto del mondo — dalla Premier League inglese alla lega basket cinese — stanno gestendo l’eventuale presenza di atleti positivi tra le proprie fila. Perché se come dice Silver ”una positività non ci può fermare”, quante invece potrebbero farlo? È solo uno dei quesiti ancora sul tavolo, ma la Nba intanto sembra aver imboccato con decisione una direzione: ed è quella che porta al ritorno sui parquet.