Da Berlino a Milano, l’inesorabile discesa degli azzurri
Con l’amara eliminazione di ieri sera ad opera della Svezia, l’Italia riesce nell’ ‘impresa’ di non partecipare ad un Mondiale dopo ben 60 anni. Incapaci, un pò per sfortuna, un pò per impotenza, di segnare almeno un gol in 180 minuti ad un avversario di gran lunga inferiore, gli azzurri salutano in anticipo la rassegna iridata. La mancata qualificazione a Russia 2018 segna la fine di un ciclo, anche se a dire il vero questo ciclo è finito già da un pezzo ed il movimento calcistico italiano ha avuto la grossa colpa di non aver provveduto al rinnovamento. La partita di ieri, pur giocata in campo a senso unico e culminata con un risultato assolutamente bugiardo, è stata soltanto la punta di un iceberg ben radicato nel tempo.
Italia, la lenta caduta degli dei
Berlino, 9 luglio 2006. Mentre tutta Italia gioiva per il sucesso degli azzurri di Lippi al Mondiale tedesco, inconsapevolmente si stava avviando un processo di declino che ci avrebbe portato fino alle sconfitte odierne. Quella squadra era composta in parte da grandi campioni al culmine (se non addirittura al termine) della loro carriera, in parte da onesti ‘lavoratori del pallone’ che dalla stagione successiva sarebbero caduti nell’oblìo. Soltanto Buffon, De Rossi, Pirlo e Barzagli avrebbero poi composto l’ossatura della Nazionale anche negli anni a seguire, mentre i vari Totti, Del Piero, Gattuso, Inzaghi e Toni avrebbero mano a mano abbandonato in modo glorioso la maglia azzurra. Quella vittoria rappresentò un pò la scia finale e il compimento della splendida generazione di fenomeni degli anni ’90, di cui soltanto per questioni anagrafiche e scelte personali talenti come Maldini, Baggio o Vieri non riuscirono a farne parte.
Nazionale, dal 2006 nessun ricambio generazionale
Da quel momento cominciò una lunga e agonizzante discesa, sia a livello di risultati in campo che di difficoltà nel reperire calciatori italiani di ottimo livello. Se escludiamo la sfortunata eliminazione ai rigori contro la Spagna agli Europei del 2008 (la squadra titolare era composta quasi interamente da quella Campione del Mondo due anni prima) e la Finale raggiunta nel 2012 in Ucraina (quasi per caso, con ‘meteore’ come Balotelli e Cassano), la Nazionale ha fatto sempre figuracce ai successivi Mondiali. Nel 2010 l’Italia del Lippi-bis riuscì a farsi eliminare in un girone composto da Paraguay, Nuova Zelanda e Slovacchia, non riuscendo a vincere nemmeno una partita. Nel 2014 Prandelli tradì le aspettative di un’Italia vice-campione d’Europa in carica perdendo malamente contro Costa Rica ed Uruguay. Ieri in campo a San Siro c’erano molti di quella fallimentare spedizione brasiliana di tre anni fa, segno evidente che il ricambio generazionale è stato totalmente assente. Ora che tre pezzi di storia azzurra come Buffon, Barzagli e De Rossi (con l’incognita Chiellini) hanno lasciato, il futuro deve essere ricostruito da zero, visto che in una potenziale squadra titolare per il prossimo ciclo pochissimi calciatori figurano tra i titolari nelle proprie squadre di club.