Napoli, ma(s)Sarri?

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Maurizio Sarri

Sarri

Le prime due partite del Napoli non le ho viste, ero a rimpinzarmi di noia e Bratwurst in Germania; una volta ci sono andato vicino, a vedere Napoli-Sampdoria, ma poi Berlino ha risputato fuori, in una serata ancora tiepida e stranamente estiva, i segni della corruzione del tempo, dalle parti di Eisenacher, giacché avevo scelto questo bar sport che in realtà si è poi rivelato essere un semplice muro, con assolutamente niente, nemmeno una porta o una finestra che ammiccasse ad un qualche spiraglio sul tangibile e sulla pienezza.

Poi sono tornato, mio zio mi ha detto che: «Sarri nunn’ è buon, se ne deve andare, è peggio di Benítez», io mi sono schermito, comunque i giudizi popolari mi infastidiscono, e avrei voluto fargli leggere i miei pezzi sull’esile figura dello spagnolo, ma non è che sia molto tranquillo, in questo periodo, per cui davvero affannarmi non mi va, non ho alcuna verità da difendere, ma attendevo di vedere all’opera questa squadra per farmi un’idea generale di cosa andasse e cosa no, e quindi in sintesi io direi questo.

Fase difensiva. C’è un portiere: bene, miglioriamo. Un po’ dei soliti, grossi problemi, perché individuali e tecnici: Albiol che si fa mangiare lo spazio in accelerazione dall’attaccante manifesta una carenza palese, difficile da arginare: lo spagnolo è lento nei primi metri, non si può sempre rimediare tutto col senso della posizione. Inoltre, problema strutturale: con centrali lenti, anche se ben dotati in palleggio, la difesa alta è sempre un rischio, perché se sbagli il fuorigioco (e Maggio non è esattamente un giocatore intelligente da questo punto di vista) poi non riesci a correre dietro all’avversario. Purtroppo Giuntoli il mercato sudamericano non lo conosce (tipo: Alvarez Balanta), e nemmeno giocherà a Football Manager.

Altro problema: la gestione dello spazio da parte di Allan. Nel calcio, è altrettanto importante collocare i giocatori in una posizione loro congeniale e offrire punti di riferimento che questi possano ritenere familiari. Allan ha giocato fino ad ora in un centrocampo a cinque, prevalentemente, o al centro in un terzetto, comunque, sicché avrà pure caratteristiche ottime in interdizione (uno dei migliori per contrasti la scorsa stagione), ma non è abituato a coprire l’ampiezza in fase difensiva, per cui la fascia risulta indebolita e non offre la giusta protezione a Maggio (come visto oggi), scegliendo male i tempi di accorciamento e allargamento. E l’Empoli gioca col rombo, non esattamente sfruttando le fasce.

In fase di non possesso Valdifiori può tramutarsi in lusso se non è incisivo nel palleggio. Il modulo col terzetto a centrocampo permette una più naturale transizione difensiva a sette e poi a otto quando rientra il trequartista, ragion per cui teoricamente si dovrebbe essere più coperti dell’anno scorso. Qualche cosa si vede, le praterie fra centrocampo e difesa stanno diventando più sporadiche (i gol di oggi, almeno, sono venuti da un fuorigioco sbagliato e dalla mancanza di reazione di Albiol sul breve), ma Valdifiori, appunto, mi pare inadatto a pressare chi si inserisce nella sua zona, per mancanza innanzitutto di presenza fisica.

Insigne deve invece soltanto migliorare nella continuità con cui si presta alla fase passiva, ma l’inizio è più che positivo.

Fase offensiva: più problemi di quanto sembri. Anzitutto giocare a tre a centrocampo comporta la necessità di attaccare le fasce coi terzini, che devono sobbarcarsi un lavoro immenso, dovendo arrivare in sostanza sul fondo in attacco, o quantomeno arrestarsi ben dentro la trequarti. Il problema ora è che Sarri ha schierato Hysaj a sinistra, e lui da destro non è andato una volta sul fondo, mentre sul versante opposto Maggio non azzecca un cross da quella volta a Paestum nel partitazzo post-anguriale ferragostano in spiaggia. Lo sfruttamento dell’ampiezza, con questi interpreti, sarà sempre problematico, anche se il Napoli ha una rosa per poter sopperire con più razionalità al problema, schierando almeno un mancino naturale sempre a sinistra.

Valdifiori: è vero, è bello avere un regista, ma bisogna metterlo in condizione di esprimere il suo talento. Valdifiori l’anno scorso è stato magnificato da una macchina funzionante in cui i giocatori eseguivano movimenti imparati a memoria, e lui aveva precisi riferimenti a nobilitare la sua velocità di esecuzione e di pensiero – anche se per me, come regista, rimane un po’ limitato, pare giocare solo in verticale. In ogni caso, proprio perché tende a giocare spesso in verticale, come però, c’è da dire, gli chiederà Sarri, Valdifiori ha bisogno di più opzioni in linea continua per generare traiettorie utili, altrimenti se si propone solo il trequartista il suo potenziale diminuisce inesorabilmente (se si muove solo il trequartista incontro, per la difesa avversaria, va da sé, marcare è molto più semplice: un solo uomo, due se la seconda punta abbozza anch’essa il movimento). E io non sono sicuro che Higuaín abbia umiltà e vocazione a poter fare il lavoro sporco di punta che viene incontro a centrocampo, benché sia un centravanti atipico: ha sempre giocato come unico riferimento coi tre trequartisti dietro, ha pure sempre svariato molto, ma non lo ha mai fatto in un contesto in cui il suo compito sarebbe quello di fornire un’opzione sistematica per aggirare la linea di pressing del centrocampo con un solo passaggio in verticale. Bisogna quindi costruire un sistema di riferimento diverso attorno all’ex empolese – la differente interpretazione delle due punte, oggi, in moduli speculari, è stata evidente, con Maccarone e Pucciarelli che si abbassavano e allargavano tantissimo per lasciare spazio agli inserimenti di Saponara, mentre nel Napoli le punte, pur muovendosi in modo sufficiente, tendevano ad attaccare subito l’area dopo aver scambiato coi compagni, non proponendosi sistematicamente per il passaggio –, fermo restando che copiare l’Empoli 2014/15 non avrebbe senso, dal momento che Higuaín è ben altro realizzatore rispetto a Maccarone (ok, salvo i gol sbagliati nelle finali ecc.).

In ultimo: Hamšik. Non basta farlo giocare mezzala, c’è il problema già detto dei riferimenti. Il capitano ha fatto le sue fortune giocando in un sistema in cui era la seconda opzione realizzativa, libero di correre in avanti senza compiti di costruzione, e avendo la fascia in genere occupata o dall’esterno o da Lavezzi, nei primi tempi, che svariava molto, ma spesso si posizionava proprio largo a sinistra. Nel terzetto di Sarri, però, i compiti di Hamšik sono differenti: appunto partecipa molto di più alla costruzione del gioco dal basso, e oggi per via della mancanza di un terzino capace di occupare la fascia si è pure dovuto allargare molto più di quanto non facesse un tempo. Dei vecchi compiti gli rimane solo il non dover giocare spesso spalle alla porta, il che chiaramente lo facilita: d’altra parte oggi ha sbagliato rifiniture abbastanza semplici in momenti decisivi, segno che qualche pecca costituzionale in fase di costruzione ce l’ha.

Per il resto le punte sono forti, se si riuscisse solo ad arginare la frustrazione di qualcuna di loro per non poter essere titolari fissi…

Possibili soluzioni: Per sopperire alla mancanza di ampiezza e ai deficit nei terzini, la soluzione naturale sarebbe passare al 4-3-3, in cui Callejón e Mertens potrebbero esaltarsi, anche se questo significherebbe rinunciare all’ottimo Insigne trequartista di queste uscite. A centrocampo ci vorrebbero mezzali più dinamiche, o almeno dei ricambi, dal momento che dopo i titolari c’è un vuoto da questo punto di vista. In difesa ci vorrebbe maggiore velocità al centro, ma al momento il problema sembra irrisolvibile a mercato chiuso. Per Valdifiori ci vorrà tempo, e non è detto sarà un successo.