Mourinho: “Il gruppo del Triplete era di altissimo livello. Vi racconto la chiamata della Roma”

Il tecnico si confessa all'emittente satellitare

LA CONCENTRAZIONE DI JOSE MOURINHO ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

Intervistato su Sky Sport nella seconda parte dell’intervista di Federico Buffa, Josè Mourinho è tornato a parlare del Triplete dei nerazzurri ma anche del suo arrivo alla Roma.

Mourinho :”Quando guardo la Curva Sud mi emoziono ancora”

Queste le parole del tecnico giallorosso: “Quei ragazzi erano straordinari, un gruppo di altissimo livello. Ovviamente, quando vinci un Triplete è una cosa storica, fantastica, possibile solo grazie a questo senso di gruppo. Io dico sempre che non ho mai visto una panchina così dal punto di vista umano. Un gigante, gigante nel senso della sua carriera, come Toldo, stava in panchina. Ivan Cordoba stava in panchina, il campione del mondo Materazzi stava in panchina. Dejan Stankovic tante volte stava in panchina. Questa gente, bisogna essere veramente gente di squadra per avere questa empatia collettiva”.

Come ha vissuto l’addio all’Inter e il passaggio al Real Madrid? “Sono sempre molto onesto con gli altri e con me stesso. Potevo andare al Real Madrid dopo la prima stagione all’Inter, però avevo firmato per restare più di un anno. Avevo un rapporto incredibile non solo con il presidente, ma anche con la moglie e i suoi figli. Sono andato a casa di Moratti al termine della prima stagione e siamo arrivati alla conclusione che sarei rimasto un anno in più. Non era la vittoria o la sconfitta nella finale di Champions League che avrebbe deciso la mia vita, già lo sapevo cosa avrei fatto e volevo andare al Real Madrid. L’opportunità è arrivata per la seconda volta e ho voluto andare via, era un momento della mia carriera dove mi sono detto che avrei dovuto farlo per forza. È il club più grande al mondo, non c’è storia, ma avevo quella cosa di prendermi lo Scudetto della Serie A. Al di là di vincere o non vincere la Champions League, c’era un lavoro di base che sarebbe andato a un altro allenatore, tutto era perfetto. Sarebbe stato più comodo per me restare all’Inter anziché andare in competizione con il Barcellona, avrei vinto un altro Scudetto facile, saremmo andati a prendere la medaglia di campioni del Mondo per club, ma per me non avrebbe avuto significato. I giocatori intelligentissimi sapevano già cosa avrei deciso, dopo la finale di Champions League non sono tornato a Milano perché avevo paura che le emozioni avrebbero potuto cambiare e non sarei più andato al Real Madrid. Ho rifiutato di firmare il contratto con il Real Madrid prima della finale contro il Bayern Monaco, però ho avuto paura di tornare a Milano per le emozioni”.

Come mai ha scelto di andare a Roma? “La Roma è arrivata con un discorso che mi è piaciuto, ed è stata la proprietà che mi ha fatto venire. Dopo, quando sono arrivato e ho imparato a conoscere il romanismo, ho imparato a conoscere tutti i loro dubbi, ho imparato a conoscere tutte le loro frustrazioni e ho cercato di entrarci dentro. Mi piace il romanismo. Mi piace il romanista puro, mi piace il romanista della strada. Quando sono in panchina e guardo alla destra all’Olimpico mi emoziono ancora”.